.               

A.    Il tentativo della donna di liberarsi da un rapporto che, FORSE, è di amore ma che è in realtà di assoluta dipendenza.

 

B.    Ed è il pericolo della perdita di quella dipendenza (della coscienza maschile dal femminile* inconscio della donna) a far scattare la reazione psicotica maschile, dapprima distruttiva e poi autodistruttiva.

       (*) Peraltro inconscio ad entrambi le coscienze.

 

C.    La coscienza maschile rimasta infantile, e privata da ogni  possibilità di sviluppo a causa dell'imprinting, sopravvive grazie alla dipendenza dalla figura materna.

 

D.    O dal suo simulacro vivente attivato dalle proiezioni sulla partner.

 

E.    Proiezioni che la rendono indispensabile a quella coscienza ai fini della sua sopravvivenza.

 

F.     Ed è il pericolo della perdita di quella dipendenza (della coscienza maschile dal femminile* inconscio della donna) a far scattare la reazione psicotica maschile, dapprima distruttiva e poi autodistruttiva.

       (*) Peraltro inconscio ad entrambi le coscienze.

 

G.     E’ il terrore della perdita di quella dipendenza a fare scattare l’azione omicidiaria distruttiva mentre è la successiva immediata perdita della dipendenza dell’inconscio maschile nei confronti della coscienza femminile a far scattare la successiva azione suicidaria.

 

H. Il terrore della perdita della dipendenza della coscienza maschile nei confronti del femminile inconscio della donna viene vissuto come un attentato che implicherebbe la perdita della coscienza maschile.

 Tanto povera di sé è essa da essere legata, quella sopravvivenza, al filo tenuissimo di quella dipendenza.

 

I. Se una dipendenza derivante dal complesso materno del maschio si sente seriamente minacciata dal comportamento dell’altra ciò fa scattare un meccanismo di autodifesa, quasi una forma di “legittima difesa” potentemente sospinta dall’istinto di sopravvivenza*. Comportamento vissuto come un attentato mortale alla propria capacità di sopravvivenza (o più propriamente come un attentato mortale alla possibilità di sopravvivenza della sua coscienza.). Viene cioè vissuta come una catastrofica perdita di sé.

     Come al solito la funzione egotica, e tutto ciò che ad essa è correlata, è totalmente assente ed inerte rispetto a questi meccanismi. Assenza peraltro in diretta prosecuzione con la consueta inertizzazione dell’ego a causa della condizione di dissociazione della coscienza. (Vivono come robot inconsci da sé ed uccidono e si uccidono come tali. Individui razionalissimi che non hanno mai capito nulla di sé, nulla dell’altra, nulla delle loro vite).

      (*) “Pensa” la coscienza inconscia (pericolosa macchinetta inconsapevole di sé): Ti debbo ammazzare perché tu stai tentando di ammazzare me. (E come accadde allo scorpione e ad alla rana nel relativo apologo all’omicidio segue immediatamente il suicidio).

 

L.  Il timore della perdita delle dipendenze vissuta inconsciamente come una possibile immediata ed insopportabile perdita della coscienza stessa. La cui perdita è considerata inconsapevolmente molto più grave della perdita della stessa vita.

 

M.  Non solo la perdita della dipendenza fa scattare reazioni difensive ma perfino la sola minaccia di tale perdita fa scattare quelle reazioni.

 

N.  Nei casi in cui quei meccanismi psichici, che tanto profondamente coinvolgono sia la donna che l’uomo (e, stante la loro pericolosità, per entrambi i membri della coppia) talora è necessaria sia una terapia individuale sia una terapia di coppia (una terapia di sistema).

(scritto il 8/9/23)


 

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