.
Sulla base della narrazione che lo scrittore e viaggiatore Bruce Chatwin ne fa nel suo libro, “Le Vie dei Canti”, e G. Strehlow nl suo libro, Songs of Central Australia,.si capisce che queste vie immaginarie tracciate da ogni generazione di aborigeni attraverso l’intero continente australiano altro non sarebbero che le proiezioni sul territorio dei percorsi dei contenuti istintuali del loro Sé nell’inconscio, dal codice genetico alla coscienza.
Ed i canti* (uno per ogni generazione così come i percorsi) sarebbero perciò una forma di trasmissione sonora della conoscenza di sé dai genitori ai figli.
E queste vie, questi percorsi tracciano e materializzano la proprietà di ogni generazione su quel percorso e sul territorio corrispondente.
Insomma una rappresentazione simbolica nella realtà di un processo di crescita così come avviene nel dormente, rappresentato via via dalla funzione onirica.
Nulla di diverso si potrebbe dire di ciò che fa colui o colei che avvia una propria autoanalisi.
Là non in consapevolezza, qui in consapevolezza.
Lo stesso processo di trasmissione della conoscenza di sé che avviene spontaneamente in tutte le specie animali tra genitori e figli.
Lo stesso processo che avviene tra genitori, appartenenti alla specie umana, coscienti di sé (anche se di ciò inconsapevoli) ed i loro figli: Una trasmissione spontanea di conoscenza di sè tra le coscienze dei genitori e le coscienze dei figli, nei quali la coscienza genitoriale avvia e corrobora, inconsapevolmente per tutti, il processo di crescita psichica di questi ultimi.
Esattamente come (non) avviene comunemente, ma qui è comunicazione patologica e patogenica, con l’imprinting infantile che comunica e struttura nella coscienza e nell’inconscio dei figli la stessa patologia mentale dei genitori.
(*) I “Canti” come rappresentazione simbolica musicale e sonora dei contenuti istintuali inconsci del Sé. Che in essi si rappresentano oppure si materializzano, rappresentandosi, nella pietra e nella architettura (Per esempio,I Quattro Canti di Palermo).
E' possibile che in talune culture particolarmente primitive "i canti", le comunicazioni sonore, fossero una modalità per trasmettere la conoscenza di sè emulando con i suoni la comunicazione simbolica propria della funzione onirica.
E se ciò fosse ciò significherebbe che la musica ,nella sua "incomprensibilità," sarebbe ciò che è derivato di quell'arcaica modalità di trasmissione della conoscenza di sè.
(*) Non puoi percorrere la via prima di esser diventato la Via stessa. (Gautama Buddha).
Gli Aborigeni avevano un concetto molto simile: "Molti uomini, dopo, diventano Paese, Antenati". Percorrendo e cantando per tutta la vita la Via del Canto del suo Antenato, alla fine un uomo diventava la pista, l’Antenato ed il canto stesso.
(scritto il 07/12/23)