Si può anche pensare che il fatto che la psiche deviata interagisca negativamente , in molti modi possibili, con la realtà sensibile , con il corpo, con i suoi organi e con le sue funzioni sia una modalità della Natura inconscia di ricercare con quelle modalità di interferenza un adattamento evoluzionistico possibile ad una condizione psichica che l’ambiente parentale ha imposto.
Cioè in altre parole che la malattia mentale e le patologie psicosomatiche siano l’adattamento evoluzionistico possibile a quella particolare condizione psichica che solo la razionalità sociale valuta come patologica.
In questo quadro non è possibile escludere che quelle devianze psichiche possano interagire in qualche modo a feedback anche con il codice genetico dell’individuo modificandolo in qualche modo in senso peggiorativo (secondo la visione sociale) allo scopo di adattare l’individuo e la sua successione genetica all’ambiente particolare da quell’individuo incontrato.
Per certi versi è come se l’enorme numero di condizioni ambientali parentali infantili create dai comportamenti degli esseri umani costituissero per la Natura una sorta di sfida a ricercare ogni volta con tutti gli strumenti biologici possibili, che essa ha a disposizione, per ciascun individuo, che si trovi a nascere in uno di quegli ambienti (inconsapevolmente ostili alla crescita psichica, alla vita, alla istintività, ecc.), l’adattamento funzionale possibile ai fini della sua sopravvivenza e della sopravvivenza delle sue generazioni successive.
La biologia , la psicoanalisi, la medicina, ecc. valutano correttamente quegli adattamenti come patologie di diversa gravità mentre con esse la Natura sta “solo” facendo il suo lavoro evoluzionistico nelle (più o meno terribili) condizioni ambientali infantili date.
Le patologie di svariatissima natura e gravità del feto, del bambino e dell’adulto sarebbero la risposta evoluzionistica possibile con la quale la Natura risponde a condizioni ambientali parentali infantili di corrispondente gravità