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Parto da un episodio ormai lontano.

Entra un giorno, provenienti dai grandi campi circostanti, nella mia casa un gatto castrato che si affeziona subito e mi segue dappertutto.

Dovunque vada lui è dietro di me, dovunque mi sieda lui viene in braccio, dovunque dorma lui si accuccia e dorme vicino.

Ben presto mi accorgo che è cieco di un occhio il che me lo rende più caro.

Un gatto affezionatissimo tanto che comincio a chiamarlo affettuosamente “francobollo”.

Dopo molto tempo che viveva con me tra la casa ed i campi, nel frattempo il lavoro di autoanalisi era andato molto avanti, il gatto comincia a non mangiare più.

Per più giorni.

E’ affetto da una brutta stomatite ma non riesco a farlo entrare nel trasportino per portarlo dal veterinario.

Gli dò qualcosa per sedarlo, il gatto, semirandagio, si spaventa e lo porto dal veterinario.

Il gatto è ormai terrorizzato, il veterinario lo seda, lo cura e poi lo riporto a casa.

Mangia una volta tantissimo, poi smette di mangiare e dopo due o tre giorni muore.

La cosa mi provoca un forte dolore e cerco di capirne il senso.

Grazie ai sogni ed alla loro interpretazione intuitiva, ben presto mi rendo conto che quell’animale, così caro, rappresentava la mia coscienza dissociata, così come era stata strutturata dall’imprinting infantile.

Rappresentava cioè una parte di me, che mi aveva reso la vita molto difficile fin da dopo la nascita, e che io ormai da diversi anni cercavo di mutare a mio favore.

E quella morte, così dolorosa, rappresentava la fine di quella coscienza che ormai l’autoanalisi aveva quasi completamente mutato, nella direzione della coscienza del Sé.

Era evidente che sul povero gatto erano attive intensissime proiezioni le quali riferivano di un grande amore: Dell’amore che il mio inconscio aveva coltivato intensamente, per così tanti anni,  nei confronti della mia  coscienza  dissociata.

Del nutrimento libidico che esso aveva portato a quella coscienza da sempre, coscienza che io così intensamente stavo cercando di mutare.

Ed è allora che ho compreso il significato profondo, profondissimo, di un difficile verso di Dante:”Amor che nulla amato amar perdona”.

L’Amore, pur a chi non è stato mai amato e che mai ha amato, COMUNQUE DONA amore.

In quanto il per-dono, verso chi pur ci ha fatto tanto male, è comunque e sempre un DONO d’amore.

In altre parole l’inconscio nutre libidicamente sempre, cioè AMA, qualsiasi parte della nostra psiche.

Anche la coscienza del tossicodipendente, anche la coscienza del folle manicomiale, anche la coscienza del crudele assassino, anche la coscienza del suicida, anche la coscienza del più malvagio come del più buono degli esseri umani.

Anche perfino, difficile capirlo e difficile accettarlo, di uno come Hitler.

E quello stesso rapporto d’amore, e anche qui si tratta di reciproco nutrimento libidico tra coscienze, è quello che si manifesta tra esseri umani che si amano, tra genitori e figli e tra figli e genitori, tra esseri umani ed animali che si amano vicendevolmente, ciascuno a suo modo.

Ed il reciproco per-dono è quindi sempre un reciproco dono d’amore.

(scritto il 10/12/22)

 

 

 

 


 

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