All’inizio era la caverna.

Lo stesso gruppo familiare viveva e si riproduceva in gruppi familistici ristretti in un ambiente ostile sia a livello naturale sia a livello di gruppi familiari in concorrenza tra di loro per la conquista delle  scarse  e difficilmente acquisibili risorse alimentari.

La segregazione nell’ambito familiare del gruppo sociale rendeva inevitabili ai fini della conservazione della specie la riproduzione sessuale tra consanguinei.

L’evoluzione sociale dal gruppo familiare alla tribù plurifamilistica ha richiesto la estroversione della libido individuale dall’ambito familiare all’ambito sociale tribale.

E quindi la necessità di reprimere il desiderio sessuale tra consanguinei al fine di ottenere quella estroversione.

Nasce con ogni probabilità da qui il divieto di incesto.

I geni umani hanno in sé sia la storia genetica della specie  ,sia la storia genetica della famiglia di discendenza  , sia la storia genetica dello sviluppo sociale.

E quel divieto così essenziale allora come oggi si ripropone.

La nascita del desiderio sessuale nel bambino verso il genitore di sesso opposto viene perciò inconsciamente represso in quanto socialmente (secondo quell’arcaico principio, valido tutt'ora) inaccettabile.

L’intensità della repressione non è questione marginale.

Ambiti familiari fortemente sessuofobici possono reprimere quel desiderio così brutalmente da porre le basi per la formazione di complessi di castrazione di monumentale rilevanza.

Al contrario una repressione di quel desiderio “con mano lieve” consente la estroversione da parte dell’inconscio della libido e di conseguenza un normale sviluppo psichico e sessuale.

 

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