Silvano conosceva un amico di vecchia data al quale era affezionato pur avendo quest’ultimo un tratto caratteriale un po’ particolare.

Era per dirla semplice un grande criticone.

Qualsiasi cosa Silvano indossasse subiva sempre la critica spietata dell’amico. E così era per le sue idee , per i suoi gusti in fatto di cibo , ecc.

L’amico riteneva di essere in merito ai vestiti, al cibo, alla cultura, ai gusti , ecc.  una specie di master, sicuramente di gran lunga, riteneva,  più attrezzato culturalmente , più competente e , per dirla completa,  sicuramente più intelligente di Silvano.

Il quale pazientemente sopportava quelle critiche intravedendo in esse il limite e la fragilità dell’amico.

Una sera , durante il giorno l’amico era stato particolarmente ficcante e particolarmente fastidioso nel declamare i presunti propri pregi e i presunti innumerevoli difetti di Silvano, quest’ultimo lo invitò a cena a casa sua.

Al mattino aveva comprato due bottiglie di vino  una di grande etichetta e l’altra di etichetta ben più modesta ed economica , un vino diciamo pure piuttosto popolare.

Con un filo di indubitabile perfidia aveva travasato il vino di grande etichetta nella bottiglia di vino scadente e quello di vino scadente nella bottiglia di grande etichetta.

La sera a cena le due bottiglie facevano bella mostra di sé sul tavolo e mentre Silvano versava il proprio vino dalla bottiglia  dalla etichetta scadente l’altro versava ripetutamente  il proprio dalla bottiglia di grande etichetta.

Sorseggiandolo, strabuzzando gli occhi, facendo schioccare la lingua e lodandone continuamente la meravigliosa qualità.

Sono contento che ti piaccia , gli disse Silvano.

Certo che mi piace , rispose l’altro, non è mica quella schifezza che stai bevendo tu. ! Non so proprio come tu faccia  a bere quel vino lì.Non capisci proprio niente !

La coscienza dissociata “ragiona”, per così dire,  per etichette.

Ciò che è venuto a lei nella infanzia , etichettato “mammina” o “papino”  (con riferimento a figure parentali reali peraltro inconsapevoli ed incolpevoli)  diventa un fortino inattaccabile a prescindere da cosa,  da quale schifezza o addirittura da quale orrore ci fosse “dentro la bottiglia”.

E questo modo di ragionare , per etichette  diciamo così,  è molto diffuso.

Moltissimi votano alle elezioni guardando solo alla etichetta ed ignorando cosa ci sia “dentro la bottiglia”.

Lo stesso accade  per le ideologie, per i vestiti, per la moda .

Lo stesso accade anche rispetto alle persone.

Grazie alla etichetta l’abito fà il monaco anche se sotto l’abito c’è ben altro.

E quando assaggiano “il contenuto della bottiglia” sono talmente  condizionati dalla etichetta da non capire nemmeno quale schifezza stiano sorseggiando.

A molti nell’infanzia anziché aiutarli a trovare la loro vera identità ,la loro vera personalità, l’ambiente parentale appiccica loro una etichetta in fronte.

Molti ci vivono per tutta la vita senza dolersene mentre ad altri questa etichetta sta stretta strettissima ed inoltre comincia a sanguinare dappertutto.

Si dibattono disperatamente per cercare da quella etichetta di liberarsene , dato che più che una etichetta  parrebbe essere più una corona di spine.

 Alcuni per liberarsene  trovano la strada giusta ,quella della psicoanalisi.

 

 

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