Partiamo come facciamo spesso da una osservazione etologica cioè da una osservazione sui comportamenti animali.
Il gattino Tommy è stato nella sua infanzia sfortunato. Ha preso una botta non si sa come e si è rotto il femore.
Operato ha passato un paio di settimane di convalescenza in casa per poi riprendere le sue abitudini fuori di casa riprendendo un po’ alla volta la funzionalità dell’arto tanto che ormai sono quasi invisibili gli effetti di quell’originario incidente.
Ma….
Se gli effetti fisici di quell’originario trauma sono ormai pressoché invisibili quegli effetti però sono rimasti sensibili a livello psichico.
L’animale è meno aggressivo dei suoi colleghi maschi che vivono liberi in mezzo ai campi, è mediamente più timido e più spaventabile e così via.
Il processo di crescita psichica è processo dinamico che soggiace a due diversi tipi di pressione: Da un lato la pressione biologica e genetica interna che coadiuva allo sviluppo dell’istintualità e dall’altro lato la pressione dell’ambiente esterno che coadiuva allo sviluppo della capacità adattativa all’ambiente stesso.
Se questo processo dinamico fosse riferito , come è assolutamente riferibile allo sviluppo psichico dell’essere umano, si potrebbe dire che esso soggiace da una parte alla pressione biologica e genetica da parte dell’istintualità dell’inconscio sulla coscienza e dall’altra parte dalla pressione dell’ambiente parentale infantile cioè della realtà sensibile.
Se le due pressioni sono in equilibrio lo sviluppo psichico del gatto (sia esso Tommy o Fuffy) e dell’individuo avviene in maniera dinamicamente equilibrato ed in egual misura si sviluppa nella coscienza e nell’inconscio l’ambiente istintuale interno e l’adattamento all’ambiente reale esterno.
Ma se l’impatto della realtà ambientale nella psiche del cucciolo o del bambino è troppo intenso o addirittura violento quello sviluppo avviene in modo squilibrata, quell’equilibrio dinamico viene troppo sbilanciato a favore dell’ambiente esterno ed a totale danno e svantaggio dell’ambiente istintuale interiore.
In questo senso si può allora ben parlare di trauma iniziale nel senso di una pressione sbilanciata e continua da parte un ambiente troppo invasivo, troppo potente e troppo scriteriato (a dir poco) rispetto a quello interiore del cucciolo o del bambino invece delicatissimo e fragile.
Occorre intendersi circa il significato di pressione ambientale troppo intensa e sbilanciata rispetto alla pressione istintuale dell’ambiente interiore.
E’ pressione ambientale troppo intensa e sbilanciata quella generata da un ambiente parentale infantile troppo aggressivo e violento (cioè troppo castrante) ma è pressione ambientale troppo intensa e sbilanciata anche quella generata da un ambiente parentale infantile troppo amorevole, troppo molle, troppo permissivo nel quale il bambino viene sostanzialmente abbandonato a sé stesso senza un percorso di crescita esterno che coadiuvi nella giusta direzione il percorso istintuale interiore o come accade fin troppo spesso con un percorso di crescita (di non-crescita) esterno distorto e deviante.
Come nasce allora la psicoanalisi?
Cosa fa il curatore paziente nei confronti del gattino sfavorito dalla sorte ?
Subentra compensando per come può il gap psicologico lasciate nella gatto adulto da una antica sorte avversa.
Attenua cioè l’effetto negativo con un surplus di protezione. Crea insomma una protesi di ambiente naturale che compensi quel gap e consenta alla bestiola di sopravvivere senza farsi travolgere da un ambiente implacabile.
Insomma fa, per il piccolo animale, quello che può nella condizione data.
Nel caso dell’essere umano invece c’è la psicoanalisi che non fa solo quello ma che aiuta anche un ambiente interiore, partito svantaggiato a causa dell’ambiente parentale infantile sfavorevole, a svilupparsi dandogli supporto esterno fino a pareggiare e superare lo svantaggio iniziale.