Il tabagismo, l’alcolismo e l’assunzione coatta di sostante psicotrope rappresentano simbolicamente un “portare in sé” , un portare dentro di sé (dentro la propria coscienza) quei contenuti “spirituali” dell’inconscio che le difese ottuse della coscienza rinnegano e rimuovono continuamente.
Essi rappresentano anche una forma di riottosità contro tali limitazioni psichiche.
Una difficoltà ulteriore nella terapia di quelle dipendenze è che esse inverano nell’individuo le pulsioni autolesioniste ed autodistruttive del suo complesso di castrazione.
Per cui quelle dipendenza sono sostenute e perpetuate da due spinte opposte che tendono allo stesso risultato comportamentale: Da una parte il bisogno di “protestare” (e di rappresentare) contro una coscienza ottusa e castrante e dall’altra parte la necessità di ottemperare alla spinta coattiva verso l’autodistruzione del proprio complesso di castrazione.