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Il complesso di castrazione è un costrutto della coscienza , radicato ed energeticamente nutrito dall’inconscio, che ha come caratteristica principale l’avversione profonda verso i contenuti istintuali della sessualità e contro ogni contenuto istintuale del Sé e dell’inconscio.
L’individuo affetto, fin da dopo la nascita , dal complesso di castrazione è un individuo che odia profondamente sé stesso, la propria e l’altrui vita.
La vita, finchè dura, è un continuum.
Nuova energia psichica viene continuamente prodotta dal’organismo vivente, energia che a causa della condizione dissociativa della coscienza non viene investita nella crescita, nella vita , nell’affettività, nella sessualità ed in tutto ciò che di positivo può offrire una sana vita psichica.
Essa invece continuamente alimenta e potenzia il complesso di castrazione dell’individuo rendendolo sempre più potente e facendolo lentamente affiorare verso la coscienza e verso il suo passaggio all’azione.
Fino al momento in cui ciò accade e la forza distruttiva di tale complesso contro la vita si esprimerà in forma omicidiaria verso le persone più vicine all’individuo da quel complesso afflitto.
Il complesso di castrazione individuale in particolari condizioni socio-economiche può diventare un vera e propria infezione psichica di massa come storicamente è accaduto con il nazismo, con il fascismo e con tutte quelle le forme sociali autoritarie che inducono alla violenza ed alla ferocia verso i più deboli.
Non è un caso ovviamente che l’esplosione omicidiaria verso il più debole colpisca più frequentemente gli individui di sesso maschile e si inveri contro gli individui di sesso femminile.
Il complesso di castrazione si riproduce generazione dopo generazione per via matriarcale .
La figura materna castrante induce emulativamente la propria condizione psichica castrante prevalentemente , ma non esclusivamente, verso i figli di sesso maschile .
I quali da adulti ricercheranno partner femminili con condizioni psichiche similari a quelle della propria figura materna allo scopo di ricreare il “magico” (sic!) circuito di comunicazione tra madre e figlio vigente all’epoca dell’imprinting infantile.
Il femminicidio , di cui le cronache ci danno purtroppo tanto frequentemente conto, è una esplosione verso l’azione del complesso di castrazione del maschio verso il suo più debole partner (su cui l’individuo proietta la propria figura materna) ed è in sostanza una sorta di tragico matricidio rituale.
Il passaggio all’azione del complesso di castrazione , prevalente come si è visto negli individui di sesso maschile , porta , in Nazioni nelle quali una folle politica commerciale indotta dalle lobby dei costruttori di armi, a veri e propri massacri di massa.
Difficile individuare i sintomi premonitori di quel tragico passaggio all’azione.
Sicuramente è sintomo premonitore potente e riconoscibile in quei casi in cui si è in presenza di uomini violenti ed aggressivi nei confronti del proprio partner femminile.
In casi del genere oltre a proteggere i membri più deboli della famiglia portandoli in strutture protette occorrerebbe sottoporre senza esitazione il maschio aggressivo e violento (chiaramente ed evidentemente psicopatico) a Trattamento Sanitario Obbligatorio coatto allo scopo di curare l’individuo ed impedire (a questo punto perfino prevedibile) l’esplosione omocidiaria (e talora anche suicidiaria) .
Come si è già rilevato il complesso di castrazione ha in sé un potente principio di distruttività e di autodistruttività che rende ben conto della follia omicida che travolge l’individuo che ne è affetto nonché i membri della sua famiglia o del suo ambito sociale.