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La nonna gatta ha circa dieci anni ed è una placida gattina un pò sovrappeso.E’ la gatta più anziana tra quelle che bazzicano il giardino.
Da qualche giorno si nota una specie di alopecia sulla parte finale della schiena e all’inizio della coda.
Dapprima si pensava che strusciando sotto le reti dei giardini avesse perso , per strofinamento , il pelo del fondo schiena.
Una sera osservandola si scopre che la gatta si lecca la pelliccia e si strappa con i denti i peli della pelliccia proprio in quella zona.
Talora se una gatta è sottoposta dal suo ambiente ad una condizione di stress può accadere che essa si strappi i peli procurandosi ciò che si chiama “Alopecia psicogena felina”.
In effetto da qualche mese la gatta subisce continui attacchi disturbanti da parte un cucciolo di sette mesi che con la sua inesauribile vitalità continuamente la assale facendola infuriare.
Alla nonna gatta occorrerà dare più attenzione, più affetto e tranquillità intanto che il maschietto, il quale sta raggiungendo la maturità sessuale, trovi nelle attività riproduttive lo sfogo per la sua esuberante energia.
L’evento è però assolutamente illuminante.
Non solo per quanto riguarda i felini ma anche per la specie umana.
Esso ci dice che l’elemento disturbante proveniente dalla realtà viene introiettato e induce compensativamente un comportamento autolesionista.
Il disturbo esterno si trasforma perciò in un comportamento che a sua volta disturba.
Cosa accade in realtà ?.
Si tratta di un circuito perverso.
La coscienza con i suoi meccanismi a specchio autoriproduce analogicamente in sé il disturbo e lo stress prodotto dall’ambiente .
Disturbo e stress che veicola nella coscienza i suoi significati negativi.
Tutto ciò si radica nell’inconscio che da qui aziona coazioni a ripetere che producono comportamenti che hanno lo stesso significato del disturbo prodotto dall’ambiente a suo tempo introiettato dalla coscienza.
Si sviluppa cioè un comportamento compensativo simbolicamente simmetrico rispetto al disturbo indotto dall’ambiente.
Si potrebbe perfino pensare che l’ambiente abbia a sua volta “bisogno” compensativamente del comportamento disturbante che così si manifesta e che è da esso stesso prodotto.
L’individuo dissociato non è stato messo in condizione di sviluppare difese psichiche (e la consapevolezza è una di esse) contro gli attacchi inconsapevoli (inconsapevoli sia per l’ambiente sia per l’individuo) e contro lo stress che l’ambiente stesso continuamente produce verso i viventi.
Ed i comportamenti autodistruttivi da quegli attacchi indotti sono ampiamente descritti nei manuali di psichiatria e nei manuali di patologia umana.
Ambienti fortemente distorti possono lentamente uccidere e di fatto lentamente uccidono coloro che non hanno potuto sviluppare difese psichiche rispetto ad essi.
Se non hai difese l’ambiente ti “entra dentro” e ti induce a comportamenti disturbanti e autodistruttivi simbolicamente simili ai disturbi da quell’ambiente prodotti (si pensi per esempio alle tante patologie autoimmuni).
Peraltro il nemico non è l’ambiente in sé ma il fatto che la condizione dissociativa ha reso e rende l’individuo estremamente vulnerabile e praticamente senza difese nei confronti degli innumerevoli e continui input disturbanti che l’ambiente inesorabilmente produce.
L’ambiente del resto fa solo il suo mestiere.
Sottopone il vivente , quale che sia la sua specie di appartenenza , a un ininterrotto stress test allo scopo di addestrarlo alla sopravvivenza rispetto ad essi.
Coloro che rispetto a questi continui stress test riescono a sviluppare difese efficaci bene o male sopravvivono.
Gli altri come individui o come specie soccombono.
Purtroppo la specie umana, a causa della sua condizione generalizzata di mancato o parziale sviluppo psichico (con il conseguente mancato sviluppo di difese efficaci), è la specie meno attrezzata a resistere a quegli stress test.
E la storia, la cronaca ed la progressiva distruzione dell’ambiente vitale di quella carica di autodistruttività indotta ed incontrollata continuamente ci riferiscono.