Immaginiamo una scenario possibile:

Il piccolo Sé (ed i suoi contenuti) del bambino e della bambina , sospinto dalla programmazione genetica e dalla istintualità, tenta l’accesso alla coscienza allo scopo di poter ivi sviluppare  il normale processo di sviluppo psichico.

Tenta l’accesso ed a causa di un ambiente parentale infantile ostile (e quindi di una coscienza emulativamente diventata essa pure  ostile) riceve un rifiuto (rimozione/censura).

Rifiuto che possiamo ben immaginare dolorosissimo (Ma come la mia coscienza , la mia casa, i miei affetti più cari, le persone delle quale mi fido ciecamente e dalle quali dipende la mia sopravvivenza mi sbattono brutalmente la porta in faccia !!!???.Ma com’è possibile ???!!!).

Il rifiuto purtroppo si ripeterà nel tempo e diventerà una costante per tutta l’infanzia e l’adolescenza. Accompagnato ogni volta da altrettante ferite dolorose e laceranti.

Può stupire se nell’adulto ogni rifiuto può suscitare reazioni a volte incomprensibili ?

Può stupire se ad ogni rifiuto antiche ed antichissime ferite si riaprano e ricomincino a   sanguinare?.

Può stupire, se pur di evitare un ennesimo rifiuto, una ennesima ferita dolorosa, l’individuo si rinchiuda in sé stesso e tenti di sfuggire dal mondo ?.

Solo per accennare ad alcune (forse le più lievi .le più ovvie, le più banali) delle conseguenze comportamentali possibili generate da quelle esperienze infantili inconsce.

In un mondo, quello psichico, che vive di coppie di opposti (e quindi di potenziali conflitti da risolvere) il termine opposto rispetto al rifiuto è il desiderio.

A questa coppia è connessa anche la coppia di opposti piacere/dolore.

Il Sé profondo desidera, ambisce, spera ,insiste (il suo obiettivo è la coscienza) e questa invece continuamente , pervicacemente rifiuta.

E’ possibile che da questo scenario originario nasca una specie di  equivoco che è poi diventato un must della psicoanalisi:il complesso di Edipo ed il complesso di Elettra.

L’individuo proietta la sua coscienza ed il suo desiderio verso la figura parentale di sesso opposto rispetto al suo genere di appartenenza: In quanto rispetto al Sé, ai suoi contenuti ed ai suoi desideri  la coscienza si pone appunto come opposta ed oppositrice.

Il bambino proietterà perciò la propria coscienza ed il suo desiderio verso la figura femminile a lui più prossima e cioè la figura materna e la bambina farà lo stesso ma ovviamente verso la figura paterna.

 

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