Ricordava ancora le straordinarie sensazioni che aveva provato mentre percorreva con la sua auto l’autostrada per Ginevra.
Dopo anni di intenso studio , prima la laurea in fisica poi il master in un settore di alta specializzazione ed infine alcuni anni di ricerca in laboratorio della sua Università, era stato convocato al L.H.C. di Ginevra per assumere là un incarico presso una delle quattro postazioni , la postazione Alice.
Iniziò da lì una esperienza a dir poco entusiasmante.
Non solo per l’incarico che coronava anni di intenso studio ma anche perché tra i computer e le stanze dell’immenso complesso aveva conosciuto Genny ,una fisica inglese , e si erano innamorati.
Vivevano ora insieme in un piccolo appartamento messo loro a disposizione dal laboratorio e pareva loro che della loro vita avessero raggiunto uno dei tanti culmini possibili.
Passarono diversi mesi di quella vita intensa ed una notte Gianni , il nostro fisico, cominciò a fare strani sogni.
Dapprima mentre li faceva e si agitava nel sonno la sua compagna si svegliava e si accoccolava contro di lui per rassicurarlo.
Notte dopo notte quei sogni continuavano disturbandogli il sonno.
Una mattina finalmente gli parve di ricordarne uno o quanto meno un frammento.
Era in un luogo immenso e misterioso con oggetti di svariate dimensioni che ruotavano dappertutto in ogni direzione e che riempivano tutto lo spazio fino all’infinito.
Non capiva dove si trovasse ma gli pareva che era un luogo in qualche modo conosciuto.
Notte dopo notte i sogni continuavano ed in uno Gianni si trovava su un piccolo balcone ed osservava quello sterminato panorama di oggetti volanti e ruotanti.
Alcuni grossi e di varie dimensioni altri piccolissimi che sciamavano dappertutto.
Ogni tanto il luogo veniva attraversato come da un vento furioso che scompigliava l’ordine di quel mondo, qua e là mutandolo.
Gianni non ci si raccapezzava e talora ne parlava con Genny, la sua compagna, ma nessuno dei due era in grado di capire.
Una notte nel sogno in uno dei tanti sciami di oggetti piccolissimi che infestava il luogo dappertutto uno di quegli piccolissimi oggetti che prima ruotava in senso orario di colpo cambiò verso e cominciò a ruotare in senso antiorario.
Gianni notò il mutamento senza capirci nulla.
Al mattino al laboratorio accadde un fatto insolito.
Un ingegnere, un corpulento norvegese addetto alla manutenzione, inciampò in un cavo e cadde rovinosamente su un tavolo travolgendo i due computer che ci stavano sopra.
Un disastro insomma.
Gianni si precipitò verso di lui per aiutarlo a rialzarsi e mentre faticava per tirarlo sù la sua mente fù attraversata da una idea folle: Quell’evento era il cambio di spin dell’elettrone che aveva sognato quella notte.
La cosa era talmente folle ed assurda che cominciò a tremare così intensamente che l’ingegnere pensò che Gianni fosse preoccupato per lui e cercò di rassicurarlo dicendogli che non si era fatto niente.
Dopo quella idea straniante Gianni non riuscì più a concentrarsi sul suo lavoro e chiese al supervisore di potere andare a casa inventando una scusa.
A casa cominciò a riflettere sulla cose della notte e del mattino e cominciò a pensare che forse lo stress del troppo lavoro cominciava farsi sentire e gli faceva perdere colpi.
Si distese sul divano e si addormentò.
Sogno ancora quel luogo sconosciuto ed una vocina dentro di lui ripeteva :Questo è il tuo mondo, è il mondo della tua vita, di Genny, del laboratorio, della tua famiglia lontana, ecc..
Si svegliò di colpo e cominciò a capire.
Era come se il sogno gli dicesse che la vita reale di ciascuno con tutte le sue articolazioni e complessità ha una sua corrispondenza in un mondo piccolissimo fatto da un piccolo grumo di atomi, molecole ed elettroni.
E che il mondo reale che egli viveva così intensamente ogni giorno era solo una rappresentazione di quel mondo piccolissimo , di quel piccolo grumo di energia.
Una specie di sua fedele riproduzione in altra forma ed in altra scala.
Pensando alla caduta dell’ingegnere capì allora che quei piccolissimi mutamenti in quel mondo piccolissimo inducevano mutamenti molto più sensibili ed evidenti nel mondo grande.
Gli pareva una follia pensare queste cose e ancora una volta si chiese se non stesse andando fuori di testa.
La sera al rientro di Genny ne parlò con lei sperando di poter ritrovare un certo ordine nella sua mente.
Sperando che insieme con le loro forti intelligenze potessero dare una sistemazione a tutto ciò.
Anche Genny però stentava a capire ma diversamente da Gianni non era per nulla preoccupata ed anzi cercò di rassicurarlo.
I sogni continuarono ed un po’ alla volta Gianni smise di preoccuparsi ed anzi talora riusciva , al risveglio, perfino a capirci qualcosa .
Al risveglio ne parlava con la sua compagna ed siccome anche lei ricordava spesso qualche suo sogno notturno se li raccontavano a vicenda.
I sogni facevano ormai parte della loro vita quotidiana e spesso Gianni si chiedeva come mai fosse riuscito a vivere tutti quegli anni senza nemmeno riuscire ad immaginare della loro estrema importanza per la vita.