L’identità rappresenta per ciascun individuo il centro focale del suo essere, il perno su cui ruota la sua vita.
Che se ne renda conto o meno, e quali che siano i suoi interessi, quel focus è il nucleo mentale del suo essere al mondo.
Il focus , il nucleo centrale della identità individuale è il proprio Sé.
Lo è però quando la sua immagine sia stata integrata nella coscienza.
Lo è in minima parte quando solo alcune parti di quel Sé siano state integrate nella coscienza stessa.
Se l’individuo non ha avuto modo nell’infanzia di integrare nella sua coscienza alcun contenuto di sé (del proprio Sé) , una condizione psichica che si potrà ben definire “border line” , la coscienza sarà costretta a costruire una identità sostitutiva rispetto a quella assente.
Tanto più essa sarà lontana dal suo Sé tanto più lontana quella identità sarà dalla reale identità dell’individuo.
Questa simil-identità si fonderà perciò sui costrutti artificiosi, elaborati dalla coscienza sulla base delle informazioni da essa assunte dall’ambiente parentale infantile, sulla base cioè di un falso sé.
Quei costrutti genereranno anche nella coscienza delle credenze su quale sia circa la natura dell’individuo le quali proietteranno su queste credenze (mistiche, religiose, ideologiche , politiche, ecc.) e sull’ego il proprio senso identitario.
Per dirla semplice l’individuo crederà fermamente che quel dio, quella ideologia, quel leader , quel guru, ecc. sia la radice vitale del suo essere negando di conseguenza a sé stesso ogni valore e ogni realtà.
Anzi rifiutando in modo feroce proprio ciò che definisce la sua reale identità.
La coscienza, che fondi l’identità dell’individuo sul falso sé (quale che esso sia), svilupperà nei suoi confronti difese , schermature e resistenze formidabili in quanto l’identità (o ciò che la coscienza crede essere identità) è una componente essenziale dell’istinto di sopravvivenza sia fisico che sociale.