A forza di osservare, interpretare e cercare di capire si viene a capo di qualcosa.
In particolare su quale sia la reale ultima funzione del transfert.
Ricapitoliamo:
Nel corso di una terapia , qualsiasi cosa si possa intendere con questa definizione quando è in atto una dialogo a valenza affettiva tra un individuo il cui inconscio è sgombro ed un altro che invece ha gran bisogno di aiuto, tra i due inconsci si instaura un dialogo a livello subliminale nel corso del quale i contenuti inconsci dell’altro si “scaricano” nell’inconscio liberato e grazie al dialogo in atto vanno , finalmente , alla coscienza dell’altro.
MUTANDOLA nella direzione di una sempre maggiore accettazione nei confronti dei contenuti di quell’inconscio dissociato ed emarginato.
Ma questa forma di comunicazione subliminale, che si sviluppa al di sotto del livello della coscienza ed i cui contenuti si manifestano nei sogni dell’individuo che soccorre, ha uno scopo, un fine.
E questo fine è aiutare la coscienza dell’altro a far conoscere dapprima ed a far sviluppare dopo la capacità intuitiva, la funzione intuizione.
In modo da rendere continuo e permanente un rapporto costruttivo e proficuo tra quella coscienza ed il suo inconscio.
Ripeto: nella coscienza dell’altro.
Cioè senza che l’ego dell’individuo si renda conto di nulla e senza che egli continui a capire qualcosa di sé e del suo stesso linguaggio onirico.
La cosa funziona secondo il principio che a colui che ha fame si può dare un pesce (e mangerà un giorno solo) oppure si può dare la canna da pesca e l’esca ed allora mangerà sempre.
A partire a questo momento la funzione di sostegno ed aiuto di colui che qualcosa capisce dell’altro viene ad essere pressoché superflua.