Se un bambino o una bambina viene strappata violentemente alla madre ed al padre è facile immaginarne il dolore straziante.
Dei bambini e delle bambine alle quali viene inconsapevolmente impedito, da un ambito familiare inconsapevole, di crescere psichicamente con sé stessi è facile immaginare il dolore straziante.
Se nel primo caso quel dolore è manifesto e si manifesta nel comportamento e nel pianto straziante e straziato nel secondo caso a quel dolore , a quella sofferenza , verrà impedito dalla piccola coscienza di affiorare alla percezione dell’ego.
Esso verrà represso, rimosso nell’inconscio.
La repressione del dolore nell’inconscio, la sua rimozione , non è che annichilisce e fa scomparire miracolosamente quella massa di dolore straziante , quel cumulo di sofferenza.
Quel dolore rimarrà latente nell’inconscio e la sua massa, il suo volume crescerà ogni giorno di più rendendo nel contempo sempre più forti le resistenze della coscienza contro di esso.
Ciò in quanto la sua percezione da parte dell’ego sarebbe con ogni probabilità grandemente distruttiva della integrità di quella coscienza e ben al di là della possibilità di sopportazione da parte di un individuo dotato da una fragile coscienza dissociata ed infantile.
Quel dolore lentamente si trasformerà e si cristallizzerà nel dolore straziante della dissociazione da sé.
Nella sofferenza della distanza esistente tra coscienza e contenuti istintuali dell’inconscio.
Finchè quel dolore e quella sofferenza riuscirà in qualche modo a sublimarsi e pur di manifestarsi alla percezione dell’ego si incarnerà, si somatizzerà, si invererà, si proietterà in qualche modo nella realtà sensibile dell’individuo.
Come del resto accade con qualsiasi contenuto dell’inconscio che la coscienza tiene lontano da sé e lontano dalla percezione e dalla comprensione dell’ego.