Tra gli orrori dell’oggi si presenta , insieme alla violenza contro le donne , anche questa manifestazione di follia moderna.
Che segue le tracce di una follia antica che è quella delle discriminazione di vario genere e natura contro il sesso femminile in ogni epoca ed in ogni angolo del mondo.
Follia che nasce dalla dissociazione da sé e dal fatto che la coscienza dissociata e le varie subculture che essa produce tendono a proiettare sulla diversità (e la femmina è indubitabilmente diversa dal maschio) la diversità dei contenuti inconsci negati, segregati e terrorizzanti.
Il femminicidio ha però in sé un tragico di più.
La castrazione avvenuta nell’infanzia, da parte di ambienti parentali con condizioni psichiche che tale azione ha prodotto ed indotto nei bambini , genera nella inconsapevole piccola vittima un dolore ed una sofferenza profonda che egli non può e non deve percepire.
Non può percepire a causa di una piccola coscienza ancora in formazione e non deve percepire perché un dolore ed una sofferenza di tale intensità disintegrerebbe quella piccola coscienza che perciò da essa drammaticamente si difende.
Ma quel dolore è stato e quel dolore è.
Segregato e continuamente rimosso nel profondo dell’inconscio dove in molti modi incomprensibili per l’individuo adulto si sono riflessi e si riflettono nella sua esistenza quotidiana in essa vagamente rappresentandosi.
Finchè un giorno si prospetta all’orizzonte una nuova e drammatica separazione.
La separazione da una compagna che per molti e svariati motivi non regge più il tipo di vita che la condizione psichica del compagno le ha imposto.
Questa nuova separazione , che incarna ed invera quella ben più antica, costella e si collega istantaneamente a quella separazione, ancora più tragica : la definitiva separazione da sé così come generata dalla castrazione infantile.
Si costella e si collega a quell’evento drammatico ma si costella e si collega anche alla sofferenza che esso ha all’epoca suscitato e che la coscienza a suo tempo ha mantenuto segregata e latente nell’inconscio, difendendosene.
Il terrore e l’incapacità di vivere oggi per allora una sofferenza già allora insopportabile e che la separazione di oggi resuscita ed attualizza rispetto alla separazione di ieri scatena dunque la follia omicida.
Allora erano le difese della piccola coscienza inconsapevole ad impedire a quella antica sofferenza di dilaniarla mentre oggi è la follia omicida, e talora anche suicida, ad assumersi quel ruolo di tragica difesa .