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Io non so se la psicoanalisi possa o meno considerarsi una scienza secondo le definizioni che si danno comunemente alle scienze in quanto tali.
Non lo so e nemmeno mi interessa saperlo.
Ciò che si intuisce in psicoanalisi quando si interpreta intuitivamente un simbolo , un comportamento, un sintomo, un evento , ecc. sfugge ad ogni possibilità di verifica sperimentale.
A meno che la guarigione del paziente dai suoi sintomi, paziente sottoposto per tutta la durata della terapia analitica all’implacabile “bombardamento” delle intuizioni del suo analista in risposta ai suoi sogni , alle sue paure , alle sue resistenze, ecc. ecc., non possa considerarsi prova scientifica della efficacia di quelle intuizioni e della teoria psicoanalitica che supporta la coscienza di quell’analista ,quì ed ora.
Il fatto che è le intuizioni , per quanto si cerchi di capire il funzionamento della funzione intuizione , continuano ad avere l’aspetto, il gusto e la sensazione di “verità rivelate” senza che nessuno sia in grado di dire quanta “verità” ci sia in esse.
Senza che ci sia alcun modo per dimostrare sperimentalmente la fondatezza di quella presunta “verità”.
La cosa assomiglia molto alla indeterminazione irrisolvibile di taluni fenomeni di fisica quantistica tanto che taluni nel campo della fisica cominciano a pensare che tale indeterminazione sia il limite strutturale della conoscenza in quello specifico campo e sia pertanto il modo, l’unico modo possibile , in cui la Natura si presenta nelle sue dimensioni ultime alla intelligenza dell’uomo.
In questo pianeta , in questa specie.
Fermo restando che le cose potrebbero essere ben diverse in un mondo diverso e/o con specie aventi intelligenze diversamente strutturate.
Anche per questo in nessun altro campo come in quello della psicoanalisi il procedimento euristico sembra essere l’unico procedimento cognitivo possibile.
Cioè un metodo di approccio alla soluzione dei problemi che non segue un chiaro percorso ma che si affida all’intuito ed allo stato temporaneo delle circostanze al fine di generare una nuova conoscenza in particolare di tipo euristico.
Approccio finalizzato alla costruzione di una teoria (di molte successive teorie) la quale possa indicare le strade e le possibilità di approfondimento nel tentativo di rendere quella teoria progressiva e cioè in grado di garantirsi uno sviluppo empirico tale da prevedere fatti nuovi non noti al momento dell’elaborazione del nocciolo della teoria stessa.
Si potrebbe cioè dire con Anton Zeilinger in “ La danza dei fotoni Da Einstein al teletrasporto quantistico” che “è euristica una intuizione che aiuta a favorire una scoperta , permette di fare congetture o ipotizzare come funzioni un particolare fenomeno .Ciò non implica necessariamente che sia possibile grazie ad essa dimostrare l’idea, il concetto o la teoria grazie ad essa formulata.”