.
Un tempo quando capivo poco di tutto e molto di niente un po’ di creatività faceva spuntare di tanto in tanto alla coscienza un verso , la trama di un piccolo racconto, ecc.
Come agli inizi di una primavera sbocciava qua e là qualcosa.
E la penna o le dita sulla tastiera raccoglievano quei poveri versi o arricchivano di contenuto una trama , una storia.
Poi quella briciola di creatività è cominciata a diventare ben altro.
Ha progressivamente smesso di produrre versi e racconti e ha cominciato a trasformarsi in insight .
Ha cominciato ad arricchire la coscienza di significati, mutandola.
Dopo molto tempo ho capito della importanza della funzione intuizione nella interpretazione dei sogni e come la creatività fosse una valvola di sfogo dei contenuti inespressi (ed allora inesprimibili) dell’inconscio.
Questa raccolta , che affianca ora nel sito la lunghissima raccolta delle intuizioni di psicoanalisi , è di quest’ultima la radice e la compagna.
10/8/95 Come. Come radice d’ulivo, come serpe ferita come tralcio di vite, come intreccio di rovi. M’agita la fredda rabbia dell’impotenza, del dolore civile. L’ingiusto rito della prepotenza ha il sapore dei rovi.
.
|
24/10/95 Reale? Tutto appare e tutto si nasconde. Nulla è come sembra.
Uomini Come cani legati a corta fredda catena. Tenuti da corti bastoni allo sbavante rispetto. Per mesi e giorni aspettano di potere sul crudo pezzo di carne, indifeso, sfuriare ferocia cieca |
25/2/97 Torrente di montagna . S’intaglia il sasso sotto la sferza e cede sotto l’offesa dell’acqua. Torce la sua dura anima e piangerebbe se potesse.
Attraversare. Attraverso una periferia come fosse paese di mare. Il bianco cotto dal sole, il verde sfiancato dal caldo, l’erba polverosa. Si sente perfino l’odore del salso. Ma sì, il desiderio talvolta s’incarna. 10/3/01 Qualche irragionevole gioia qualche volta mi trapassa senza che se ne conosca la ragione.
Hai di gelsomini e bungavillee Hai di gelsomini e bungavillee ricolma tè stessa. Hai tenerezze che ti hanno insegnato a negare. Hai dolcezze che io so e tu non sai. Alle quali mi piacerebbe abbeverarmi orgoglioso animale fiero della sua rozzezza.
Questo disegno Questo disegno che come cenere si scompiglia e come per magia s’aduna. Questo disegno che ci comprende e non comprendiamo. Questo disegno, grande, scritto da mano ignota che follemente disprezziamo. Questo disegno che siamo e non siamo. Questo disegno che possiamo essere.
Gli stessi mezzi. Gli stessi mezzi che ci hanno ferito feriranno. Gli stessi mezzi che dimostrano il falso dimostrano il vero.
|
4/2/98 Da una musica, Da una musica, tra quattro note, s’intravede lampo di vita diversa. Che puttana la musica. Ha lunghe dita e tocca inaccessibili tasti. E per un attimo ti illudi di essere nel mondo.
16/9/98 L’onda s’avventa, L’onda s’avventa, rabbiosa, sulla terra per sfuggire al suo destino d’acque. Che implacabile a sé l’attira. Non voglio essere più vecchia zitella legata ai suoi oggetti kitch. Ma solo un po’ triste, un po’ serio, un po’ felice, un po’ matto. Non voglio più essere piccola parte del nulla ma piccola parte del tutto.
Singhiozzo d’estate. Parte un treno da una stazione del sud. Bungavillee e siepi, odore di mare silenzio d’estate, perduto corso d’aria sottile, di lingua conosciuta. Singhiozzo d’estate tutto sarà dopo diverso.
S’alza la luna S’alza la luna ora crea teneri fili di nubi. S’apre la notte alla luce tra incantate ombre. Passano l’ore. Ed a oriente appare come fuoco d’arpa bagliore. Di nuova vita.
|
Serenità. Serenità, come gocce di rugiada sulle minute foglie, all’ombra di grandi alberi, nell’intrico del folto.
Nel periodare ritmico. Nel periodare ritmico del dolore torna incompreso un istante. S’arruffa un pensiero impellente. Dispiega e s’involve senza spiegare. La vita non è matematica, né equazione né schema. E tra compreso ed incompreso il conto non torna. E questa distanza forse è cascata, motore di vita.
|
Ritorna ogni ora. Ritorna ogn’ora nella solitudine del meriggio un fantasma. Ritorna un senso che non comprendo al quale non so dare parole. All’alba sgorga la paura. Di cose che non conosco e che pur bramo sapere.
Titillano nell'aria. Titillano nell’aria come campanelli cristalli di neve. Suono vibrante che si posa sulle cose plasmando unico silenzio. Come manto celeste soffonde pace. Potere della natura ! Come freddi ghiacci possano, senza saperlo, donare calore.
|
Totale assenza . Totale assenza provoca nell’animo mio pena discreta. Rovine fumanti sull’aere perso, ritrovo d’amanti. Romba sul momento fuggente crepitio di pensieri. Ritorna ogni volta l’immagine antica.
Passa sull'aedo. Passa sull’aedo nudo cavaliere errante. Porta con sé, tra ferri e briglie, solitudine d’amore. Ha visto valli d’erba verde e fontane d’acque. E nulla ha saziato la sua sete.
Periodare. Periodare solitario di poesia. Ritrovo di versi, di fatue parole. Girandole d’avverbi. Cosa esprimi?.
Come cane. Come cane fradicio di pioggia che cerca ovile amico.
|
S.Pietro in Ferentillo. Vento lontano del ricordo porta di antiche mura. Porte d’archi, di luci e d’ombre. Di silenzi e clamori. Valle solitaria d’incantata foresta. E nello slargo opera d’ingegno. Luogo d’asceta, pietra di sapienza. Fonte d’uomo nel verde. Selvaggio. Brano di sasso di silenzio rappreso. Scioglie la gioia il vederlo. Affranca il sentire la pietra fresca. Valle di lupi, solitario splendido fiore.
Sonno. Sonno, come pietra nel solco.
|
Compagno. Compagno, ne abbiamo fatta di strada. Insieme. Compagna, come mi piace chiamarti così. Compagno di strada, di vita, di sofferenza, di gioia. Compagno, abbiamo ancora molte cose da dire. E da urlare per essere ascoltati. Politica è anche poesia, e scienza pure. E’ fede che brucia, compagno.
31/12/84 Il signore del tempo. Il signore del tempo snocciola grani della sua collana. Con noncuranza lascia cadere infine la collana consunta. E tosto affonda la mano nel cesto ombroso a cogliere grani nuovi di nuova collana, ove tutto è ancora senza nome.
|
Vorrei. Vorrei, come sterpo, essere lasciato solo nel bosco. A sentire il vento parlare tra le foglie. E nella notte vedere, tra i rami, le stelle. Ed in autunno le foglie ricoprirmi e poi la neve. Svegliarmi a primavera d’erba nuova a solleticarmi la schiena. Gli occhi pieni di rugiada e non più di lacrime.
Porgi le labbra. Porgi le labbra come farfalle, lievi, al mio sospiro di desiderio.
|
Erano le stelle. Erano le stelle come tappeto di fiori. Erano fiocchi di luce, Tremolarono come a spegnersi una notte. Occhi atterriti girarono verso l’alto e scoprirono il cielo.
Difficile. Difficile stagione è il vivere nostro. Intriso, come canneto, d’uccelli.
Prato della valle. Sfilano archi oscuri e passi pensosi. Velo di nebbia nega le stelle. S’apre ora gran spazio. Prato senz’erba ellisse d’abbandono. Silenziosa pietra d’acque vigilanti occhi muti. Come solitari passanti v’incontro sul percorso. Dita puntate, antiche vesti. S’intreccia dialogo muto tra trasparenze incerte. L’acqua come lago di pece. Trasuda vapori ed ignoto appare il confine. Nel silenzio ovattato s’ode rumore di fontana.
|
Poesia. Poesia è strumento strumento d’uomo. Travagliato esprimo in note traverse interiori lotte. Poesia è strumento d’uomo. Non mito. Non poesia. Essa è braccio di cuore inquieto. E’ freccia d’arco teso e vibrante. E’ spazio dove scrivo. E’, infine, poesia. Trama di parole dove la carne si inscrive.
|
Gennaio. Gennaio fece delle ultime foglie strage. Spezzò rami di gelo. Spazzò strade bianche. Verrà primavera ? Giunse con nuvole come enormi tende. Negò il sole. Verrà mai primavera ?. L’attesa spezza scandita dal ticchettio dei giorni. No, non negano nuvole il sole. Continuamente gridano la fine della speranza.
Specie d’uomo. Compagno, non ti conosco. Eppure sai cose ch’io pure so. C’accomuna ricordo di cose vissute insieme in posti diversi. Certo lo stesso abbiamo provato. Certo stessa amarezza. Certo stesse lotte. Compagno, di terribile pasta d’uomo, di donna siamo fatti. Che il sudore la sofferenza impregna. Compagno, se Dio esiste, è questa specie d’uomo che deve fronteggiare. Che non china mai la testa se non davanti ai propri morti. Di cui perfino il saluto è segno di lotta. Compagno, destino nostro è lottare per guadagnare sulla terra, non caduco paradiso, ma vita d’uomini.
|
Hai occhi. Hai occhi che promettono dolcezze che io non ho mai conosciute. Hai fatto poco. Solo accettarmi per quello che sono. Poco forse per te. Non sai quanto per me importante.
Resta . Resta nel brano d’erba vibrare di cicala. Segno di sole richiamo di solitudo.
E' un paese. E’ un paese secco questo. Senza tempeste d’acque che si scontrano col vento. Senza mareggiate che s’impennano sugli scogli. E’ un paese questo, arido. E pur fradicio d’acqua. Scroscia nell’ampio vasto poesia d’acqua Lume d’acque s’accende d’opalescente chiarore Incognito è l’essere ed a ciò egli aspira.
|
8/4/94 Parte. Parte un’altra volta il silenzioso treno della malinconia. Ha sedili di legno, carte sporche per terra. In fondo un uomo solo, fissa nel vuoto, il tunnel della sua vita.
2/4/93 Ricerco. Ricerco ancora tra sterpi e sassi, aridi di sole, la vecchia vena sorgiva.
Come lembi. Come lembi strappati dal vento, penduli sugli sterpi siamo. Abbandonati all’aria a rinsecchire i troppi umori che, incautamente, abbiamo coltivato.
|
7/7/94 Posso sperare. Posso sperare ancora di avere nel profondo radici ? Non sempre sento voce d’anima intensa. Non sempre colgo scintilla. Eppure so d’avere ancora qualcosa da dire.
17/11/93 Noi siamo. Noi siamo e non siamo. Come onda lieve trasporta vago suono. Come solitario corno risuona acuto rombo. Non s’ode d’inquieto sospiro che un raro tremore. Non s’ode più che lugubre silenzio. Noi siamo ?. Vago è ormai l’ascolto. Solitario viaggiatore percorre lido d’arido lume. Noi siamo e non siamo. Ma qualcosa purtuttavia resta come traccia chiara., vago lucore, tremolante stella. Incerto risultato.
|
13/2/95 Alla madre. Se non hai proprio nulla da darmi, dammi almeno uno schiaffo. Che possa così capire di non essere orfano.
La memoria. Non sappiamo se la memoria sia scherzo dell’essere. Che dà e toglie a capriccio suo. Da essa tutto discende, essa è il luogo. Là ciò che ami (ed in quanto l’ami) temi possa esserti tolto. Ed allora nascondi in profondi recessi ogni amore. Che nessuno sappia e possa perciò strappare.
Roma 28/3/95 Sogno. Dello stesso sogno è passato l’ultimo sospiro. Par rimanere d’esso un senso ch’attraversa l’aria fumosa come falce. Ma è ricerca senza senso alcuno. Eppur regge, è vero, l’esistere per il solo suo essere.
|
10/4/95 91 anni. Rantola gli ultimi istanti della sua lunghissima vita. L’al di qua e l’al di là si contendono in lei le ultime transazioni. Tutto si svolge senza che essa nulla sappia del suo divenire.
18/4/95 Poesia. Poesia sono parole che l’emozione detta. Parole senza senso per me che scrivo. Simboli di un significato che vibra, solo, (misterioso è il sentire) per chi possiede uguali corde.
Tramonto. Nell’ora in cui l’orizzonte sembra più lontano. Nell’ora in cui pare di poterlo toccare, avendolo già fatto il sole. Nell’ora in cui scopri che non è possibile.
|
23/4/95 Bosco urbano. Macula di solitario verde, tra clangori d’acciaio. Estenuate pietre assediate da erbe e poderosi legni. Isola di irreali silenzi, d’insospettati sentire. Vibrano, nell’antico giardino, tenui, profonde corde. L’antico verde risuona dei gravi passi del tempo. Ed hanno, dei nostri, miserabile disprezzo. E’, nel solitario intreccio, solitudine. Vibra nell’intricato sentore vitalità potente che trascende e spaventa l’isolato viandante.
Roma 28/4/95 Piccole donne filippine. E’ la disperazione di alcuni senza volto né voce. E’ senza voce il dolore del povero, che nessuno ascolta per quanto alto sia il suo grido. Strazio più atroce non potevano creare. In orribili gabbie, senza sbarre né muri, imprigioniamo scarti di lavorazione. Dove, per orrida magia, non diamo suono al loro pur fortissimo grido.
|
Roma 28/4/95 Colle. D’antiche pietre merlate corona, colle solio di svettanti cipressi. E’ visione improvvisa, improvviso languore. Erto di tenerissima dolcezza. Come può artefatto di pietra e di verde tanto colpire? Coglie, esso solo, corda profonda, violento bisogno. Di pace.
Tuscolano. Tra grigi, enormi, mostri di pietra vive brulicante umanità. Appare tutto di uguale inerte spessore., pietre e vite. D’innumerevoli sgomenta è l’esistenza.
|
Roma 3/5/95 Linea grigia. Come una linea grigia attraverso l’esister mio. Profilo d’ombra nella notte perduto. Muto richiamo.
26/5/95 Volare. Se il piccione ragionasse non si lancerebbe nel vuoto fidando solo sulle sue forze. L’uomo non vola con le sue ali perché ha coscienza della morte.
28/5/95 Scorcio. Riviera d’erbe e pioppi. Semplice squarcio di innominata bellezza. Per questo distruggiamo. Perché non sappiamo tanta stupefatta bellezza creare.
Domenica. Oggi non metto la dentiera. In fondo è domenica anche per le gengive.
14/7/95 Risacca. Al limite tra l’ignoto ed il noto risaccano oggetti precariamente aggrappati all’esistente. Precariamente pronti a scomparire. Precariamente viventi al limite tra luce ed ombra.
Vita. La vita vera guizza dentro quella donna in nero. Spettacolo insieme grandioso e tremendo.
L’onda. Percorre il mare l’onda, gonfia rabbiosa d’aria. Si spegne, esausta, sull’indifferente costa.
Sentiero a mare. Contorto sentiero trafitto a tratti dall’odore bruciante dei gelsomini. Nella gran luce t’assale, improvviso, il grandazzurro del mare. Dobbiamo dirlo. Non siamo all’altezza della natura che pure ci ha fatto.
|
7/6/95 Scegli. Scegli di amare me, sguardo sfuggente, colto passando. Scegli di amare me. Non l’uomo ma il rannicchiato bambino. Scegli di amare quel grumo d’essere che ricorda il dolore.
18/6/95 Paese. Questo paese è piatto come mare in bonaccia. Senza sale né vento. Non ha spruzzi di salso, che danno sapore alla pelle. Non ha sbuffi feroci di vento, che danno grido al cuore. Senza sale né vento. Paese piatto, che rende come deserto il viverci dentro.
4/8/95 Sul passato. Sul passato è meglio la dimenticanza. E non capisco quelli che ricordano tutto. Pietoso sudario è meglio su tante ore amare, su tanti fiori non colti, su tante vite non avute, su tanti mondi mai visti.
10/8/95 Come. Come radice d’ulivo, come serpe ferita come tralcio di vite, come intreccio di rovi. M’agita fredda rabbia dell’impotenza, del dolore civile. L’ingiusto rito della prepotenza ha il sapore dei rovi.
3/10/95 Foglia. Lasciatemi come foglia morta sul liminare del bosco. Che possa nell’assolato silenzio ascoltare il suo fragoroso mormorio.
7/10/95 Si , sono belle. Si, sono belle queste colline che chiudono il cielo. Ma di altri orizzonti avrei voglia. E non ne vedo ora attorno a me.
|
28/10/95 Come sterpo. Come sterpo, come sasso abbandonato al bordo della via attende caritatevole mano che raccolga.
|
4/11/95 Un luogo. Un luogo dove non sei in lotta con nessuno, non sei pesato come carne. Un luogo dove si accetta l’essere com’è. Un luogo dove il riposo è lieve.
18/11/95 Pianto. Non esistono per il pianto del mondo lacrime abbastanza.
|
23/2/96 Certe volte. Certe volte siamo esposti a venti che scoprono abissi di solitudine. Certe volte i venti squassano come il fulmine i tronchi. Non conosciamo, noi, tracce profonde. Sappiamo, forse ? Il vento e la casa hanno tra loro corrispondenza. Leggiamo il vento per leggere nei nostri cuori spaccati.
Che silenzio sarebbe. Che silenzio sarebbe il quotidiano errare se non squarciasse, talvolta, il lampo il desolato ire. S’apre allora ferita antica, parola intensa. Un nodo, un grumo.
E' così rara. E’ così rara la corrispondenza. E qualche volta perdiamo così rara materia. Non è il vento a portarci ma le vele.
Che bufera. Che bufera sul mare! L’onda squarciata infrange l’aria cupa di vento. Come piagato attraverso spiazzo esposto. Mi cede il cuore per straziata amarezza. Capisco, si, ch’essa intera mi tocca.
|
7/3/96 Non speriamo. Non speriamo che altri ci dica. Non più ormai. Da soli cerchiamo brandelli di cose. Strappate ormai a morsi da indistinto occulto.
17/4/96 Non posso più sentire . Non posso più sentire il fragoroso clangore di inutile prosa. Ascolto come lontano senza sapere il mio luogo. Sperimento è non esistere in nessun luogo di sé.
3/6/96 Son tornato. Son tornato nel vento come a casa mia. Son tornato nel vento e nel naspo di salso. Mancava solo l’onda che esplode in infinite perle.
Potevo. Potevo innamorarmi di te volendo. Per quel tuo sguardo lieve. Potevo innamorarmi di te. Volendo. Potendo.
Reggio Calabria. Dove la disgrazia è più disgrazia se capita qui.
|
7/7/96 Donna in nero. Com’è profondo il tuo essere triste. Mi dai un ricordo antico ed oscuro, carni bianche e vesti nere.
4/11/96 Mare Trafitto all’improvviso da uno squarcio di mare.
|
18/2/97 Leggo. Leggo le parole del poeta spezzate come rami, stillanti linfa. Zoppica la frase ad ogni ingorgo. Più e più esprime il seno suo. Nemmeno un libro potrebbe dire tanto.
25/2/97 S'intaglia il sasso. S’intaglia il sasso sotto la sferza e cede sotto l’offesa dell’acqua. Torce la sua dura anima e piangerebbe se potesse.
|
28/2/97 S'avventa. S’avventa furia rabbiosa contro la grande pietra d’arte. Sotto la sferza rabbrividisce l’erba rasata. S’avventa rabbioso contro il muro antico tentando di spianare l’impudente freno. L’urlo rabbioso dice della sua impotenza.
21/4/97 Leggero. Leggero mi fù un tempo l’aria del respiro. Fù solo per un attimo. Bastò per rendermi, ora, infelice.
Aria. E finalmente si mosse l’aria. Dopo un intero giorno che pareva morto.
|
6/7/97 Certe volte. Certe volte è come affacciarsi di colpo su una grande piazza. E respirarne l’aria nuova.
Vorrei. Vorrei cose impossibili ad aversi. Cose delle quali non so nemmeno il nome. E’ un desiderio cieco che mi prende. Cieco che non vede il suo oggetto.
Attraverso una periferia. Attraverso una periferia come fosse paese di mare. Il bianco cotto dal sole, il verde sfiancato da caldo, l’erba polverosa. Si sente perfino l’odore del salso. Ma sì, il desiderio talvolta s’incarna.
|
4/2/98 Da una musica. Da una musica, tra quattro note, s’intravede lampo di vita diversa. Che puttana la musica. Ha lunghe dita e tocca inaccessibili tasti. E per un attimo ti illudi che essere nel mondo.
21/2/98 Se non fosse. Se non fosse per i cani che silenzio sarebbe la notte. Deserto d’anime landa senza confine. Irreale appare il tempo e per la prima volta nel giorno s’acquieta la tempesta.
|
16/9/98 L'onda. L’onda s’avventa, rabbiosa, sulla terra per sfuggire al suo destino d’acque. Che implacabile a sé l’attira.
Al vento. Al vento d’autunno tremano, come brivido, le foglie. Già presentendo l’inverno.
|
2/2/99 Fù percorso. Fù percorso da un brivido improvviso dispiegò le ali e s’accorse di potere volare.
23/5/99 Un lievissimo bacio. Un lievissimo bacio come farfalla apprendo dalle tue labbra. Sapessi quanto atteso.
Un solco. Un solco di dolore mi attraversa.
E' mite. E’ mite la serata sotto un cielo antico di cui conosco le coordinate. Pare che una nuova stella sia apparsa tra la luna e Sirio. Mi attraversa la sua luce in un modo che non so definire. Ed il suo nome non voglio, ancora, pronunciare.
|
29/5/99 Sento tra le dita. Sento tra le dita il tuo profumo e mi uccide non saperti qui. Sappi della mia paura, e di quanto non mi senta sicuro. Sento tra le dita il tuo profumo e resto aggrappato al tuo ultimo bacio. Sento tra le dita il tuo profumo e mi sento meno solo.
|
23/4/2000 I miei ricordi. I miei ricordi sono un arcipelago di dolore. Ogni istante una ferita. Percorro questo mare soffrendo. Ogni approdo è diverso dolore. Vorrei essere altrove.
7/5/2000 C'è qualcosa. C’è qualcosa tra noi che va al di la’ della ragione. C’è qualcosa tra noi che va al di la’ delle ragioni del cuore. C’è qualcosa tra noi che confina con l’immenso.
|
15/5/2000 Del dolore. Del dolore per la perdita del tuo amore conosco ormai diversi visi. Quello dell’alba livida, del giorno fatto, del luminoso pomeriggio, della sera incombente.
17/5/2000 Oggetti. Come di risacca sulla riva deserta. Di ignoti viaggiatori indecifrabile ricordo. Osservo l’onda ed il suo resto cercando di capire la via.
Maggio. Questo maggio tra tigli e gelsomini mi fa impazzire. Ma l’anno scorso eri tu a farlo.
|
31/5/2000 C'è tra noi. C’è tra noi qualcosa che non ha tempo né luogo. C’è tra noi qualcosa che è al di là del tempo. C’è tra noi qualcosa che confina con l’universo.
7/6/2000 Come amico. Come amico… ci rivediamo con gioia. Come amico….. ti guardo e ti desidero. Come amico….. ci pensiamo con rimpianto. Come amico…. ricordiamo ogni istante. Come amico…… il nostro amore è ogni giorno più profondo e ci smentisce. Come amico…. odio questa ipocrisia che ci tiene divisi.
|
15/6/2000 I tuoi seni. I tuoi seni sono una fonte limpida dove il mio sguardo indugia. Il tuoi fianchi sono un fiume sinuoso del quale godo la frescura. Le tue gambe sono un bosco d’aromi dei quali mi ristoro. I tuoi occhi infine sono mare ed approdo ed in essi mi perdo.
|
1/7/2000 Volutamente. Volutamente abbiamo lasciato che ci perdessimo in questa città sconosciuta, nei suoi dolci vicoli oscuri, nei suoi incroci. Volutamente abbiamo smarrito ogni strada nota. Poi tu sei ritornata nella tua piazzetta, forse spaventata da tè stessa. Ed io sono rimasto qui sperduto in una città che non conosco.
Sfasciume. S’arenò la barca dopo tanti colpi, inerte rottame nell’acqua bassa. Non restò che salvare gli occupanti.
|
10/3/01 Qualche irragionevole. Qualche irragionevole gioia qualche volta mi trapassa senza che se ne conosca la ragione.
|
8/1/2005 Notte di nebbia. La sirena antinebbia perfora la notte nebbiosa e lacera il velo di un sonno inquieto. Eppure siamo così lontani dal mare. E le nostre navi incrociano così tanto al largo. La sirena insiste. E non si capisce più se sia suono di sonno o di veglia.
|
18/1/06 Ciascuno. Ciascuno coltiva in sé, spesso senza saperlo, un piccolo, piccolissimo dolore segreto. Affiora esso talvolta ed investe , come valanga che travolge, l’esistenza tutta. Quel piccolo, piccolissimo dolore segreto.
|
Poesia furtiva. Furtiva come ladro silente scende nella notte la neve. E ci sottrae all’alba le consuete figure. Donandoci nuove ma provvisorie meraviglie. E così noi viviamo. Di doni subito sottratti. Di baci subito negati. Di amori subito finiti.
|
Beffarda talora. Beffarda talora la vita socchiude una porta. Svelandoci mondi di meraviglie. Di esse godiamo un giorno, un anno, di più. Succede un giorno che quella porta si chiude. E per quanto tempo di quelle meraviglie possiamo aver vissuto ci pare ora di averne vissuto per un istante solo. Un breve fulgore subito spento, una scintilla subito scomparsa. |
23/1/06 Inverno. Son giorni ormai che fa un freddo triste che entra negli ossi. Che ti fa sentire solo anche se sei in compagnia.
|
24/1/06 Sapevi. Sapevi, con mano lieve, dare sollievo alle mie ferite. Ora il tempo ci separa. E la tua dolcezza è ora come l’acqua del fiume che si disperde nel mare.
|
28/1/06 Tautologia oppure filosofia ? Ciò che è accaduto è esattamente ciò che poteva accadere. E ciò che non è accaduto non è accaduto in quanto non poteva accadere. Per cui è inutile rimpiangere su ciò che poteva essere e non è stato. Non è stato in quanto non poteva accadere.
|
10/2/06 Bosco di notte. Bosco di notte mi spaventano i tuoi suoni incompresi ed i tuoi silenzi improvvisi. Bosco di notte mi spaventano le tue ombre ed i tuoi bui che sembrano voragini aperte sul nulla. Bosco di notte che pur ti sento così tanto amico di giorno.
|
Sono così stanco. Sono così stanco di inseguirti. Sei come un miraggio che tanto più si allontana quanto più io mi avvicino ad esso. Sono così stanco di inseguirti. Sei come l’ombra che sfugge disegnata dalla mobile luna. Sono così stanco di inseguirti e mi sento come corroso dal desiderio di te. Tanto più ti desidero e tanto più mi sfuggi e più non capisco, ora, chi insegue e chi è inseguito. Mi sento perciò un groviglio di serpi che guizzano sibilando. Mi sento perciò un intreccio di canne squassate dal vento di tempesta.
|
12/2/06 Mi resta dentro. Mi resta dentro, come una ferita bruciante, quel tuo sguardo ritroso, uno sguardo un attimo solo, così intenso d’amore. Quello sguardo sfuggente ed il tuo no, no, no. Non ho ho dubbi a chi credere. Quello sguardo mi attraversa fin nelle mie più profonde sentine ed urla. |
23/2/06 Tremula, Tremula m’appari come filo d’erba sotto la sferza del vento, ancora frizzante, di primavera. Avvolta nel manto della tua disperazione le mie parole scivolano su di te come su un lago ghiacciato. La luce dei tuoi occhi, continuamente muta, urla aiuto dal profondo della depressione.
|
18/2/06 Da dove viene . Da dove viene questo vento che porta così tante voci diverse? Da dove viene questa pioggia che segna i volti come lacrime? Da dove viene così tanto dolore? Vorrei avere le risposte. Ma io stesso sono un pozzo di inquietudine.
|
20/2/06 Se il proprio Sé parlasse. Non ho nemici eppure ce li ho tutti contro. Non ho nemici e così in tanti mi odiano. Io amo e sono odiato. Io tremo ove gli altri osano. Io oso dove gli altri tremano. Io sono dove nessuno crede. Io non sono dove si crede che io sia. Io sono anche se non penso. Io penso là dove non sono.
|
5/3/06 Piangi. Piangi a dirotto e le lacrime ti segnano il viso. Ed è a me , viandante scalzo in questa terra amara, che è toccato di asciugarti il viso. E quando finalmente sorridi capisco che le tue lacrime erano perché nessuno, fin lì, le aveva mai asciugate.
|
18/3/06 Certe parole. Certe tue parole sono sottilissime delizie che mi lasciano senza fiato. E per giorni le cullo assaporandone la deliziosa melodia.
19/3/06 Questo continuo guardare indietro. Questo continuo guardare indietro per cercare un senso alla nostra esistenza. Questo continuo scavare per cercare un senso alla sofferenza. Questo continuo diventare di sale che impedisce il guardare il futuro.
|
21/3/06 Ci sono uomini. Ci sono uomini, ci sono donne che sono grovigli di rovi spinosi, intrecci inestricabili di filo spinato. Ed ogni punta, ogni spina trasuda dolore. Se guardi bene, se aguzzi lo sguardo traluce da dentro quel groviglio dolente una luce, un fuoco. E talora quel grumo terribile di dolore lascia trasparire un verbo. Ed è, incredibilmente, poesia.
25/3/06 Passa. Passa con rumore di ferro l’enorme fuoristrada quattro per quattro. Guida un giovane tosto, occhiali hi-tech. A fianco una bionda dalla pelle dorata che guarda con disgusto il mondo. Finalmente ,ce n’era bisogno. C’era proprio bisogno che qualcuno scolpisse nell’acciaio la prepotenza e l’arroganza.
|
29/3/06 Sto quì. Sto qui inerte, le ginocchia molli, a cullare il pensiero di te. Ed il mio desiderio. E la mia incertezza. E la mia insicurezza. Pensavo di avere trovato in te porto d’approdo. E scopro invece che sei scoglio aperto ai venti. Dal quale partire verso il mare aperto.
1/4/06 Lungo la strada. Lungo la strada per il monte i giovani tigli esplodono alla primavera.
L’Adagio for strings di Samuel Barber. Ci sono, le maledette, delle musiche che paiono essere gemelle alla nostalgia. Di nostalgie senza ricordi, di nostalgia come sentimento puro. Ti scavano nel cuore con un sapiente coltello e poi scavano ancora negli altri visceri. Fino a lasciarti sfinito.
|
4/4/06 C'era un tempo. C’era un tempo che pensavo di essere straniero a questa città. E pareva che così fosse per ogni città, in ogni latitudine. Poi lentamente ho capito. E’ questa città che è straniera a tutti. Aliena all’uomo.
5/4/06 Dopo lunghe ore. Dopo lunghe ore d’insonnia non ne poteva più di quel buio assoluto che lo opprimeva. Si mise allora in auto e cominciò a correre verso oriente. Per accelerare più che poteva il sorgere del sole.
7/4/06 Vorrei avere. Vorrei avere un giardino ciuffi di palme come piccole oasi nel deserto, ulivi e pietre del Carso rosicchiate dall’acqua, un piccolo rivolo d’acqua del Gange, un laghetto di acqua marina. Vorrei avere un giardino dove il tutto s’incontra con il tutto.
|
11/4/06 Moby Dick. Scagli la tua asta contro l’immane fera con sovrumana forza. La follia che ti rode rende titanico lo sforzo contro Moby Dick l’invincibile. E tu piccolo grottesco Achab con essa affondi e si compie perciò il tuo ineluttabile destino. Contro il quale con tanta forza, follemente, ti sei battuto.
12/4/06 Elezioni 2006. E fu che andò come per i pifferi di montagna. Che andarono per suonare e furono suonati.
|
15/4/06 Affetti In questo mondo spietato che ci impone il viso dell’armi opponiamo, potendo, il luogo degli affetti. Luogo segreto di dolcezza, luogo nascosto di tenerezza. In questo caldo buono restiamo come posati. Sassi o rami secchi, lasciati all’ombra della quercia lungo il sentiero infuocato dal sole.
Per ragioni che non conosco. Per ragioni che non conosco il mio amore per te confina con radici profonde che affondano in un dolore sordo che mi lascia sgomento. Forse l’amore ha con il dolore convivenza . Forse la gioia di averti non può vivere senza nutrirsi del suo opposto.
|
19/4/06 Amica Tra le tante strade che hai percorso, le ginocchia sbucciate, la faccia segnata dai rovi, i piedi piagati dalle pietre aguzze, io ti ho indicata ora la più piana. Il fondo sabbioso,ombreggiata dai tigli, il profumo della primavera che stordisce.
22/4/06 La malattia grave. Certi mariti, certe mogli, certi padri o madri, certe amanti o leader sono come una malattia grave. Che ti si attacca addosso per mesi e per anni portandoti quasi sull’orlo della tomba. Poi un giorno lentamente t’accorgi che contro quella malattia stai vincendo. Ma per settimane e per mesi essa ti rimane ancora ed ancora, sempre più estenuata, appiccicata addosso, non se ne vuole andare. Succede infine che una mattina ti svegli e ti senti di dire: si, sono guarito ! Di certi mariti, di certe mogli, di certi padri o madri, di certe amanti o leader ti sei, finalmente, liberato.
|
29/4/06 Laggiù. Laggiù, laddove il destino, attraverso i tanti disperati sforzi degli uomini, trova la sua forma.
21/5/06
Di quante dolcezze. Di quante dolcezze sai ed incredibilmente le neghi !. Forse non sapevi di averle non avendo mai incontrato chi sapesse apprezzarle. O forse sono io che, assetato di esse per non averne mai avute, particolarmente le apprezzo
22/5/06 Intendimento-fra. Muoviamo le parole del dire come pietre aguzze per dare ad esse un senso. Invano ci affanniamo a spiegare e non capiamo che poesia è fra--intendimento.
Scirocco. Insinuante, un vento tiepido sfiora la pelle, vagamente sa di scirocco, vagamente ricorda il deserto.
23/5/06 Posti lontani. Da dove viene questo vento rovente e che eppure rinfresca? Da dove arriva questo vento strano che mi inquieta? Non so da dove viene e mi ci arrovello. Eppure è là che io dovrei essere ora.
|
Ancora. Ancora l’aria s’oscura e si fa grigio il cielo. Ma non riflette più ormai l’animo mio. Che segue ormai da tempo tutt’altre vie.
25/5/06 Mi piaci. Mi piaci da ragazzina!. E tu ti fai ragazzina. Mi piaci sofisticata! E tu ti fai sofisticata. Mi piaci sex! E tu ti fai sex. Come creta, come cera ti fai come il mondo ti chiede di essere. Ma tu, tu, come sei veramente? Ma tu cosa sei veramente? Dove sei veramente?.
Itaca ? Ci illudiamo, ci vogliamo illudere che in amore esista un’Itaca, un approdo permanente, un’isola felice ferma nell’orizzonte. Esiste invece un posteggio a parchimetro, un garage polveroso, un magazzino pieno di ragnatele. Oppure arcipelaghi nei quali trascorrere ora qua ora là qualche tempo felice.
|
La prima volta. La prima volta VIVI l’amore. Quello che viene dal cuore, dai visceri, dalle piante dei piedi. Vivi questo miracolo dei viventi. Ed intanto IMPARI l’amore. Ed una volta imparato ci riprovi poi più e più volte. Ma non è mai più come la prima volta. E’ per questo forse che il primo amore non si scorda mai.
Ancora. Ancora mi stupisco, e si che di anni ormai ne ho visitati tanti. Gusci sfiancati, barche sfinite, navi stremate. E quando esprimono è uno sfolgorio di luce, uno scoppiettio di gioia oppure voci intense di dolore vero. C’è poco da stupirsi, sembriamo uno e invece è ciascuno molti.
27/5/06 Ci sono uomini. Ci sono uomini ci sono donne che aiutano, senza nemmeno saperlo, gli altri a tirar fuori il meglio di loro stessi. Ci sono poi uomini ci sono donne che degli altri tirano fuori invece il peggio del peggio. E quando si vede a fino che immane profondità arriva la vergogna dell’uomo non si può fare a meno di provare paura.
|
Lontani da sè. In questi paesi così opulenti ci sono bambini che sono come emaciati, gli occhi grandi sperduti. Come se i loro genitori non li nutrissero abbastanza o impedissero loro di nutrirsi di sé. Nemmeno quando saranno grandi sapranno della disgrazia che li ha colpiti: essere stati tenuti lontani da loro stessi.
31/5/06 Nell'aria tersa. Nell’aria tersa dopo la pioggia notturna ed ora nel pallido sole dell’alba il mattino che s’avvicina si scopre glorioso. Tutta nera m’avvolgi nel tuo gran corpo profumo d’Africa intenso anche se siamo a Torino. Solo il bianco degli occhi ti rende ora visibile nel buio ormai tenero della notte.
5/6/06 Ed anche . Ed anche di questo ti ringrazio, delle tue parole che come miele versi sulle mie ferite. Che sono così antiche che ormai faccio finta di non vederle benché siano così profonde. Anche di questo ti ringrazio di come con le tue parole le curi senza darlo a vedere.
6/6/06 Maggio Questo maggio invadente che ti entra in casa violento di gelsomini e tigli. Che ti prendono a tradimento e ti fanno piegare le ginocchia come una donna che sveli all’improvviso ai tuoi occhi insospettate bellezze.
|
4/6/06 Animali. Si, lo so mi piacciono i gatti perché sono morbidi e quando li carezzi fanno le fusa. Ma mi piacciono anche i falchi che hanno l’occhio vivo ed acuto e quando ti guardano ti fanno sentire una merda. Per via di quella catenella che li tiene legati al trespolo.
Donne. Non so perché ma quando vedo una donna pompiere, una donna poliziotta, una donna autista mi sento più sicuro, mi sento più contento. E spero sempre che queste donne non facciano fotocopia di quello che fanno gli uomini che di casini ne abbiamo fatti anche troppi. E mettano nel loro lavoro il loro essere donne, il loro essere madri, il loro essere amanti e che trovino la loro strada e ci insegnino, finalmente, ad essere solo, solamente, e sarebbe già così tanto, uomini.
|
I ricchi. Con i ricchi non si riesce mai a vincere davvero. Perché hanno mazzi di carte truccate con molti più assi degli altri. Al più si pareggia non prima però che abbiano messo in salvo il malloppo.
9/6/06 Risvegli. Già la primissima luce combatte ai vetri il buio notturno e per i passeri è tutto un festoso chiamarsi, quasi un salutarsi da un albero all’altro. Trillii indefinibili che solo in questo silenzio ed in quest’ora è possibile udire. Lontano si sente, cosa rara, il fischio quasi furtivo di un treno e talora perfino il suo sferraglìo sul ferro. Gli ultimi sogni notturni evaporanno come la nebbia al sole e solo uno lascia di sé un segno . Un giorno nuovo s’avvicina ed è ben più che un nuovo giorno.
|
11/6/06 Da qui. …..e da qui, vicino alle acque calme, ti chiamo a gran voce. Fin qui spero che tu giunga per condividere il luogo. Ma la collina è piena di crepacci scoscesi e di sentieri senza sbocchi. Ne conosco alcuni, di altri conosco quanto insidiosi. Da qui chiamo a gran voce continuando a sperare.
15/6/06 Non si sa. Non si sa perché i fiori vanno bene ai funerali. Forse perché come il ricordo dopo un po’ appassiscono e muoiono. Ma i fiori vanno bene anche per l’amore. Forse per lo stesso motivo. Regala pure dei fiori alla tua ragazza ma è meglio non dirle che cosa significano.
|
21/6/06 Divora. Divora i fiumi e i mari, le balene e i serpenti, l’aria e le montagne. Divora i boschi ed i prati, gli alberi ed i frutti. Divora quelli come lui e quelli da lui diversi. Non è una nuova peste ma un vecchio bipede:l’uomo.
22/6/06 Vicoli. Eh si, lo so siamo piccoli e neri, e segaligni. E bazzichiamo luoghi bui, cortili sporchi, vicoli senza uscita. Con porte di ferro che mai nessuno apre e che non si capisce dove portino. Guardiamo di sottecchi e sputiamo per terra. Scansi schifato la mano sporca di un unto antico che sempre ti offriamo eppure ti vediamo di notte mentre furtivo spii, speranzoso, la vita che ti bolle dentro.
|
1/7/06 L’ultimo approdo. Mezzo scassati, come barconi alla deriva, siamo ormai giunti, ora, in vista di queste spiagge che sembravano allora così lontane. Ogni costa, ogni nervatura, ogni tavola porta ormai i segni di un tempo troppo spesso inclemente, raramente felice. Eppure teniamo ancora l’onda e non vogliamo arenarci. Cerchiamo, ed insieme temiamo, la spiaggia nostra, la rena che ci accolga e che dia infine quiete al nostro errare.
3/7/06 E Dio... E Dio creo’ il vento che entro’ nelle case oppresse dall’afa. Ed i bambini sorrisero sentendolo passare. Poi il vento cesso’ ed i bambini si sentirono comunque piu’ ricchi.
|
2/8/06 Come quel vento. Come quel vento che piega all’unisono i verdi rami dell’oleandro come un direttore che dirige i suoi violini. Come quel vento che viene da così lontano e porta voci sconosciute, lingue diverse, suoni mai uditi. Come quel vento, così sicuro del suo percorso, vorrei essere.
3/8/06 Quando. Quando,
ancora !,
ti penso un’ombra di dolore m’oscura. Eppure era forse giusto così. Ed insieme all’ombra ricordo,
come dimenticare !,
i tuoi seni come gocce d’essenza. Ed altro ancora. E’ fatica strapparmi dal ricordo.
3/9/06 Dormire con te. Dormire con te stanotte è stato così dolce, anche senza l’incontro profondo tanto atteso. E per tutto il giorno ho sentito quanto meravigliosa sia questa vita e quanto poco adatti siamo a viverne il meraviglioso disegno.
|
16/8/06 Questa città. Di portici oscuri, di portici maleodoranti, di portici allegri dove tra fughe di colonne il sole e l’ombra si contendono il posto. Luogo d’acque e di terra. Luogo d’amore per i baci perduti, per i baci sperati. Luogo di sapienti scriba di vetusta età che calpestano pietre ancora più antiche. Luogo d’odio verso il diverso che questua il pane. Luogo infine dove il sole, come dappertutto, sorge ad oriente.
24/8/06 Amori clandestini. Amori clandestini che cercano luoghi ombrosi, posti solitari, isole lontane della laguna. Amori clandestini contro ogni regola, contro ogni convenzione. Amori clandestini che difendono con i denti quello spiraglio di amore, quel briciolo di felicità. Amori clandestini che finiscono, come tutti, lasciando solo il rimpianto.
28/11/06 Come cavalli. Come cavalli feriti, come cavalli sfregiati ignari delle nostre ferite delle quali avvertiamo solo lontani echi. E non c’è mano che riesca a toccarci né gesto a consolarci. |
2/1/07 Esposto. Esposto a venti gelidi che paiono volere trapassare le ossa. A piogge flagellanti. Ho percorso sentieri ardui per tanto tempo sperando in un approdo. E ho trovato ora piste ancora più ripide, sentieri ancora più scoscesi. Miserere me.
4/1/07 Dopo tante lotte. Dopo tante lotte e battaglie e tante ferite solo questa tremolante fiammella, sempre sul punto di spegnersi, mi è rimasta. Troppo piccola per illuminare una stanza, troppo piccola per scaldare una mano. Eppure solo questa ho. Compassionevole la proteggo sapendo che senza di essa è il buio.
|
6/1/07 Ormai da tempo. Orami da tempo più non percorro i rumorosi sentieri affollati dalle vuote armature di ferro. Seguo i percorsi del tenero, del debole, di coloro che hanno flebilissime voci. E mentre di là s’assorda l’aria del clangore dei ferri di qua ascolto attento incredibili storie appena sussurrate.
23/1/07 E poi... E poi sei arrivata tu. Pozzo di dolcezza, vertigine d’ebbrezza, fonte inesauribile di tenerezza. E la strada ora non sembra più tanto aspra ed i sassi sono meno puntuti. I tempi meno cupi. E così ora non so più come ricordare questo tempo. Se per la fatica del vivere o per la sua incredibile leggerezza.
|
8/2/07 Come passeri. Come passeri infreddoliti si stringono l’uno all’altro intorno al padre perduto. Ed ancora non capiscono l’enormità della perdita subita.
26/2/07 Lasciatemi stare. Lasciatemi stare ai miei fantasmi che sono tanti e tra di loro aggrovigliati.
27/2/07 Una mattina, un sogno. Succede all’alba che un sogno ti svegli e non ne capisci il senso. Non si sa come ti senti però pieno d’amore. Ti senti il cuore come se dovesse scoppiare per questa pienezza e resti là senza fiato per tanta magnificenza. Nel sogno c’è la tua donna e non ci vuol molto a capire che in quel sogno è apparsa, finalmente, Anima.
|
26/3/07 Ed ora , sarcasticamente. :LA GELOSIA !!. Sta mutanda è la mia e pure sto par de scarpe. E’ roba mia e guai a chi la tocca. E’ mia sta penna e pure sto giornale. E roba mia nun se pò tocca. E pure tu sei mia, robba che m’appartiene. Pezzo di carne parlante e nulla più. Ah com’è bello l’ammore !
29/3/07 Maelstrom Ci passiamo vicino e non ne sentiamo il rumore assordante. Ne sfioriamo l’orribile bordo e nulla vediamo. Poi accade un giorno uno scarto,un evento improvviso e ci ritroviamo dentro il maelstrom. Vortice senza fine nel quale ciascuno dibatte la sua personale e solitaria sofferenza. E se da qualcuno dei gironi più alti ti sporgi verso il basso scopri tant’altra umanità che si dibatte nei gironi sempre più profondi, sempre più cupi. Non ne senti le urla perché il rumore del maelstrom è assordante. Tanto forte che nessuno lo ode.
|
3/4/07 Perchè. Perché la Natura è destinata all’estinzione. Nel giardino di fronte casa mia c’è un enorme abete , avrà forse 200 anni. Un giorno arriva un imbecille,avrà si e no 30 anni, e con una motosega lo taglia alla base. Finito.
3/4/07 Primavera. Dopo un cupissimo inverno l’aria s’affresca di boccioli ed il verde finalmente traspare.
24/5/07 Maggio. Non se ne può più di questo maggio esagerato, tutto gelsomini e tigli, che ci stordisce con la sua aria imbalsamata. Non se ne può più di questo maggio che ci nasconde l’odore di merda che si solleva in tutto il resto del mondo.
|
25/5/07 Silenzio. Questo silenzio, in questo bosco centenario, ha una voce assordante, insopportabile per molti. Che del silenzio, della negazione della loro voce interiore, hanno fatto regola di vita.
1/6/07 Lieve. Lieve passi le tue dita sulla mia ferita. Ed io ancora sobbalzo. Dimentico che essa è oramai da tempo guarita.
Ciascuno Ciascuno ne porta una. Taluni anzi sono profondamente segnati da diverse. Quasi tutti soffrono di esse le conseguenze. Tutti ne ignorano la natura ed anzi negano che essa perfino esista. Così sono le ferite che segnano la vita di ciascuno. Carnefici ferocemente difesi dalle loro stesse vittime.
|
Questo filo. Questo filo sottilissimo di cui si ignora radice. Questo languore improvviso segno del suo svelamento. Questo filo che ti lascia inerme ed indifeso. Questo senso di vuoto e di pieno che cerca versi. La voce dell’anima, quando si manifesta, è lieve e complessa, delicata e potente, oscura e luminosa, benefica e devastante.
Ah !Un mondo diverso. Ah un mondo diverso ! Dove i sogni sono accolti amorevolmente dalla coscienza, senza intermediari e senza la lunga fatica del capire. E là si trasformano e trasformano. Ah un mondo diverso ! Dove ciascuno risponde di sé al suo Sé e non alle sue patetiche cosiddette idee. E non ai venti altri , torbidi e maleodoranti, soffiati da ventri putrebondi.
|
25/6/07 Tempesta 1. Dapprima fu l’urlo dello scoglio. E dopo lo strazio dell’onda sulla costa rocciosa. Seguì l’ululato agghiacciante del vento. Si chiusero i cuori nel terrore ed i pensieri si rifiutarono di andare agli uomini in mare. Si squarciò l’aria, l’acqua ed il cielo e fu tempesta di mare.
Tempesta 2. Non si capisce perché ma un giorno l’anima si fece tempestosa. E forte fu allora il bisogno di una voce amica, di una carezza, di uno sguardo dolce. E la mente intanto vagava perduta sulla dolcezza dei tuoi seni, sulla pelle delle tue cosce. E si capì allora il motivo: E’, ancora ed ancora, il testosterone che ti prende a tradimento.
|
27/6/07 Grazie,grazie,grazie. Qualsiasi cosa io faccia tu mi ringrazi. Ed ogni volta stupisco dato che sono io che dovrei invece ringraziarti per tutto quello che mi dai. Sirena marina mi porti l’aroma intenso del mare e gli spruzzi di salso che mi restano sulla pelle per giorni. Uccello mitologico mi sveli l’infinito del cielo e la pochezza del nostro restare. Animale antico mi spaventi mostrandomi l’immensa profondità del tempo del quale non siamo mai stati padroni.
L’equilibrista. In fondo nessuno mi aveva promesso che questo mondo mi appartenesse. Né che questa vita fosse eterna ed io ne potessi disporre a mio piacere. Sono qui per caso ed ogni respiro è un regalo. Sono qui perché il lancio dei dadi ha fatto uscire un numero che mi corrispondeva. Ora m’accorgo che la prospettiva non è infinita come pareva un tempo. Ed il filo che ci regge sul vuoto e sul quale avanziamo, inconsapevoli e traballanti, si perde all’altro capo nel nulla.
19/9/07 Mafie , camorre ed altre schifezze (ovvero poesia disperata). C’è laggiù nelle terre calde una ferita. Che non si risana. E sanguina e striscia di rosso la terra, l’aria, la vita di tutti. Ed ogni volta è un dolore solo a pensarla. Anche se sei distante diecimila chilometri. Ma un giorno, disgustato oltre ogni limite, venne fuori il dio Zut, un dio minore. Allagò quelle terre e salvò solo gli onesti.
|
7/7/07 Spazio d’estate. In questo spazio di estate guatando con occhi di falco ninfe dorate che si offrono e si negano senza sapere nulla di sé. Perse dietro la cieca ammirazione dei loro stessi corpi.
Giardino abbandonato. C’è un angolo terroso tra i ferri rombanti. Come le alghe morte della risacca una infinità di miseria qui s’aduna. E di sè impregna il suolo, l’aria, l’erba e le piante. Tanto povera è l’anima del luogo che perfino i passeri elemosinano il cibo.
29/8/07 Lungo il canale. Lungo il canale le piccole anatre grufolano nel fondo fangoso. Da un balcone invadono il sentiero gli esercizi di un piano. Note a cascata che alleggeriscono il passo. Poi pensi al mondo , squinzettetuttetetteeculo e uomini orripilevoli modello Corona. Soccorre da una finestra una delle stagioni di Vivaldi con un violino che illanguidisce. Ripenso al mondo, vorrei ci fosse un posto dove poterne stare lontano.
8/9/07 L’amore. L’amore è lo straniero che bussa violento alla porta, è l’arabo che scompiglia i gerani bene allineati sul davanzale, è il folletto che con un soffio solleva le gonne alle donne morigerate. E’ il vento di tempesta che spezza in due gli uomini e li riempie di malinconia, è il vento caldo del nord che stravolge le menti. L’amore è.
|
San globulo rosso. E’ una settimana che sogno il tuo corpo ma il gibilisco è immoto per via della debolezza. San globulo rosso facci la grazia, scuoti l’inerte !
22/9/07 L’orizzonte. Vi siete accorti che l’orizzonte è una metafora del futuro? Ciascuno vi vede scenari meravigliosi, ogni genere di speranza, ogni tipo di illusione. Eppure basta salire su una sedia e si scopre cosa c’è veramente dietro. Cumuli di immondizia putrescenti, popoli che sguazzano nel benessere ed altri che muoiono di fame. Un pianeta ormai perduto orribilmente dilaniato dalla specie più vorace e feroce che mai sia stata creata: L’uomo.
19/10/07 In fondo alla caverna. In fondo alla caverna c’è una piccola fonte. Illuminata tutta da un diamante che sta sul suo fondo. Devi bere a piccolissimi sorsi tutta la sua acqua e quando avrai finito il diamante non ci sarà più. Tu sei diventata quel diamante.
15/12/07 Natale. “Bruciamo i rom”. “Gasiamo lo zingaro” “Fuori i negri”. “A morte l’Islam” Il tenero Natale soavemente impazza sui muri della città.
|
24/9/07 Capelli neri. Quando ti svelo l’ala corvina dei tuoi capelli quasi per caso ti ricopre il viso. Come un velo pudico.
5/10/07 Flautis vocis. Fai, finalmente, un gesto. Spezza, con fragore, con rabbia, con forza decisa, il tuo pastorale sull’altare dei poveri. Che il tuo dio ne senta il fragore e si svegli dal suo sonno colpevole.
Questa ferita. Questa ferita, così antica, così profonda. E che veicola così tanta sofferenza. E penso: E se non l’avessi? Io che ho avuto tanto di quanto sarebbe cresciuta, senza di essa, la mia vanità, il mio orgoglio, il mio narcisismo? E forse queste ferite a questo servono: A farci conoscere i nostri poveri limiti.
|
2/1/08 Onda Sospinta dall’urlo del vento si squassa rabbiosa l’onda per spegnersi lentamente sulla spiaggia come lacrima solitaria. Ricorda la forza della passione che si spegne alfine nello stesso modo. Tanto possente ed arrogante prima, tanto malinconica infine.
23/1/08 Poesia araba. Il tuo corpo è un prezioso giardino con molti deliziosi frutti di primavera ed un piccolo cespuglio di rose. Un vibrante bocciolo schiude là i suoi petali alla rugiada del mattino. Tra i suoi sentieri mi smarrisco ed il suo ricordo riempie di gioia la mia vita. Ma, insieme, mi tormenta.
10/3/08 Il vento e la città. Da un po’ di tempo questa città è attraversata per ogni dove dal vento. Volano dappertutto i cappelli degli uomini e svolazzano le gonne provocando timorati gridolini. Parrebbe che questa città si sia, finalmente, aperta al mondo e , grazie al vento, diventata parte dell’universo. Io sono quella città io sono quel vento io sono colui che entrambi osserva e che di entrambi vive.
E’ bello. E’ bello saperti con me e qualche volta, questa cosa così forte, mi spaventa. Non voglio pensare di poterti perdere. Non voglio pensare a come mi perderei.
|
2/2/08 Il tuo angelo custode Sento anch’io, del tuo angelo custode, il fruscio delle ali. Vedo anch’io che ti segue ovunque e guida i tuoi passi. Si posa lieve sulla tua spalla quando ne hai bisogno. E, seduto sulla spalliera del letto, si copre gli occhi e leggermente arrossisce quando stiamo insieme. Ma, giuro, sorride anche a mezza bocca, felice.
7/3/08 Essere altrove (ovvero una botta di “cupio dissolvi”.) Lo dico con franchezza. Mi sono rotto di tutti, dei parenti vicini e lontani, degli amici più stretti e delle amiche più care. Mi sono rotto dei poeti e degli scrittori e dei preti e dei vescovi e del papa. Mi sono rotto del vento freddo del nord e del sole caldo del sud. Mi sono rotto del sesso ma anche il non-sesso scassa. Mi sono rotto di quelli che hanno sempre il ditino alzato e di quelli che ci infliggono i loro conflitti interiori, inquinando l’atmosfera dei luoghi dove stanno. Poi ci penso e forse sono io che dovrei essere altrove o forse sono già là senza saperlo. Sono certamente io a voler appartenere ad una altra specie, ad un’altra città, ad un altro pianeta. Oh si! Fortissimamente, vorrei poter essere altrove !.
18/3/07 Se finisce l’amore. Mi eri così preziosa e così cara. Ma è finito, ora, il tuo amore per me. Chi raccoglierà ora i miei pezzi sparsi? Chi curerà con uno sguardo le mie ferite? Chi riempirà la mia vita? Eri così preziosa e ti ho perduta.
4/4/08 Dopo la ferita. Dopo la ferita sfuggi il mio sguardo. Non agitarmi, dici. Invece io cerco i tuoi occhi e senza parole sussurro: Sconvolgimi l’anima. Ancora.
|
5/4/08 I giardini d’Orleans. Nei giardini d’Orleans ci sono enormi alberi con molte stanze. A lungo ho girato per quelle stanze senza sapere cosa cercassi. In una stanza ho trovato te, un giorno, e da quel giorno ho smesso di cercare. Abbiamo passato molto tempo insieme ed ora è finita. Allora ho ripreso a girare tra le stanze dei grandi alberi e, ancora una volta, non so cosa cercare.
11/4/08 L’amore ineguale. Con forza hai spezzato il cerchio che ci avvinceva. Io non avrei avuto la forza per farlo. E’ pur vero che tu, oltre me, avevi tanta vita intorno. Per me invece la mia vita eri tu.
26/4/08 Come te, come me. Mi sarebbe piaciuto essere, come te, tollerante. Ma c’è sempre qualcuno che mi strappa la rabbia dalle viscere. Mi sarebbe piaciuto essere, come te, comprensivo. Ma c’è sempre qualcuno che non riesco proprio a capire. Mi sarebbe piaciuto essere, come te, tenero e dolce. Ma forse solo in parte ci sono riuscito. Il fatto è che non voglio più andare contro la mia natura profonda, per troppo tempo negata. Sono perciò quello che sono. Mi sarebbe piaciuto però, io rosso tu bianca, restare con te per sempre.
30/4/08 Acque calme. Ad acque calme avrei così tante cose da dirti. Ad acque calme avrei da dirti cose che non ho mai detto a nessuna. Ad acque calme , lo so già, non riuscirei nemmeno a parlarti gli occhi pieni di lacrime per l’emozione. Ad acque calme…… Ma quando mai lo sono ??!! Ci struggono dentro cose che fanno di quelle acque, anche adesso, un mare in tempesta.
2/5/08 Percorro cupo. Percorro cupo, avvolto nel mantello della malinconia, strade che non sono più curioso di conoscere.
Don Tano.
Don Tano, fino ad oggi, ha sciolto nell’acido un bambino ed ammazzato tredici persone.
Ma il vero pericolo è quel barbone che chiede l’elemosina seduto sul marciapiedi.
Don Carmelo Piromalli con la droga si è comprato il porto di Gioia Tauro.
Ma il vero pericolo è quel senegalese che vende accendini all’angolo della piazza. “E che cazzo, non ha il permesso di soggiorno!!”
Don Gennaro Guaglione ha strangolato con le sue mani due ragazzini che si erano messi in testa di fondare una nuova banda di camorristi.
Ma il vero pericolo è la badante polacca che assiste il vecchietto in carrozzina. “ E che cazzo, non parla nemmeno bene l’italiano!!!.”
Il rumeno, impazzito di miseria , ha violentato una donna italiana.
Ma il vero pericolo è la ragazza rumena che per dodici euro viene a pulire dove sporco io.
Carmelo Geremia, detto “o professore”,con i proventi degli appalti truccati si è comprato un pezzo delle nuove torri di New York.
Ma il vero pericolo è la ragazzina rom che con la scusa di leggerti la mano cerca di fregarti il portafoglio.
Alcuni ragazzini hanno ammazzato a pedate un loro coetaneo.
Ma il vero pericolo sono i musulmani che chiedono un luogo degno dove pregare.
Ho chiesto al prefetto se posso restituire il passaporto e cambiare nazionalità. Gli ho detto che in questo periodo un po’ mi vergogno di essere italiano.
Meno male che ci sono i diversi da odiare. Se non ci fossero saremmo costretti a guardare dentro di noi e tra di noi e potremmo restare impietriti dall’orrore.
10/6/08 Umano, troppo umano. Nei miei passi recenti conobbi un uomo dalla insaziabile voracità. Ogni infamia era ammessa per spianare gli ostacoli frapposti a quella inarrestabile bramosia. A costui ben s’attaglia il motto: Umano, troppo umano.
|
3/5/08 L’amor. L’amor che dentro mi ribolle. L’amor che gonfia il petto e riempie di lacrime gli occhi. L’amor che, anche ora, spinge la mia mente verso di te. L’amor che non trovando altro sbocco si trasforma, disperato, in versi.
La strada di Gheriglio. Gheriglio non sapendo trovare le proprie scarpe cammina con le scarpe degli altri. Non riuscendo a trovare la propria strada segue i passi degli altri. Così ci si aliena da sé.
Millanta. Con millanta e millanta di atomi si costruì una farfalla. Con millanta e millanta di lettere dell’alfabeto costruì una poesia. Con millanta e millanta di significati costruì sé stesso. E tutto questo è nulla perchè una sia pur sottilissima bava di vento scompiglia, in un istante, l’ordine della vita.
Non ti illudere. Non ti illudere, mi dici. Ed i tuoi occhi implorano: Non lasciarmi sola. Non ti illudere, ripeti. E capisco che intendi : Aiutami a tenere ferma una decisione che ci uccide. Ma sono cose da chiedere?
Forse hai ragione tu. Forse hai ragione tu. E quando mai le donne hanno avuto torto! Il fatto è che i maschi distillano un ormone che annebbia la loro mente e fa volgere i sensi sempre nella stessa direzione. Guarda il piccione innamorato ! Gira su sè stesso in una danza da scemo mentre l’altra nemmeno se lo fila. Guarda il gatto in amore ! Corre cieco sotto le ruote delle auto senza nemmeno rendersene conto. Ed ora guarda me !
Lo vedi quel motociclista? Lo vedi quel motociclista fermo? Moto feroce, casco aggressivo, giubbotto e brache imbottite. Sembra un guerriero alieno, un marziano da combattimento, la quintessenza dell’aggressività. Ed ora sta tremando dietro l’angolo, in sosta vietata, sperando che la vigilessa in gonnella, un metro e sessanta scarsa, non lo veda e non gli faccia la multa.
In quest’angolo di mondo. In questo angolo di mondo, tra il colonnato corinzio ed un portico grigio, passano, come in un film ripetuto all’infinito, vite che cercano amore oppure sesso facile oppure più nulla. E questi ultimi non perché siano satolli ma perché hanno ormai rinunciato a vivere.
20/5/08 Quando... Quando è buio anche a mezzogiorno. Quando il cuore è pesante come un mattone. Quando ti senti la morte dentro. Quando non c’è un verso che ti aiuti. Quando la cupezza non si scioglie in acqua e nemmeno nell’alcool. Quando la musica non ti rinfranca. Quando il sorriso che aspettavi non arriva. Quando la parola che cercavi è disperazione.
21/5/08 Mare nero. Quando ti incontravo, talvolta, gli occhi mi si riempivano di lacrime e non riuscivo nemmeno a parlare. Ci stringevamo allora forte la mano finche non passava. Ora che hai voluto che finisse, la parte della mia vita che ti apparteneva lentamente si allontana da me come una barca su un mare di pece.
22/5/08 La realtà delle cose. Se hai paura delle cose devi aspettarti che le cose si atteggino in modo da farti paura.
23/5/08 In cucina. Anche oggi ho preparato, ormai è un po’ di tempo, una bella grigliata mista di malinconia, nostalgia e rimpianto. E’ inutile che gli amici mi telefonino. E’ inutile che le amiche mi stuzzichino. Stasera ceno da solo.
27/5/08 Imago. Malgrado il tempo abbia già inanellato molti grani della sua corona di spine, se guardo lontano ancora ti vedo. Ed una nuova spina si infigge. Debbo imparare a guardare, tenendo gli occhi bassi, il più vicino possibile. E non so ancora cosa sperare: che quella imago si allontani da me per sempre o che invece ancora a me si riavvicini.
1/6/08 Il compagno G. G non voleva essere poeta ma uomo. G-R cercava perciò una strada. G-R-A chiedeva a gran voce che qualcuno gliela indicasse. G-R-A-Z si era sempre più smarrito in questa ricerca. G-R-A-Z-I perciò correva velocemente verso la disperazione. G-R-A-Z-I-A si era irrimediabilmente perduto nel suo labirinto. G-R-A-Z-I-A-N non riusciva ad intravedere sé stesso nemmeno da lontano. GRAZIANO purtroppo non ce l’ha fatta e si è buttato giù dal ponte. ………. Noi non dovremmo celebrarlo ma porci le sue stesse domande.
|
Il sig. A ed il sig. B. (ovvero il Senatore ed il Cavaliere) Chi conosce quante ville possedeva A.? E quante barche? e quanti miliardi? Del signor B. invece sappiamo tutto. Quante ville, quante barche, quanti miliardi. Anzi quanto “grano” come dice lui. Di fronte alla ricchezza di A. era cosa degna la lotta di classe. Di fronte all’esibizionismo di B. già sembra troppo sprecare una risata sguaiata.
Mary Quant. Un giorno Mary Quant inventò la minigonna. Diceva di avere compiuto un atto di grande creatività. Sapeva benissimo invece, essendo donna, di avere solo inventato un altro strumento per dare il tormento ai maschi.
Il genere. Maschione è decisamente troppo. Anche maschio peraltro mi parrebbe eccessivo. Diciamo che mi sento di appartenere di più al genere: Io speriamo che me la cavo.
|
Talora. Talora si intravede, bel buio più profondo, un barlume , ma che dico, una scintilla di felicità. Senza un motivo, senza un perché.
21/6/08 Oh! la prima volta che vidi il mare! Com’è immenso, senza limiti. La guardo sorpreso. Io che di mari ho visto la Cala piena di merda, il mare putrido di Mondello, l’acqua trasparente del Salento, la furia cieca sugli scogli del Foro Italico. La guardo sorpreso. Io che di mari ne conosco molti. E tutti profondi.
E' un tempo nuovo. E’ un tempo nuovo che s’approda, che ci viene incontro. Un tempo senza maschere né veli. Un tempo che sconvolge e a molti fa paura. Un tempo a lungo
|
28/6/08 Temporale d’estate. Il lampo ed il tuono sono persone serie. E quando sono proprio sopra la tua casa ti accorgi che il lampo ha luce che nessun lampione possiede e che il tuono voce forte che non è eccessivo definire tonante. E’ meglio averli sopra casa che quando si è nel bosco. Qui il vento è padrone e strapazza rami e foglie, come impazzito folletto. Tacciono spaventati gli uccelli ed ogni vivente s’intana. Le nubi nere sfiorano ruvidamente le cime e nelle radure sfidano il terreno quasi a volersi impossessare di ogni forma di vita. Solo dopo un pò il tutto s’acquieta ed ancora trema la terra.
5/7/08 Creazione o evoluzione? C’è un contrasto forte tra chi crede nella creazione e chi nella evoluzione. Ma ai primi chiedo: Come potrebbe un creatore essere così sprovveduto da affidare una Natura tanto indifesa alla cieca ferocia dell’uomo?
29/8/08 Marea. Il tuo amore per me è come una marea. Un giorno avanza potente dilagando sulla riva e di sé arricchendola. Ma un giorno però essa si ritrae desertificandola. Ora è tempo di marea alta ed io sono qui aspettando l’onda affinchè di te io possa nuovamente godere.
30/8/08 Ogni volta. Ogni volta che ti rivedo è una vertigine spiazzante. Che sposta la mente nel tempo e nello spazio. Fuori di qua, altrove. C’è poco da fare, l’innamorarsi è la forma di rincoglionimento più meravigliosa che esita.
|
17/7/08 Notte senza stelle. In questa notte senza stelle abbaia lontano un cane. Un altro ulula verso la preda sognata. Io coltivo invece nel mio orto oscuro un senso di colpa. Per essermi accalorato ieri, per essere stato stupido come il mio interlocutore, come la mia interlocutrice. In questa notte senza stelle vorrei poter spaccare le montagne ed invece non mi è nemmeno permesso di essere stupido.
4/8/08 I poveri. I poveri sono fastidiosi, sono troppo insistenti. Sono quasi insopportabili, talora puzzano anche. I poveri spesso non sono nemmeno di qua, vengono da fuori. I poveri sono litigiosi, non s’acquietano mai. Fermi !. Non guardate lontano. Noi siamo esattamente come loro.
20/8/08 Un posto. In questo posto mite (la brezza che accarezza, lieve, la pelle, i grandi alberi che smorzano l’ardore furioso del sole).
27/8/08 L’essere sospeso. Stamane, è come se l’anima vibrasse tra tante suggestioni. Sarà il ricordo di Delfina? O risuona per il rimpianto, oh si quanto struggente e tormentoso!, di Elisa? Sarà la speranza appena intravista di una nuova storia possibile? O sarà la paura che essa provoca in me? Oppure…? Ed ancora….. L’aria sopra il glicine sontuoso è tremula ed indifferente. Sconvolge, talvolta, la consapevolezza di quanta immensa sia la nostra solitudine .
|
24/9/08 Passaggio fugace. Incedi, soffusa di tristezza, il passo malinconicamente lento. Il bel viso assente in una attesa senza speranza.
Insinuazione. Tra i tanti travagli s’insinua, furtivamente pare, un refolo di dolcezza. Che riscatta, pare, una vita che sembrava altrimenti perduta.
La felicità. La felicità è vicenda asintotica che mai si raggiunge. Seppur sempre intensamente ambita.
Quanto mondo. Ma quanto mondo mi è stato precluso. Ma quanto, ma quanto e per così tanto tempo. Senza sentire, senza provare, senza capire, senza conoscere. Senza rimedio. Solo ora lo so, solo ora lo capisco. Il tuo corpo che mi sfiora è un’alba radiosa, risveglio di meraviglie e, insieme, rimpianto di ciò che si è irrimediabilmente perduto.
13/12/08 I dadi. Lanci i dadi e ti tocca un certo percorso di vita. Un altro lancia i dadi e gli tocca un altro percorso. Ma nessuno di noi ricorda di avere lanciato dadi. Ed ancora non si è capito chi cazzo lo abbia fatto al nostro posto.
|
28/10/08 La stanza dei mille veli. Nella stanza dei mille veli mi aggiro da tempo. Mi ci perdo talora mi ci ritrovo altre. Per quanti veli, affannosamente, io squarci altri ancora ne appaiono. Taluni nuovi,altri orlati dalla polvere del tempo. Altri ancora più antichi. Foresta di tulle intricata come jungla di rovi. Irta di veleni e serpenti. Nella stanza dei mille veli non c’è bussola che aiuti.
14/11/08 L’ispirazione. Nel giardino umido della pioggia d’autunno cammina lieve. Nel buio fitto, solo vagamente rischiarato da un lampione, cammina quieta. Sapevo già che non ha ombra e che i suoi passi non lasciano orme sulla neve. Eppure il suo peso è assai e pesa dentro come un macigno.
|
18/12/08 La vita è così. La vita è così incredibilmente ricca, in un modo perfino inimmaginabile. E di essa riusciamo a cogliere, pur così tanta ricchezza, piccolissime, miserevoli briciole. Modestissime formiche siamo di fronte a così tanta immensità. Che giornata oggi! Così piena di felicità da straboccare dappertutto.
Quell’accidente di Vivaldi Quell’accidente di Vivaldi doveva essere un uomo irresponsabilmente felice. Ma così tanto da versarne a piene mani in ogni sua musica. Sarà stato perché era grande oppure perché insegnava il violino, e Dio sa cos’altro, alle giovani ospiti del Pio Ospitale. Ma che lusso oggi ragazzi! Mangiare pasta e fagioli ascoltando i concerti di Vivaldi suonati dai Solisti Veneti.
|
20/12/08 Gelo. Cominciò con un sottile filo di gelo attraverso lo stomaco; Fu quando capì, con l’età, che questo è un viaggio senza ritorno. Era così anche prima ma solo ora l’aveva capito.
….. quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. Di orrori siam capaci, inimmaginabili. Siamo quell’uomo straziato i visceri fuori dal corpo. Siamo quella donna stuprata, sventrata, sfregiata che pure ancora vive nel luccichio degli occhi un urlo di indicibile sofferenza.
Ah! S’io fossi foco!
Siamo quelle larve d’uomo tra il filo spinato e quel frustino spietato di umanità perduta.
Ah! S’io fossi foco!
Siamo quel papa crudele che per rispettare la vita la rende vieppiù disumana e senza pietà.
Ah! S’io fossi foco!
Siamo quel mercante di morte che vende spade di fuoco che spezzano in due bimbi innocenti.
Ah ! S’io fossi foco!
Siamo ….., basta. Basta così!
Siamo però anche e per fortuna quell’oscuro poeta che senza armi né gloria ama il verso e la vita.
|
1/1/09 Sotto i portici. Sotto i portici, il primo dell’anno. La neve, finalmente, ha spazzato via dai portici ombrosi la canea ululante assetata di acquisti.
6/1/09 Infrattato. Infrattato tra pietraie di rovi, tra cespugli spinosi, tra mucchi di pale di ficodindia irti di aculei. Da lì tirava, segreto, i suoi fili dolenti. Un giorno però, e dagli e dagli, si scoprì il suo nome. Era il bisogno di amore.
2/2/09 Canto “civil”. Prima il cuore prorompe, poi la musica assorda. E quando le tempie pulsano rombando
parte il canto “civil”.
Ricordo di un dolore antico, di una freccia spezzata.
Canto “civil”.
Di un grande rombo il ricordo, di una speranza finita. Il vento scava ora nelle profonde gole della memoria e solleva polvere di dolore. E mai s’acquieta questo treno lanciato, questo sasso che precipita cieco, questa scheggia infinita.
Come. Come un gigante che attende di essere svegliato. Come un masso informe che attende lo scultore che ne liberi la forma. Come il vento forte che spera nella vela che lo raccolga. Come la foglia secca che desidera la terra che la trasformerà a nuova e diversa vita. Così vivono, disperati.
|
9/1/09 Corri da sola. Corri senza meta affannata e non riesco a fermarti. Oh si, come vorrei fermarti e godere del tuo sguardo! Ansimante continui un percorso solo tuo del quale io sono solo una sosta. Ed io aspetto… Seduto al bordo della strada su una antica pietra scruto la strada che si perde all’orizzonte dalla parte dalla quale prima o poi apparirai. Come sempre.
30/1/09 Fu dapprima un refolo. Non tanto da far stormire ma appena bastevole al tintinnio delle conchiglie appese sul balcone. Fu dapprima un refolo di vento, leggero come un fiato profumato, ad annunciare la primavera. Novella lieve come una primavera dell’anima.
9/2/09 Trascino. Trascino la barca, d’azzurro chiaro, sull’arenile pietroso. Tra vecchie funi ed antichi remi. La pesca è stata grande ed il cuore esulta. Lo sguardo verso l’orizzonte lontano è ora limpido come il cielo.
10/2/09 Testamento biologico. Se un qualche dio avesse voluto farmi nascere un vegetale mi avrebbe, usando il suo consueto sarcasmo, fatto nascere finocchio. Mi ha fatto però uomo e perciò voglio vivere in sensi. Se dovessi diventare un vegetale distaccate, vi prego, tutti gli interruttori. Con troppo disgusto in questi giorni ho visto tanta gente, alcuni vestiti di scuro altri con tuniche rosse, discettare, sogghignando, sul dolore altrui.
|
11/2/09 Non solo oggi. Non solo amore mi dai, non solo amore mi hai dato. Mi hai dato, è importante sai, anche tanti ricordi del tuo amore, tanti ricordi di momenti che oggi mi appaiono come gli splendidi fiori della meraviglia.
18/2/09 Il corpo. Hai il corpo della gazzella che bruca placida l’erba di primavera. Hai gambe lunghe ed agili ed uno sguardo che trafigge. Sbagli bersaglio però, ragazza. Io ho il passato alle spalle e tu tutto il futuro davanti. Sbagli bersaglio ma di quello sguardo assassino comunque ti ringrazio.
2/4/09 A silvio Cavaliere, ho appena saputo che il pianeta terra fa una rivoluzione all’anno. Ma che mi dici??!! Fosse comunista pure lei???!!!
|
21/2/09 Voli Lanciò le briciole verso l’alto verso lo stuolo di gabbiani che le afferrarono al volo, stridendo felici, Poi essa pure si librò e si unì ad essi.
27/2/09 In fondo. In fondo al pozzo oscuro c’è una luna incerta. E’ nodo intricato di sofferenza e gioia, di piacere e frustrazione, di delizie e dolore. Per quanto guardi, per quanto discerna il nodo appare sempre inestricabile, intrinsecamente confuso.
1/4/09 Nella notte. Nella notte insonne un vecchio nero, pianista di jazz, sembra impastato del blues che sta suonando. |
23/4/09 L’ospite. Da molto tempo ormai sempre più mi accorgo di essere un ospite. Di questa terra, di questa vita. E nulla di ciò che mi sta attorno mi appartiene veramente. Meno che mai il cieco ansimo rabbioso, meno che mai l’aggressività ottusa. Di mio ho solo qualche modesto sentimento, qualche ideuzza, qualche sogno.
5/5/09 Nei più intimi pensieri. Nei più intimi pensieri sono essenza d’erba, fibra di radice,nerbo di foglia. Desiderio tanto intenso da essere brama. Fuso nel verde, erba tra l’erbe, foglia tra foglie.
6/5/09 Maschi e femmine. Dove abito io ci sono tre mini occupati da ragazze. Non si sentono mai, tutto il giorno a studiare, escono solo per andare a lezione. In un altro mini abitano due ragazzi. Tutto il giorno strimpellano la chitarra, giocano con la pallina, urlano, entrano ed escono di casa mille volte. Sbattendo ogni volta le porte… Com’è che i maschi sono così stupidi ed infantili e le ragazze no!!?? Dipenderà dal testosterone??.
|
15/5/09 Illuminazione. La gioia la colse, all’improvviso, quando la perlacea luce dell’alba sconfisse, infine, la cupezza della notte.
2/6/09 C’era una volta il sorriso… Tutto questo ridere, tutta questa ilarità, questo sorriso perenne che sembra una agghiacciante paralisi del volto. Tutta questa falsa allegria che cerca di nascondere il ghigno terribile del potere assoluto. Viene da piangere ad osservare questo riso immutato, questa maschera ilare che nasconde il verminaio del nulla. Viene da piangere ad osservare il riso degli astanti che riflettono quel ghigno, gli occhi vuoti.
17/6/09 Tanti infiniti. Siamo così pieni di tanti infiniti e continuamente ci abbagliano con le loro eternità. Non ce ne districhiamo per la nostra pochezza ma di essi, comunque, riusciamo pure a vedere qualche sprazzo, qualche scintilla. |
18/6/09 Una giornata ben spesa. Passano tre zingare e un codazzo di bambini. Gli occhi scuri, la faccia astuta. I vestiti di stracci o gli stracci come vestiti. Si guatano intorno la faccia sospettosa e furba. Chissà perché ogni volta mi mettono un sacco di allegria.
Passano due ragazzini, lei si torce le mani per l’imbarazzo, gli occhi brillanti, lui ha il passo incerto paralizzato dalla timidezza. Lei è bianca e lui è nero. (ma allora sono come noi !!!)
La mamma e la figlia hanno un carrello per uno. Ne danno uno al ragazzo nero fuori dalla Coop perché ne recuperi la monetina. L’altro dicono lo diamo a quell’altro nero che sta là in fondo. E’ giusto!
Il cardinal Martini dice a Scalfari: “A volte i non credenti sono più vicini a noi di tanti finti devoti. Lei non lo sa ma il Signore si.”
Accidenti che bella giornata !
|
25/6/09 La stagione degli amori nei colombi. Il piccione fa la sua danza circolare ed il suo continuo canto glu-glu. Gonfia le penne del collo, gira su sé stesso pestando i piedi. Nessuna se lo fila e lui continua. Ma un giorno una scellerata rispose. Ed allora un piccolo balzo, un frullar d’ali ed è già tutto finito.
30/6/09 Razzismo. Quanti nuovi colorati vestiti e quante diverse capigliature. E pelli diverse e svariate culture. Varie incomprensibili lingue e splendidi visi circondati da veli. Nuovi languidi sguardi e nuovi ghigni feroci. Tra i tanti mondi possibili appaiono ora i mondi multicolori. Pensa che sfiga ad essere daltonici e vedere tutto in bianco e nero.!
|
9/7/09 Mondo di delizie. Mi confondi di delizie delle quali mai ho conosciuto eguali. Mi pare incredibile, che proprio a me. Ancora, dopo tanto tempo, non so ancora spiegarmi il perché.
10/7/09 G8. Gli otto grandi (!?) parlano della fame nel mondo nutrendosi di aragoste su piatti d’oro profilati di platino. Discutono di povertà dormendo in suite con biancheria di seta. Chiacchierano dei poveri del mondo mentre dodici segretari fanno i conti dei loro lucrosi cachet. Si scambiano libri di marmo da 100.000 euro ai quali il pensionato, che non arriva alla terza settimana, ha contribuito con 10 euro. Scorre la lacrimuccia sulle orribili macerie mentre 60.000 persone dormono in tende soffocanti. Ora da otto sembra passeranno a 14. Ed il pensionato già paventa che questa volta dovrà contribuire con 20 euro |
11/7/09 Come vorrei. Come vorrei potere essere incorporato nell’erba, assorbito dai boschi, sciolto nel ruscello, fare parte di ogni vivente. E succederà un giorno che ogni mio frustolo, ogni mia particella, ogni mio atomo sarà parte dell’universo mondo.
9/7/09 Traccia antica. Questa antica traccia che pur ci indica la strada del futuro. Questa pista ormai fredda che pure dobbiamo seguire.
20/7/09 In una calda serata di luglio. Una brezza lieve attraverso la stanza agitando le tende come un sospiro. Brezza che, per il suo tocco fresco, sembra l’alito della grazia.
|
22/7/09 Quelle che… Quelle che… la portano in giro nemmeno fosse la madonna pellegrina; Quelle che… sembra ce l’abbiano chiusa in una cassaforte; Quelle che … sembra che la tengono dietro ad una cancellata di ferro (si intravede tutto ma non si può entrare); Quelle che… se la tengono da parte per quando diventano vecchie; Quelle che … sembrano che dicano “entrino signori entrino”; Quelle che… non nuotano a rana perché bisogna allargare le gambe; Quelle che … la tengono sempre al buio perché se no si impressiona; Quelle che ... vorrebbero ma non possono; Quelle che .. loro vorrebbero ma è il marito che non è d’accordo; Quelle che … una tantum la danno malvolentieri al marito (ma certo che Giovanni è un’altra cosa); Quelle che …
|
5/8/09 La putrida putrella. La putrida putrella si svegliò all’improvviso e si rese conto di essere fatta di ferro. Da quel momento cominciò a chiamarsi rugginosa putrella.
7/8/09 L’amore col tempo. L’amore, col tempo, scava radici nel profondo. Come una vecchia talpa affonda la sua tana e sempre meno lascia tracce di sé sopra. Di esso si sente però ancora come un respiro profondo, come tuono lontano che promette tempesta o come desiderata pioggia all’arsura. |
19/8/09 Al nemico. Un tempo, che mi sentivo generoso, auguravo al mio peggiore nemico una rapida dolce morte tra le calde braccia della sua donna. Poi egli divenne più efferato. Ed ora, perciò, è più opportuno augurargli una morte lenta tra atroci tormenti.
Una piacevole novità. Mentre guardavo una vetrina, due giovani fanciulle mi hanno chiesto cosa stessi guardando. Abbiamo così,per un po’, lietamente parlato di cellulari. Che piacevoli sorprese che riserva talora la vita!. Dopo però, non si sa mai, ho controllato che avessi ancora il portafoglio. |
20/8/09 Glenn Gould. Un giorno Glenn trovò infine il piano che aveva così tanto cercato. E nel tristo scantinato di Astoria Street, smemore di tutto, cominciò a suonare da par suo. Creò così dal nulla così tanta bellezza che festoni di note arricchirono lo squallido soffitto di cemento. Creò così tanta armonia che luci e colori mai visti intinsero le scarne pareti. Così fece Glenn , creatore di bellezza.
22/8/09 Dopo un pomeriggio. Dopo un pomeriggio, il fuoco attraverso i muri di pietra, di colpo un vento ha smosso i rami grossi e le girandole sono ridiventate allegre.
5/9/09 Felicità. Felicità è un istante , una brezza lieve sul viso, un vago sentore di profumo, una musica lontana. E’ un istante solo, un rapidissimo flash ed ecco che appare, sospeso nell’aria imbalsamata, l’angelo dell’animo profondo.
|
13/9/09 Sguardi. Sguardi come spade fiammeggianti che trafiggono il cuore, gambe come lance guizzanti, corpi come magie . Il cuore si sfianca nel tanto ammirare.
17/9/09 Animali. Ho sempre avuto tanti animali per casa, e da tempo ormai mi sono formato la convinzione che, cuccioli o adulti, gli animali sono come i bambini. E’ perciò che quando vedo uno che spara agli uccelli o arpiona una balena non posso fare a meno di pensare che quel bastardo sta ammazzando un bambino. Spero tanto, ma lo spero proprio tanto, che il giorno del Giudizio la giuria sia composta solo da animali.
23/9/09 Uomo comune. L’uomo comune attraversa la sua vita cieco. Frange il suo legno contro spaventose onde oppure ristagna inerte nella più soffocante bonaccia. Di nulla comprende il senso. Di nulla comprende di ciò che lo muove. Insulso eroe di ogni tempo, campione assoluto della più totale incoscienza. |
7/10/09 I tre odori. Ho ogni anno tre appuntamenti fissi. All’inizio di primavera, nel piccolo ombroso ritaglio di verde sotto casa, fiorisce il pergolato di glicine. Profumo intenso che entra prepotente in casa e riempie le stanze. Ed è come l’innamorarsi. A maggio invece esplode la grande spalliera di gelsomini. Ti travolge per pochi meravigliosi giorni. Proprio come fa la passione. A ottobre infine fiorisce l’oleandro. Ed è aroma sottile, intenso e delicato insieme, ma per un giorno solo. Proprio come il ricordo sfuggente di una bella donna che ha attraversato per un istante la tua strada. Se ci pensi sembra il tutto una metafora della vita. Tra poco però dovrò cambiare casa. E tra tanti saranno proprio questi tre silenziosi amici che lascerò con più rimpianto. Eh si, sembra proprio una metafora della vita. Ma anche della morte.
23/10/09 Torre. Torre ti facesti, inviolabile, tranne che per il bisogno. Torre ti facesti, inespugnabile, fuori che per il dolore.
19/11/09 Il mondo roverso. Nel mondo rovesciato gli alberi hanno le radici per aria e le foglie sono sottoterra. Nel mondo rovesciato i pesci camminano sulla terra ed i gatti nuotano sott’acqua. Nel mondo rovesciato i puttanieri straparlano di famiglia ed i razzisti adorano il crocefisso.
22/12/09 Neve. Nevica!! I più sgomenti, i piccioni. |