.
Taluni tendono a considerare il razzismo nelle sue tante forme una delle diverse categorie di pensiero.
Non rendendosi invece conto che il razzismo è il sintomo di una specifica malattia mentale.
La dissociazione da sé coniugata con un più o meno feroce complesso di castrazione produce come sintomatologia minima quella espressione di pensiero sottesa da un radicato odio verso sé stessi ed i contenuti istintuali (tanto diversi e distanti dai contenuti di quella coscienza dissociata) del proprio inconscio.
Quell’odio inconscio si esprimerà perciò con ideologie di tipo razzista e con manifestazioni di odio verso le varie forme della diversità umana.
Come in ogni patologia il razzismo è sintomo di malattia mentale che può avere differenti stadi di gravità.
La forma più grave di essa è quella che induce al passaggio all’azione violenta contro “l’odiato diverso”.
Storicamente il nazismo (ma non solo) ha rappresentato uno dei più alti intensi e pericolosi livelli di espressione relativamente alla gravità di quella patologia mentale. Patologia che ha trovato in una potente infezione psichica di massa un fertile strumento di diffusione verso psiche a quella patologia già predisposte.
Discendendo verso forme di minore gravità si individuano passaggi all’azione meno virulenti ma non meno gravi quali il bisogno di costruire muri* e fili spinati (cioè forme diverse di segregazione fisica e/o giuridiche ) nei confronti di popolazioni confinanti, verso classi sociali meno abbienti, verso etnie e religioni diverse , verso comportamenti umani ritenuti inferiori e devianti (omosessualità, disabilità ,ecc.).
L’autolesionismo è ancora un sintomo di quella patologia e dell’odio verso sé stessi e/o verso il genere di appartenenza , odio sostenuto dalla più o meno potente capacità di distruzione e di autodistruzione del complesso di castrazione.
*Il voler costruire muri segreganti nasce in particolare dal bisogno inconscio di voler mostrare e dimostrare (alla propria coscienza ed al mondo) quanto alto e potente e terribile è il”muro” che l’imprinting infantile ha costruito nella sua coscienza contro gli “odiati” contenuti istintuali del proprio inconscio).