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La lingua comune omologa a sé i linguaggi locali ed attiva in essi resistenze rispetto alla loro omologazione.
La lingua comune però fa di più.
Omologa a sé con in suoi significati comuni anche le coscienze.
Le quali sono talmente abituate , anzi addestrate , a farsi omologare che non oppongono più resistenza a tale omologazione di massa.
L’omologazione di massa procede allora dall’esterno verso l’interno (verso la profondità) delle psiche individuali radicandosi e strutturandosi sempre di più in un processo continuo ed inesorabile il quale coinvolge ogni volta sempre nuove generazioni.
L’ambito familiare, già ampiamente omologato dalla lingua comune , diventa allora il custode sacrale di tale progetto di omologazione di massa sacrificando ad esso, inconsapevolmente , la libertà di ogni nuova generazione , di ogni nuovo venuto, ad essere sé stesso.
Tale processo è talmente radicato e pervasivo che perfino la psicoanalisi (la sua teoria , le sue conoscenze , i suoi concetti di base) non riesce a sfuggirgli.
Tant’è che quelle conoscenze , quelle teorie, quei concetti continuano ad avvitarsi su loro stessi da circa un centinaio di anni senza riuscire a superare , spezzandolo , quel progetto inconsapevole di omologazione.
Il complesso ed articolato linguaggio simbolico dell’inconscio viene ridotto da una razionalità prevaricatrice ad un confuso balbettio senza che si riesca a capire che non è la razionalità la controparte integratrice di quel linguaggio e della immensa quantità di significati dei quali esso è veicolo ma bensì l’intelligenza intuitiva, l’altra intelligenza.