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Nella ricerca della conoscenza di Sé, attraverso la pratica della meditazione, parrebbe che la conoscenza di questa corrente de Buddismo si sia fermata qualche stazione prima del capolinea.
Le “Quattro nobili verità” parrebbero alludere alle quattro funzioni della coscienza, conoscenza indispensabile per raggiungere il “Nobile ottuplice sentiero”.
Il quale a sua volta parrebbe rappresentare l'intera coscienza del Sè (sette) più la funzione egotica (uno).
In questa parte della dottrina parrebbe essere del tutto ignorato proprio il Budda cioè il Sè dell'individuo il cui numero sinbolo è il dodici.
O come osservato in altra parte di questo lavoro il numero tredici (il Sè più la funzione egotica).
Quindi questa parte della dottrina si riferirebbe ad un processo ancora incompleto, ad un processo di crescita ancora in itinere.
In altra parte della dottrina si dice che si deve raggiungere la “Vacuità del Sè della persona” superando completamente la “Vacuità del Sè dei fenomeni”: Cioè la Vacuità del Sé della persona (l’acquisizione della coscienza di Sé)* rispetto alla Vacuità del Sé dei fenomeni (il totale appiattimento della coscienza alla realtà sociale e la corrispondente totale alienazione di essa dal Sé**).
Fino a raggiungere il Nirvana “con rimanenza” cioè una conoscenza di Sè da raggiungere progressivamente ed asintoticamente nel corso della vita.
(*) La dottrina della vacuità, del vuoto della coscienza di Sè, del cerchio vuoto di Agama-Nikaya.
(**) L’umano troppo umano di Nietzsche.
. (scritto il 4/8/24)