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Melville è un grandissimo scrittore di cose marinare e in questo lungo racconto narra le vicende di Billy Budd un giovane marinaio arruolato a forza su una grande cannoniera inglese.

Qui trova subito , per la sua vigoria fisica ed il buon carattere , la simpatia degli altri membri dell’equipaggio ma anche l’equivoca ostilità di un sottufficiale.

Il quale alla lunga lo accusa davanti al capitano , il quale anche lui nutre simpatia per il giovane marinaio, di fomentare una insubordinazione.

Billy Bud davanti alla enormità dell’accusa reagisce d’istinto e con un pugno uccide il sottufficiale.

La vicenda si conclude con l’impiccagione del giovane marinaio, impiccagione sostenuta obtorto collo dallo stesso capitano.

La storia è grandemente arricchita, com’è d’uso in Melville,  da particolari marinareschi e da sottili (ed alquanto prolisse) analisi psicologiche dei vari personaggi del racconto.

Come in ogni opera letteraria si tratta di una rappresentazione simbolica del conflitto tra la coscienza malata (qui rappresentata simbolicamente dal sottufficiale) ed il Sé (rappresentato dal giovane marinaio).

Conflitto che sfocia tragicamente nella uccisione del sottufficiale e nella impiccagione del marinaio.

Si vuole qui sottolineare che nei conflitti intrapsichici , derivanti da forme di repressione o di castrazione originatesi nell’ambiente parentale infantile , l’ego cosciente  (nel racconto rappresentato dal capitano della nave ), ancorchè inconsapevole di sé,  è comunque responsabile della propria condizione psichica o per una sua inerzia ed incapacità ad assumersi la responsabilità della propria vita e di quelle condizioni psichiche o per una sua più o meno volontaria complicità con il proprio sistema psichico castrante.

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