Si osserva che nel caso in cui l’inconscio sia stato liberato, dal lungo lavoro di integrazione nella coscienza dei suoi contenuti, esso si rende disponibile a recepire contenuti inconsci di individui altri aventi inconsci sovraccarichi di rimosso e di contenuti del Sé non integrati.

Operando quindi grazie al transfert ed alla comunicazione in funzione terapeutica nel confronti di costoro.

La condizione minima è che si instauri tra l’inconscio liberato e l’inconscio dell’altro un legame transferale.

Cosa bellissima ed utilissima ai fini di una terapia breve.

Volgiamo però ora la nostra attenzione al bambino appena nato.

Il suo inconscio è una pagina bianca pronto a recepire qualsiasi contenuto (in primis teoricamente quelli istintuali del suo Sé).

Nell’attesa riceve grazie al legame affettivo con l’ambiente parentale infantile i contenuti inconsci di questo ambiente costruendosi poco alla volta uno scenario che rappresenta l’ambiente nel quale è nato.

Grazie alla ricettività di quel inconscio in formazione ove i genitori siano individui dissociati (come avviene nella quasi generalità dei casi) essi infliggeranno a quell’inconscio con un colpo solo ma fatale la chiave, il messaggio, la cifra della loro dissociazione imprimendola in quell’inconscio innocente.

E segnandolo per sempre.

Quello che avviene dopo nel corso di quell’infanzia e solo comunicazione sensibile confermativa di quella chiave iniziale.

Un genitore dissociato , per quanto amorevole e di buona volontà, non può che dare ai figli messaggi sensibili dissocianti e dissociativi a continua conferma di quel messaggio iniziale.

Il transfert cura nell’adulto, grazie ad un inconscio liberatosi, ma uccide invece nel bambino castrandogli ogni speranza di crescita psichica normale nel caso di ambienti parentali dissociati.

 

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