Tra istinti animali e comportamenti socialmente accettabili c’è la mediazione della coscienza sociale.

La coscienza sociale esiste quindi come conseguenza del fatto che gli esseri umani vivono in società variamente organizzate.

E’ ciò la conseguenza del fatto che gli esseri umani sono animali altamente sociali.

Negli altri animali che hanno sviluppato comportamenti sociali si deve presumere (facile presunzione quindi)  che esista un qual certo nucleo di coscienza sociale con la capacità conseguente e necessaria dello sviluppo di un qualche linguaggio sensibile : vocale, olfattivo, comportamentale, ecc..

La necessità negli animali sociali della esistenza di linguaggi sensibili farebbe comprendere che coscienza sociale e coscienza a specchio (la coscienza che percepisce dai sensi) siano la stessa cosa.

Questo linguaggio, questi linguaggi sono il tramite ed il legame che lega tra di loro i vari membri dello stesso nucleo familiare e sociale.

Tanto più la società ha sviluppato nel tempo regole interne molto rigide e repressive (dovute a svariati fattori religiosi, economici,  culturali, storici, ecc.) tanto più severe saranno le regole di castrazione psichica che gli ambiti familiari imporranno ai nuovi venuti .

Contemporaneamente quelle regole rigide e severe di castrazione psichica garantiranno , in un continuo reciproco  rimbalzo a feedback, la perpetuazione di quelle regole sociali  rigide e repressive.

In talune società queste regole di castrazione , le quali hanno come punto di focalizzazione la sessualità, sono così severe da giungere al punto di  avere la necessità di doversi rappresentarsi nella realtà  in azioni “rituali” castranti contro parti degli organi genitali maschili o femminili.

Società ed ambiti familiari che impongono regole di castrazione psichiche  molto rigide e severe produrranno individui in grado di esperire comportamenti estremamente distruttivi verso sé stessi e verso gli altri.

Agendo così in quei comportamenti il principio di autodistruzione che è connaturato ai complessi di castrazione.

Quando il rapporto tra gli istinti animali e la coscienza produce comportamenti socialmente inaccettabili l’individuo viene definito folle e si applicano allo stesso regole di contenzione severe.

Dal che si desume che la definizione di follia è parametrata più alle regole sociali violate o disturbate dal cosiddetto folle piuttosto che alla sua reale condizione psichica.

Quando quel rapporto produce invece “solamente” difficoltà di adattamento a sé stessi, al proprio ambito familiare ed al proprio ambito sociale l’individuo viene definito nevrotico.

In tutti gli altri casi il rapporto tra istinti animali repressi e coscienza dissociata produrrà “solo” individui infelici.

 

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