.               .

Dopo una lunga serie di conversazioni, il Sè dell'altro trova finalmente la via dell’espressione: E scopre, con orrore, la caratteristica castrante della propria coscienza.

E urla alla sua stessa coscienza (a colui su cui egli proietta quella sua coscienza dissociata): "Tu non mi dai mai ragione!!".

Cioè tu mi ostacoli brutalmente nella strada verso la mia stessa coscienza, verso la ragione.

Ma come mai potrebbe una coscienza dissociata, irrazionale per definizione seppur razionalmente intelligentissima (mai ossimero è stato più appropriato), accettare ciò che essa legge come follia: Nel suo inconscio ed in quel suo stesso Sè.

Come mai può accettare, lei così logica, così razionale un linguaggio che NON PUO' CAPIRE*.

E che perciò crede essere un linguaggio di follia, un continuo delirio che altri chiamano SOGNI.

E in ciò si sintetizza la immensa tragedia dell'uomo, della donna di oggi.

Come un quelli di ieri e dell'altro ieri.

Come in coloro che anticamente hanno scritto nei tanti miti di Dio non capendo che stavano scrivendo di loro stessi, del loro stesso Sè e non capendo soprattutto che scrivendo quei miti con quel linguaggio simbolico, FORSE da un Dio lontano ispirato (eppure a loro vicinissimo) che voleva loro indicare loro “solo” la strada della crescita psichica e della evoluzione dell'essere umano.

Capendo tutto storto e dicendo perciò che la ormai famosissima mela** era un frutto del diavolo mentre era invece un frutto umano, che più umano non poteva essere.

(*) E che come tutto ciò che non può capire rimuove, rifiuta , rigetta, reprime, esclude , castra ed ODIA.

(**) Simbolo  “della coscienza del proprio Sé”.

               (scritto il 9/10/23)

 

 

 

 

 

 


 

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