Piacere delle anime è diventare umide (Eraclito Fr. 54);L’anima secca è di tutte la migliore e più saggia ( Fr.56).

Ovvero la scoperta del borotalco

 

E’ cosa nota che gli antichi romani avessero una particolare predilezione per i bagni nelle acque termali.

E dove esse non sgorgavano spontanee dal sottosuolo gli antichi romani costruivano grandi e complessi stabilimenti termali nei quali potevano prendere il bagno nelle acque calde appositamente riscaldate.

Tant’è che nelle terre che conquistavano , terre anche  molto lontane da Roma, là venivano costruite grandi e piccole terme dove sia i doloranti centurioni sia le matrone e le donne dei soldati potevano ristorarsi.

Naturalmente le terme più importanti e più frequentate erano in Roma e nei territori vicini dove i nobili romani passavano le loro vacanze.

I bagni termali erano come si è visto molto apprezzati dalle matrone e dalle donne dell’antica Roma anche se quei bagni avevano una antipatica conseguenza.

Per quanto le donne si strofinassero con i loro grandi teli di lino (all’epoca come si sa non si conosceva dell’esistenza del cotone e  meno che mai degli accappatoi di spugna) i loro corpi restavano sempre fastidiosamente umidicci con la conseguenza di inumidire anche le vesti indossate dopo il bagno.

Anche la giovane matrona Giulia, moglie del vecchio senatore Liberio che l’aveva sposata in seconde nozze, si lamentava dell’inconveniente soprattutto nella stagione invernale nel corso della quale il freddo rendeva ancor più sgradevole quella condizione.

Un giorno il suo fedele schiavo Tarquinius vagando per le campagne romane in cerca di erbe medicinali osservò una divertente scenetta.

Alcuni passerotti si bagnavano in una pozzanghera e subito dopo andavano a rotolarsi dentro una polvere bianca e sottilissima che abbondava poco distante.

Dopodichè scrollavano un attimo le alucce e le piume e volavano via in una nube di povere sottile perfettamente asciutti.

Di quella polvere era cosparso il terreno in quanto a pochi metri si ergeva una parete candida dalla quale essa spontanea cadeva, accumulandosi sul terreno.

Tarquinius incuriosito la palpò per bene ,vi soffio sopra osservandone la quasi impalpabilità , bagnò le mani in una pozzanghera e poi le strofinò con la polvere bianca.

Battè un paio di volte le mani e la polvere venne via e le mani restarono perfettamente asciutte.

Tarquinius che conosceva il cruccio della sua padrona ebbe una intuizione, raccolse molta polvere in un grosso sacchetto e la porto da Giulia.

La quale dapprima diffidente e poi sempre più entusiasta scoprì il piacere di asciugarsi per bene subito dopo aver preso il consueto bagno.

Ne fu tanto grata a Tarquinius da riscattarlo dalla sua condizione di schiavo rendendolo liberto.

L’uso del talco, che questo era quella polvere bianca impalpabile, si diffuse ben presto in tutta Roma e non disdegnavano di usarlo, grazie alla sua utilità , anche i rudi centurioni.

Tarquinius mise sù grazie alla sua intuizione un piccolo e proficuo commercio e sempre di più entrò nelle grazie della bella Giulia fino a che ella, graziosamente, lo fece  entrare anche nella sua camera da letto.

E tutti vissero felici e contenti.

 

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