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Si stagliava, cupo contro la luna , in alto sul colle che dominava l’immensa pianura.

Tutto il popolo che abitava nei  paesi vicini se ne teneva lontano per la paura che esso diffondeva sia per la sua mole lugubre sia per le orribili leggende che lo circondavano.

Leggende orribili che qualche fondamento dovevano avere se tutti quelli che , pur timorosi , gli erano passati vicino raccontavano di terribili urla e tetri rumori provenienti dalle sue grigie mura.

Malgrado tutto ciò lunghe file di mendicanti,  uomini e donne  , sospinti dalla fame e dalle sofferenze , vincendo la loro paura in quanto sospinti dai loro grandi bisogni, da mille strade diverse battevano ai tanti portoni del castello chiedendo pane e sollievo.

E dall’interno rispondevano quelle urla indistinte che non si capiva se fossero urla di dolore od urla di minaccia.

Arrivò un giorno ad una delle mille e più porte* una donna magra , tutta pelle ed ossa , che tutti chiamavano beffardamente la Dama Sottile.

La donna bussò inascoltata a molte di quelle porte finchè notò a fianco di una di esse una sottile fessura nella quale contorcendosi riuscì a passare.

A partire da quel momento la Dama sottile , che era sì magra ma di enorme coraggio, comincio ad aprire una dopo l’altra le mille e più porte del castello malgrado le urla agghiacuanti che dall’interno di esso provenivano.

Fece entrare e sfamò i tanti mendicanti uomini e donne e con molti di loro, quando satolli , si accoppiò e dopo pochi giorni partorì bambini.

Intanto ogni volta che la donna apriva una delle mille e più porte una delle mille ed una finestra dell’ultimo piano del castello si apriva e si illuminava.

La cosa suscitò dapprima timore negli abitanti dei paesi vicini che mai avevano visto quelle finestre illuminarsi.

Quando quelle illuminate cominciarono a diventare centinaia anch’essi accorsero al castello per vedere la inusitata novità.

Nel castello intanto i bambini, poco dopo che erano rapidamente già cresciuti,  si sguinzagliarono per le mille ed una stanza del castello  cercando non si sa cosa.

Ed ogni volta che passavano vicino all’orribile  mostro di cristallo  nel suo salone centrale gli sferravano una botta scheggiandolo un poco alla volta.

Il mostro indebolito dai tanti accessi al castello e dai tanti colpi ricevuti urlava ferocemente sempre più piano.

Intanto i bambini sempre più numerosi cercavano e cercavano .

Fino a quando uno di essi , scendendo in una oscura scala,  in fondo ad essa scoprì una orribile segreta dietro le cui sbarre stava una donna emaciata che , ormai esausta,  lamentava il suo dolore.

Chiamò a raccolta tutti i bambini e via via che essi arrivavano  si riunivano l’uno all’altra   diventando dapprima un ragazzo sempre più cresciuto ed infine un uomo.

Il quale vedendo la sofferenza della prigioniera appoggiò le sue mani alle grande grata e con un colpo solo la divelse dalle pareti di pietra cui essa era infissa.

La cosa sollevò un immenso polverone ed un enorme rumore che giunto fino alla sala del mostro lo sbriciolò completamente.

L’uomo si piegò sulla fanciulla e teneramente la sollevò tra le sue braccia , già sapendo che l’avrebbe amata per tutta la sua vita.

Intanto la luce che illuminava ora le stanze dalle finestre, ormai tutte spalancate ,quando raggiunse le moltissime schegge puteolenti del mostro le sciolse come neve al sole.

(*) Ogni tanto mi diverto  a scrivere qualche raccontino , senza alcuna pretesa letteraria, con il quale , metaforicamente e simbolicamente , sintetizzo le conoscenze fin qui acquisite.

Questo in particolare riferisce della presa di coscienza , da parte della coscienza neuronale,  sia della funzione intuizione, sia del Sé e dei suoi svariati significati,  sia della coscienza del Sé.

Detto questo anziché intitolarlo “Il castello delle mille ed una porta” avrei potuto intitolarlo “Il castello dai mille ed uno neuroni).

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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