A questo punto e dopo tanto tempo e dopo così tanta esperienza maturata si può affermare con assoluta certezza che la psiche umana (detto in modo schematico) funziona così (o almeno dovrebbe funzionare così in una condizione di teorica normalità):
La coscienza umana (e quella animale in genere) inizia come una pagina bianca;
La funzione onirica comincia ad inviare dall’inconscio (prelevando l’informazione, si suppone , dai geni che ne conservano la memoria) dei simboli in forma di sogni i cui significati sono parti, componenti, pezzi, mattoncini i quali tutti insieme vanno a costruire una immagine della totalità dell’individuo nella sua reale natura istintuale, il cosiddetto Sé;
Queste informazioni , mediate dai sogni e dai simboli, contribuiscono a costruire nella coscienza del bambino una immagine REALE dell’individuo stesso.La coscienza comincia così a riconoscere cos’è e com’è realmente colui per la quale essa esiste.
E questa è teoria !.
In pratica nella realtà della vita l’ambiente parentale infantile cioè la condizione psichica di coloro che aiutano (sic) il bambino o la bambina a sopravvivere ed a crescere tende a riprodurre nella coscienza (e immediatamente dopo nell’inconscio) del bambino una condizione psichica simile alla loro.
In pratica l’ambiente psichico parentale tende a riprodursi fedelmente nella psiche del bambino
bloccando perciò ovviamente in tutto o in parte la possibilità di crescita psichica normale, nel senso sopra indicato, del bambino stesso.
La coscienza perciò non avendo accesso alle informazioni che definiscono il modello originale a cui dovrebbe fare riferimento per costruire in sé l’immagine del proprio Sé , il modello rispetto al quale prendere coscienza di sé, costruisce (con la sua enorme potenza neuronale) un costrutto del falso sé sulla base delle informazioni che l’ambiente parentale infantile le ha fornito.
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Lo scarto, la distanza tra il costrutto del falso sé, così costruito dalla coscienza, ed il modello, diciamo pure genetico ed istintuale, del Sé dell’individuo, cioè la sua reale natura di essere umano, definiscono il concetto di normalità e di psicopatia fino alla follia più estrema.
Tanto più breve è quello scarto, cioè tanto più il costrutto del falso sé è “simile” al vero Sé dell’individuo, tanto più si può parlare di “normalità”.
Tanto più grande al contrario è lo scarto , la distanza tra il costrutto del falso sé e il Sé dell’individuo tanto più si sconfina nel territorio della follia nelle sue forme più svariate.
Si può dire ciò in modo molto semplice:
In base alle informazioni ricevute dall’ambiente parentale infantile ed al costrutto del falso sé che in base a esse essa ha costruito cosa crede la mia coscienza che io sia ?.
Crede che io sia una panchina ?
Ed io mi comporterò in qualche manicomio periferico come una panchina.
Crede che io sia un cretino, un individuo di nessuna intelligenza?
Ed io mi comporterò nella mia società come un cretino.
Crede che io, maschio, sia una femmina ?
Ed io mi comporterò come una femmina.
Crede che io, femmina, sia un maschio?
Ed io mi comporterò come un maschio.
Crede che io adulto sia ancora un infante ?
Ed io mi comporterò come un infante.
Crede che io sia un castigo di Dio?
Ed io mi comporterò nella mia vita come un castigo di Dio.
Crede che io sia Hitler?
Ed io mi comporterò come un Hitler.
Da come si è capito l’ego (insieme alla sua dote cioè il cosiddetto libero arbitrio e la cosiddetta volontà cosciente) in un gran numero di casi è poco più che un pupazzo privo di volontà propria nelle mani dei costrutti della sua coscienza.
Le protesi, i costrutti, del falso sé, quando la coscienza non può accedere alle informazioni genetiche ed istintuali del Sé dell’individuo, sono praticamente eterne ed inducono l’illusione della vita eterna.
E sono praticamente eterne in quanto esse si trasmettono sempre simili a sé stesse da una generazione ad un’altra senza alcuna soluzione di continuità.
Molti degli individui che osserviamo oggi (malgrado tutta la straripante tecnologia e modernità) hanno configurazioni psichiche che sono simili a quelli di individui vissuti centinaia e migliaia di anni fa.
E sù sù forse fino agli uomini delle caverne.
Essi sono la memoria vivente della perseveranza nel tempo della malattia mentale.
E ciò in quanto nessuno gli ha ancora dato un taglio !.