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Da Wikipedia:
“Il Buddismo crede nella rinascita di ogni specie.[7] Se il karma della vita è negativo la vita può continuare nella sofferenza, se invece si ha un karma positivo la vita continua attraverso l'illusione del piacere.
Secondo il Buddismo dei Nikāya la fine delle sofferenze, dei dolori e delle passioni, ivi comprese quelle piacevoli, è raggiungibile solo con il nirvana. Il nirvana è riuscire a liberarsi dei tre difetti fondamentali: la brama, l'odio e l'illusione. Nirvana non è il "nulla", esso non viene mai descritto e chi lo ha realizzato lo indica come un'immensa, inimmaginabile e imperturbabile consapevolezza ed è raggiunto solo dagli arhat.
Lo spirito raggiunge il più alto grado di consapevolezza che si possa raggiungere.
Per il Buddismo Mahāyāna il nirvana delle scuole del Buddismo dei Nikāya, e quindi quello degli arhat, è un nirvana inferiore che non corrisponde allo stato di Buddha pienamente illuminato (sanscrito Samyak-sam-buddha). È un nirvana statico (sans. pratisthita nirvana) a cui il Mahāyāna oppone il nirvana non statico (sans. apratishtita nirvana). Coloro che raggiungono il nirvana del Mahāyāna (i Buddha pienamente illuminati e i bodhisattva mahāsattva) non ricadono nelle attività samsariche (saṃsāra) ma neanche nella staticità del nirvana delle scuole del Buddismo dei Nikāya, ovvero rifiutano sia le passioni ma anche l'imperturbabilità del nirvana statico, questo almeno finché ci sono esseri sofferenti da salvare.
Per le scuole Mahāyāna, Madhyamika e Cittamatra, non vi è peraltro differenza tra saṃsāra e nirvana e quindi non vi è un luogo al di fuori dell'ordinario in cui realizzare la verità ultima e lo stesso nirvana. Così secondo Nāgārjuna:
«Non vi è la minima differenza fra saṃsāra e nirvana, né la minima differenza fra nirvana e saṃsāra»
(Madhyamakakarika, XXV, 19)
Nel Buddismo il nirvana è il traguardo ultimo della propria pratica del Dharma. Il nirvana inteso come "cessazione" è esposto, praticato e realizzato dai praticanti del Lignaggio Theravada e tale nirvana viene realizzato tramite la realizzazione della Vacuità del Sé della persona mentre viene ignorata la Vacuità del Sé dei fenomeni; il praticante Theravāda pratica e realizza il Nobile ottuplice sentiero e le Quattro Nobili Verità, della sofferenza, della sua origine, della sua cessazione e del sentiero che porta alla sua cessazione e, realizzando la mancanza del Sé della sua propria persona in uno stato di completo assorbimento in questa realizzazione tramite l'aver completamente padroneggiato la pratica di shamata e vipashyana ottiene il nirvana con rimanenza: per "rimanenza" in questo caso si intende che esiste ancora una rimanenza data dai cinque skanda, aggregati. Con la morte l'Arhat ottiene la Liberazione dai cinque aggregati e dimora in uno stato non macchiato o contaminato da alcuna impurità dovuta al Karma o alle Afflizioni Mentali e la natura di questo nirvana è Pace, come dice il quarto dei Quattro Sigilli del Buddismo "Il nirvana è Pace".”
. (scritto il 4/8/24)