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I costrutti inconsci della coscienza , alieni al Sé, subiscono da parte dei contenuti dell’inconscio una continua spinta verso l’affioramento nella coscienza stessa. Una continua spinta cioè a manifestarsi attraverso l’espressione e quindi a rappresentarsi in qualche modo nella realtà sensibile.

Si tratti di verbalizzazione o espressioni caratteriali e/o comportamentali quei costrutti nel confronto con un inconscio svuotato tendono inevitabilmente a manifestarsi ed a esprimersi.

Nel corso della terapia questa spinta all’emersione è ovviamente una condizione felice per il prosieguo  positivo della terapia stessa.

Talora affinchè ciò avvenga ci vuole del tempo e molta pazienza da parte dell’analista.

E non solo.

E’ necessario anche , come si è più volte ripetuto, che il suo inconscio sia libero e liberato in modo da esercitare nel confronti dell’altro la necessaria  forza attrattiva (l’attuazione del principio dei vasi comunicanti in altre parti richiamato).

Oppure se si vuole ricorrere ad una notazione buddista la quale esprime in altro modo lo stesso concetto: Tsong-Kha-Pa :”Se la mente dell’insegnante non è domata non c’è speranza che egli riesca a domare quella degli altri”).

E questo è anche uno dei motivi della durata delle terapie stesse.

Il frammento di Eraclito a questo bisogno di emersione dei contenuti inconsci (le anime), e di conseguenza dei sovrastanti ed opprimenti costrutti castranti , allude.

Piacere delle anime è passare dallo stato inconscio alla condizione di coscienza (l’anima umida).

Qui essa dovrà subire una ulteriore trasformazione , cioè l’interpretazione del significato , transitando quindi dallo stato umido allo stato secco (Fr. 56 L’anima secca è di tutte la migliore e più saggia).

Se i contenuti inconsci invece popolano la coscienza senza subire nessun processo di trasformazione l’individuo rimane infantile e “Uomo ubriaco un fanciullo lo guida:Il piede gli vacilla e non sa dove mettere il passo:egli ha umida l’anima (Fr.55)