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E adesso sovvertiamo parte di quanto scritto fino ad ora !!!!.
Il cervello, almeno in parte, è geneticamente strutturato per ricevere una specifica e specialistica tipologia di informazioni.
Questa parte è geneticamente predestinata , si richiamano qui i due precedenti scritti intitolati “il favo”, a ricevere tutte le informazioni che definiscono, in tale parte, l’immagine dell’individuo , la sua reale natura , il suo Sé.
Esso è, in quella parte, geneticamente strutturato, punto per punto, per ricevere esattamente quelle informazioni (in psicoanalisi si chiamano significati del Sé) e non altre.
Informazioni/significati che dovrebbero affluire a tale parte del cervello nel primo periodo di sviluppo attraverso i sensi e l’ambiente parentale infantile e nella seconda ed ulteriore fase attraverso i sogni.
Questa parte del cervello si definisce “coscienza del Sé”.
Ove questa parte del cervello non riceva quelle specifiche e specializzate informazioni ci si troverà con un individuo che non ha coscienza del Sé, non ha coscienza di sé, non ha coscienza della sua reale natura.
Questa parte del cervello destinata ad essere (ma in quell’individuo non è) coscienza del Sé E’ l’inconscio.
Non potendosi costituire questa parte del cervello in coscienza del Sé, grazie ad un processo di crescita psichica normale, il cervello nella sua immensa plasticità struttura una protesi di coscienza , una coscienza dissociata costituita dalle informazioni devianti (devianti rispetto alla reale natura dell’individuo) acquisite nel corso dell’imprinting infantile.
Quella parte del cervello prima definita “coscienza del Sé” e geneticamente destinata a diventare tale (ma quasi mai ci riesce) è la struttura cerebrale , comune a tutti gli animali forniti di S.N.C. sviluppato , che rende possibile all’individuo , quale che sia la specie di appartenenza, di adattarsi perfettamente all’ambiente (umano o naturale che sia) nel quale nasce ed a sé stesso e di adattarsi successivamente via via alle trasformazioni di entrambi.
E’ grazie a quest’ultima capacità (ed ancora qui si richiama la plasticità del cervello) che è possibile correggere con la psicoanalisi le storture introdotte nell’individuo umano da un ambiente parentale ostile ad una crescita psichica normale.
Grazie a questa capacità del cervello le specie sopravvivono nel loro ambiente naturali ed umano adattandosi alla variabilità ed è ancora a causa della impossibilità di adattarsi alle storture imposte dall’imprinting infantile ed alle sue nefaste conseguenze mentali e fisiche che si muore.
Non che l’individuo sia immortale ovviamente.
Il suo ciclo vitale , sia che esso appartenga alla specie umana o no , è temporalmente limitato.
E questo suo tempo di vita naturale è determinato dal suo codice genetico.
Le distorsioni introdotte nella psiche individuale dall’imprinting infantile e le loro conseguenze possono solo accorciare il tempo vitale cui ciascuno è geneticamente predestinato.