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Talora quando il dolore di un lutto recente è intenso qualcuno di buon senso cerca di consolare colui o colei che soffre dicendogli che occorre farsene una ragione.
Si tratta di un modo di dire che apparentemente non significa nulla ed che invece significa molto.
Farsene una ragione significa in prima istanza che il lutto va elaborato dalla coscienza , la sede elettiva della ragione, ed , e soprattutto, che del lutto , della esperienza dolorosa , occorre prendere coscienza.
Prendere coscienza dell’esperienza , quale che essa sia , implica che la sofferenza che quella esperienza ha provocato, e che la coscienza rimuove come può per non farsene travolgere, affiora progressivamente alla coscienza stessa fino a liberare l’inconscio da essa.
Se così non fosse quella esperienza rimossa e la sofferenza latente, ad essa connessa, continueranno a tormentare l’individuo avvelenandogli la vita.
Il prendere coscienza (delle esperienze vissute e del loro significato, dei significati dei sogni, ecc., ecc.) parrebbe essere, ed in effetti è, una specie di panacea universale per l’igiene e la salute mentale.
Per la conquista di un equilibrio mentale stabile e duraturo.
Per la ricerca della felicità , per il nirvana, per il satori e quant’altro di simile rivolgersi all’isolato più avanti.