.               .

Ricordo ancora l'angoscia nei volti degli allievi ufficiali artiglieri di montagna, da quelle zone del Veneto provenienti, quando all'alba ancora buia del 10 Ottobre i reparti furono adunati per comunicare la terribile notizia.

E con la conferma che coloro che nelle zone del disastro risiedevano erano già partiti nella notte in G.M.F..

In quel gigantesco impianto industriale, la diga, il bacino e gli impianti idroelettrici le forze immani della Natura si sono confrontate con la limitatezza della intelligenza umana, con la incapacità della coscienza razionale di valutare i rischi pesantemente condizionata, tale inadeguatezza, dagli interessi economici della Sade (La società proprietaria dell'impianto).

E ci si dovrebbe chiedere come mai la nazionalizzazione di quella società, nel dicembre 1962, non ha fatto ululare i soliti corifei, gli ben pagati adoratori del capitalismo, alla "usurpazione comunista".

Forse perchè qualcuno, più furbo e più lungimirante di altri, aveva già concepito di trasferire allo Stato ed ai cittadini italiani tutti gli enormi oneri, umani ed economici, che il futuro immane disastro, avvenuto un anno dopo e che era già tra le possibilità di quel futuro (vedi gli studi del geologo Muller e del geologo Semenza, figlio del progettista della diga) ben si potevano prevedere.

Oneri enormi in termini di dolore e di vite umane, oneri enormi quali i costi di un'opera di fatto resa inutilizzabile da quel disastro, oneri enormi relativi alla ricostruzione delle vite e dei paesi distrutti.

Oneri tutti che la società Sade, con quella legge del Parlamento Italiano del 1962, ha abilmente e cinicamente trasferito allo Stato.

               (scritto il 9/10/23)

 

 

 

 

 

 


 

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