Ogni volta che la veterinaria rappezzava uno dei tanti gatti che per l’ennesima volta erano cascati accidentalmente giù da qualche tetto scuoteva la testa dicendo : Non imparano mai !.
Intendeva dire che i gatti non fanno esperienza dei loro errori per cui, pur essendo già cascato una volta, il gatto si avventura lo stesso su per i tetti rischiando ogni volta di cascare giù.
Il fatto che i gatti “non imparano mai” cioè che non fanno tesoro dei loro errori, traendone insegnamento per il futuro, dipende con ogni probabilità dal fatto che i gatti sono dotati della sola coscienza sensoriale la quale risponde ai loro istinti profondi.
Il tutto assolutamente essenziale ai fini della loro sopravvivenza e soprattutto della sopravvivenza della loro specie.
L’esistenza di una sola struttura di coscienza impedisce loro di prendere coscienza delle loro esperienze passate rendendoli quindi incapaci di trarre esperienza dalle esperienze e quindi “non imparano mai”.
L’essere umano oltre alla coscienza sensoriale (definita a suo tempo coscienza a specchio) è dotato anche (parrebbe a differenza dei gatti) di una coscienza più profonda (definita a suo tempo coscienza cognitiva) egli è o meglio sarebbe perciò in grado di prendere coscienza delle esperienze vissute.
In esso le esperienze vissute (fondamentali quelle vissute nella sua infanzia) sprofondano nell’inconscio , si radicano in esso, e , grazie ai sogni, ritornano alla coscienza sotto forma di rappresentazioni simboliche.
Quando la coscienza riesce ad interpretare quelle rappresentazioni l’esperienza che quelle rappresentazioni appunto rappresenta diventa cosciente (diciamo che cortocircuita con la memoria della esperienza prima o molto prima vissuta).
L’individuo così facendo (anche se questo processo avviene al di fuori della consapevolezza dell’ego) ha così fatto “tesoro” della sua esperienza vissuta e , sempre al di fuori della sua consapevolezza, ha imparato a non ripetere gli stessi errori del passato.
Il fatto che gran parte degli esseri umani, come i gatti del resto, non fanno invece tesoro della loro esperienza e tendono invece a ripetere più o meno coattivamente gli stessi errori del passato potrebbe dipendere , come per i gatti, dal fatto che non hanno o non hanno ancora preso coscienza delle loro esperienze passate.
E malgrado che l’inconscio in molti modi, in tutti i modi possibili , continui a rappresentare all’individuo le esperienze vissute egli non riesce a prenderne coscienza non avendo la sua coscienza sviluppato a sufficienza la sua funzione intuizione, la sola in grado di integrare in sé i contenuti simbolici dell’inconscio.
E quindi gran parte degli esseri umani inconsci e dissociati da sé , come per i gatti, “non imparano mai”.