Viene un giorno a trovarmi una vecchia amica , dopo l’ennesima furibonda lite con la sorella con la quale convive.

Sorella Uno , così chiamerò questa amica, ha bisogno di sfogarsi ed io l’ascolto pazientemente .

Lamenta sorella Uno del carattere della sorella ,dei dispetti che a suo dire essa continuamente le fa, del disprezzo con il quale la tratta.

Sorella Uno sopporta tutto ciò fino ad un certo punto ma dopo un pò scoppia la solita furibonda lite con la sorella .

Dice sorella Uno che è stata sempre così tra di loro.

Fin da quando erano bambine era un continuo litigare e farsi dispetti.

E spesso venivano anche alle mani graffiandosi e facendosi del male.

La colpa dice era dei loro genitori i quali trattavano lei che era la figlia maggiore come se fosse una serva mentre tutte le migliori attenzioni erano per la sorella più piccola.

La cocca di mamma -  dice acidamente.

E non solo questo , dice , ma anche gli abiti migliori e le più affettuose carezze erano per “quella”.

E a lei invece mai nulla .

Una infanzia desolante e desolata a sentire lei.

Va via piangendo minacciando di non tornare più a casa dalla insopportabile  sorella .

Va via veramente distrutta tanto che decido di chiamare la sorella, che chiamerò sorella Due , pregandola di venire a trovarmi.

Sorella Due arriva dopo un po’ ed appena entra in casa comincia piangere a dirotto dicendo di non potere più sopportare sorella Uno.

Si lamenta della sua arroganza , del suo disprezzo, di volere sempre avere ragione lei. Dice che le ruba gli abiti e gli accessori più belli e di essere per di più una sfaticata.

In casa faccio tutto io ! – strilla.

Dice che è stato sempre così e che fin da bambine lei , che era la più piccola, era sempre maltrattata e bistrattata.

Le migliori affettuosità andavano sempre alla “signorinella” cioè alla sorella più grande così come gli abiti migliori.

Si sà , dice acidamente , lei doveva sempre fare bella figura  mentre io ero la serva di casa.

Potrebbe andare avanti così per ore.

Infine la consolo , mi ringrazia per la pazienza e ci salutiamo amichevolmente.

I genitori di queste due sorelle non erano dei mostri anzi erano due genitori molto affettuosi con le due figlie e le avevano sempre trattate in egual modo senza mai fare preferenze per l’una o per l’altra.

Eppure la percezione che ciascuna sorella ha della propria infanzia è completamente diversa se non opposta rispetto alla percezione che ne ha l’altra sorella.

La cosa è spiegabile.

Se i genitori nella loro infanzia hanno ricevuto diciamo un milligrammo del loro Sé non possono dare ai rispettivi figli nulla di più di quel milligrammo.

Poco di sé gli è stato loro consentito di assumere nella loro coscienza e poco di sé potranno perciò consentire di far assumere ai loro figli nelle loro coscienze.

Pur dando agli stessi tutto l’affetto del caso.

Poco hanno ricevuto e poco possono dare.

Pochissimo hanno ricevuto e pochissimo possono perciò dare.

Ma questa loro striminzita e limitata possibilità di crescita psichica ha fatto i suoi danni nei figli.

La sorella Uno che si identifica con il suo Sé negato lamenta il miglior trattamento avuto dai suoi genitori da sorella Due.

E non vede e non può vedere che sta proiettando il suo falso sé sulla sorella attribuendo ad essa il miglior  trattamento che a lei è stato negato.

Miglior trattamento che in realtà è stato dato non alla sorella ma alla sua stessa Persona, al suo falso sé.

E la stessa identica cosa è successo nella sua infanzia a sorella Due.

Ora che le due sorelle sono adulte scontano sulla loro pelle i conflitti intrapsichici dei rispettivi genitori e nei loro continui contrasti quei conflitti continuamente rappresentano.

Aggravati dai loro attuali personali conflitti intrapsichici che da quella “scuola” infantile hanno assorbito.

Ciascuna continua ad identificarsi con il proprio Sé maltrattato e proietta sulla sorella la propria coscienza maltrattante .

E’ uno scontro tra incolpevoli ed inconsapevoli ciechi vittime di incolpevoli ed inconsapevoli genitori , pur amorevoli.

Genitori a loro volta ed  a loro tempo vittime essi pure.

 

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