I meccanismi repressivi parentali che svolgono la loro funzione inibitoria nei confronti degli istinti inconsci infantili sviluppano nella coscienza infantile la paura se non il terrore nei confronti di essi.
Può quindi accadere che quando nel corso del sonno quelle pulsioni istintuali fisiologicamente affiorano alla coscienza del dormiente esse scatenino forti paure tanto da indurre “il pisciarsi addosso”.
Occorre ricordare che la funzione onirica notturna e l’affioramento di quelle pulsioni sono meccanismi fisiologici tesi alla realizzazione dello sviluppo psichico infantile, sviluppo che i meccanismi parentali repressivi e castranti invece bloccano.
Potenziando così ed energizzando proprio quelle pulsioni istintuali che si intenderebbe inconsapevolmente a reprimere.
L’enuresi notturna diventa allora una forma di comunicazione inconscia con la quale inconsapevolmente il bambino richiede un aiuto contro quelle pulsioni “minacciose”.
Aiuto che la comunicazione repressiva parentale (recriminatoria, minacciosa, terrorizzante, punitiva) puntualmente e ripetutamente offre al bambino rinforzando viepiù i costrutti castranti già allocati in quella coscienza infantile.
Essa appare quindi come un effetto (ed un sintomo) della già intervenuta repressione ma anche come una causa tendente a renderla, inconsapevolmente , ancora più efficace.