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Nel corso del processo di crescita ogni tanto , in qualche momento diciamo così topico, ci si imbatte in un qualche periodo  che nel linguaggio “colto” della psicoanalisi viene definito di “morte e rinascita”.

Si tratta di brevi periodi nel corso dei quali si sta producendo un momento di trasformazione radicale  della coscienza con il passaggio da una vecchia condizione, da un vecchio stato, ad una nuova condizione di coscienza più evoluta .

I contenuti dell’inconscio veicolati dai sogni ed intuitivamente interpretati hanno indotto nella macchinetta-coscienza (l’ordinateur direbbero  i francesi) una elaborazione complessiva di tutte le informazioni a sua disposizione , vecchie e nuove, e la conquista , al termine di quella elaborazione complessiva , di una nuova configurazione con il contestuale abbandono e superamento della configurazione precedente.

Quei cicli si chiamano così in quanto il superamento della vecchia condizione di coscienza , uno stato per lo più regressivo ed ostile al Sé, implica l’affioramento alla coscienza ed alla percezione dell’ego della sofferenza e del dolore provocato all’epoca dall’azione castrante della esperienza vissuta (quale che essa sia stata) la quale proprio quella condizione di coscienza ha determinato.

Sofferenza e dolore  che all’epoca la coscienza  ha prontamente rimosso e quindi sottratto (ai fini della sua salvaguardia e della sua integrità) alla percezione dell’ego (e stiamo parlando dell’ego di un bambino/a di pochi mesi o di pochissimi anni).

Essendo la coscienza , nel corso del processo diventata sempre più adulta e quindi più forte,  quella sofferenza e quel  dolore ora possono essere percepiti e sopportati senza lacerazioni irrimediabili della coscienza stessa.

Non è un momento di piacevolezza da vivere.

Però comprendendo  il senso del “momento di morte” esso viene infine  superato in un ”momento di rinascita” (in realtà la percezione di quella antica sofferenza ha liberato l’inconscio da un gran peso).

E tutti vissero felici e contenti.

 

 

 

 

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