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Il Sé di ciascun individuo è composto da una quantità di geni assolutamente tipici alla sua specie di appartenenza.

Geni che sono comuni e simili a tutti gli individui che a quella specie appartengono.

Poi c’è un altro gruppetto di geni che sono tipici e caratteristici del sistema familiare dal quale quell’individuo discende.

Tutti geni/informazioni preposte fin dalla fecondazione dell’ovulo alla crescita fisica ed allo sviluppo di quello specifico individuo.

Poi si dovrebbe presumere che ci sia un altro gruppetto di geni/di informazioni genetiche destinate queste ad essere integrate nella sua coscienza per formare in essa una “immagine del Sé” dell’individuo stesso.  

Le cui informazioni sono destinate a conformare alla sua REALE NATURA la coscienza dell’individuo.

Grazie alla quale immagine, un insieme di informazioni genetiche che attinge, grazie ai sogni ed alla funzione intuizione, i neuroni cerebrali, l’individuo diventa cosciente del fatto (anche se non se ne può rendere conto) di appartenere ad un uomo, ad una donna, ad una gazzella, ad un cane, ad  un uccello, ad una balena, ecc..

Nella specie umana questo meccanismo psichico di formazione della appartenenza di specie non funziona in un gran numero di casi.

Ed a causa di un imprinting infantile distorto, malato e patogenico l’individuo cresce e si sviluppa SENZA ESSERE COSCIENTE DELLA SUA REALE NATURA.

Una tragedia collettiva, una tragedia di specie.

Assolutamente tipica della specie umana e dei criteri di “addestramento” (leggi "imprinting infantile") inconscio delle coscienze infantili le quali emulano inconsciamente la patologia mentale dei rispettivi genitori.

Ciò fornisce a quelle coscienze infantili il senso di appartenenza al proprio sistema familiare nel quale è nato (sistema di solito malato) ed insieme lo aliena da sé stesso.  

                               .                                              (scritto il 17/7/24)

 

 

 

 

 

 


 

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