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Definiamo comunemente la madre o il padre come  i due esseri  umani che si prendono cura , spessissimo amorevolmente , talora con grandi sacrifici , dei propri figli.

La madre nella dizione comune viene definita e chiamata (con un lalismo) “mamma” con evidente richiamo all’amare , all’amore mentre il padre viene definito e chiamato “papà con evidente richiamo (anche qui un lalismo) alla pappà , al nutrimento.

Ciò che accade nel corso dell’imprinting infantile durante il quale i loro linguaggi (nel senso più ampio possibile) impongono alla psiche in formazione dei loro figli è in massima parte al di fuori ed al di là della loro consapevolezza e della loro volontà.

Essi non sanno e forse è meglio che non sappiano (dato che talora di vero e proprio orrore si tratta).

Definiamo convenzionalmente  invece “figura materna” e “figura paterna” le configurazioni psichiche impresse (nel corso dei rispettivi imprinting infantili) nella coscienza e nell’inconscio della  madre e del padre , impresse dalle configurazioni psichiche dei rispettivi ambiti familiari.

Tali figure , trattasi quindi di configurazioni psichiche, di costrutti psichici costituiti da informazioni distorte rispetto alla reale natura di ciascun individuo,  operano attraverso i vari livelli del linguaggio d’ambito, nella totale inconsapevolezza e volontà dei genitori , affinchè si autoriproducano pari pari nelle psiche dei figli.

Grazie ai processi di emulazione ed ai linguaggi interpersonali la configurazione psichica delle figure materne e paterne si impone alla coscienza ed all’inconscio dei figli castrando da esse ogni possibilità di crescita psichica normale , ogni possibilità o quasi di integrazione dei contenuti inconsci, contenuti che consentirebbero alle coscienze dei figli di riconoscere la loro reale natura.

Costrutti mentali che la loro psiche è costretta ad ingoiare e che ferocemente negano quella reale natura (il famoso Sé) .

Ferocemente , in quanto sotto al manto con  il quale  l’amore parentale vela la realtà dei meccanismi psichici emulativi  , quei costrutti coattivi operano con una determinazione feroce in quanto sono in gioco meccanismi di sopravvivenza che riguardano i figli e la loro possibilità di essere accettati dall’ambiente parentale nel quale sono nati.

Accettati e quindi autorizzati a ivi sopravvivere.

La “mamma” ed il “papà” fanno parte del livello sociale della famiglia mentre le figure materne e paterne fanno parte , in un gran numero di casi, di una giungla selvaggia e feroce nella quale la prima regola è il sopravvivere.

Sopravvivenza , generazione dopo generazione , dei costrutti psichici castranti antichissimi ed arcaici dei genitori e sopravvivenza per i nuovi venuti che sono forzati ad assumere nelle loro psiche per imprinting quei costrutti castranti se vogliono essere accettati dall’ambiente parentale e quindi sopravvivere in essi.

Sono noti casi estremi, in talune culture particolarmente regressive e barbare, di genitori che uccidono i figli o le figlie in quanto esse non hanno totalmente ed acriticamente aderito a quelle “culture” (in realtà ai loro arcaici complessi di castrazione) ed agli usi e costumi da esse discendenti.

 

 

 

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