La storia è nota. Sharazad decide di offrirsi volontariamente al principe in quanto esso odia le donne e continuamente ne uccide.
Essa ha però un suo piano e si offre perciò a principe per poterlo attuare e riuscire così a placare la sua pericolosa ira misogina.
Sharazad alla corte del suo principe comincia a raccontargli ogni notte una storia diversa rimandando la conclusione del racconto alla notte successiva.
La cosa va avanti per “mille ed una notte” nel senso di un lungo periodo finchè il principe si innamora della donna e la sposa.
E vissero, si direbbe, felici e contenti.
E così ci lasciano i libri di scuola.
Ma la storia di Sherazad ha un suo senso, è perciò una rappresentazione simbolica.
Il principe misogino rappresenta una coscienza inconscia e schermata nei confronti del femminile che a causa della sua devianza continuamente reprime ed opprime i propri contenuti inconsci.
La dolce Sherazad rappresenta invece Anima la quale ogni notte offre il proprio racconto onirico a quella coscienza dissociata avvincendola sempre di più ed insieme sempre di più mutandola.
Finchè avviene ciò che Jung definisce lo “hierosgamos” cioè l’unione reale tra il principe e la principessa, tra coscienza ed Anima , tra coscienza ed inconscio, tra coscienza ed il Sè.
Il racconto di mille ed una notte è la narrazione di una narrazione cioè il racconto di tanti racconti. E’ perciò un insieme di diverse rappresentazioni i cui significati vengono rimandati “alla notte successiva” cioè ad un tempo successivo e quindi al momento in cui la coscienza riesce ad intuire del racconto onirico il significato di cui esso è portatore.