Alle origini del proiettare, alle origini del dover rappresentare significati.

La domanda che ci si pone è:

Perché l’inconscio DEVE rappresentare significati?

Perché DEVE costringere (in quanto di questo si tratta) a comportamenti che rappresentano nella realtà del mondo propri sensi nascosti, propri significati inconsci alla coscienza ?

Il processo di crescita psichica è un processo istintivo sostenuto da una potente pulsione fortemente energetica.

Quando parte di quel processo passa dal biologico al psichico (cioè nell’inconscio come luogo di transito temporaneo prima di passare nella coscienza) esso è sostenuto da una spinta energetica potente ed inesauribile.

Dietro questa spinta potente c’è l’intera forza della evoluzione della specie.

Il processo di crescita e sviluppo psichico secondo il progetto del proprio Sé è un processo di una forza terribile ed incoercibile.

E ove bloccato esso è in grado, deviando,  di creare nell’individuo danni enormi (sia psichici che fisici) fino alla sua morte prematura.

Che cosa lo blocca ?

All’inizio per esempio l‘inconscio del bambino si trova in una condizione fusionale, simbiotica con l’inconscio materno. Una condizione psichica per certi versi simile alla condizione fisica che era in atto nel corso della gestazione.

Può accadere per motivi diversi che l’inconscio del bambino resti invischiato in questa condizione fusionale e non riesce perciò a seguire la spinta evolutiva verso lo sviluppo psichico.

Ecco che questo blocco iniziale si manifesta nel comportamento del bambino, si rappresenta cioè in un qualche suo comportamento anomalo.

L’inconscio, inducendo quel particolare comportamento rappresentativo, sta chiedendo disperatamente che qualcuno prenda coscienza di quel significato bloccante allo scopo di rimuoverlo e consentire la ripresa del processo.

Non può ovviamente prenderne coscienza il bambino bloccato in questo conflitto e da questo conflitto.

Qualche altro però può.

E se questo qualcuno riesce a intuire il significato di quel comportamento anomalo ecco che questo insight apre un canale di comunicazione tra l’inconscio del bambino e l’inconscio di colui che è in grado di capire.

Si è cioè attivato un transfert.

E i contenuti bloccanti vengono comunicati all’inconscio dell’altro che così può meglio capire di quale sia il problema.

E dal momento che costui lo ha capito, ne ha preso coscienza, inizia grazie alle molte forme della comunicazione il percorso inverso dalla coscienza di colui che capisce alla coscienza del bambino.

E così un nodo bloccante viene disattivato ed il processo può riprendere.

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