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E’ possibile che in una condizione molto primitiva della coscienza i suoni vocali (i canti*) fossero una modalità alquanto arcaica con la quale venivano espressi i significati del Sé.

Modalità che si riproporrebbe nel tempo con l’ espressione musicale, sia antica che moderna.

Che i linguaggi musicali abbiano loro significati profondi, ancorchè non intelliggibili, è cosa nota.

Ma tutto questo mi fa pensare che la musicoterapia, in una condizione particolarmente difficile della coscienza del paziente, potrebbe essere terapeutica in un modo incomprensibile per tutti ma non per l’inconscio del soggetto.

In particolare nei soggetti autistici o con gravi limitazioni sensoriali.

In tale quadro si innesta l’Ear Worm.

Potrebbe essere la modalità con la quale contenuti arcaici del codice generico del Sè si esprimono in una forma estremamente primitiva esattamente corrispondente allo sviluppo delle forme di espressione della specie a quel livello della sua evoluzione.

Fenomeno mentale che oggi, molto più evoluti psichicamente, percepiamo come disturbo ma che all'epoca in una situazione evolutiva di coscienza molto meno evoluta e sviluppata poteva essere l'unica modalità "simbolica" con la quale l'inconscio comunicava con la coscienza del dormiente.

(*) Con riferimento alle "Vie dei canti" degli aborigeni australiani.

                               (scritto il 07/12/23)

 

 

 

 

 

 


 

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