. .
C’era un tempo che andavo a pesca.
In un altra vita, in una delle mie vite passate, si potrebbe ben dire.
Andavo a pesca nei fiumi, nei laghi, nei laghetti.
Per fortuna dei pesci non ero particolarmente abile e pescavo ben poco.
Mi piaceva però l’aria e la luce subito dopo l’alba e soprattutto l’odore del fiume e dei laghi.
E non erano sgradite nemmeno le lunghe ore immobili sulla riva nella speranzosa attesa della cattura.
Ben rara si diceva.
Tranne in due occasioni.
La prima, a pesca con un amico, una insolita, frequente ed assolutamente eccezionale cattura un buon numero di grosse carpe mentre l’amico, a due metri da me, non prendeva nulla per tutto il giorno.
Pesca a quanto pare significativa dato nella notte successiva nasceva la prima dei miei due figli.
Ma allora non capivo un accidente di nulla, cioè di nulla di importante, cioè di nulla di me.
La seconda occasione, qualche tempo dopo, quando abbocca in un laghetto di pesca sportiva un pesce gigantesco.
Dopo una lunga lotta, e dopo che il pesce spezza la canna, riesco a tirarlo a riva.
Regalai il grosso pesce ad uno stupefatto ragazzino che lo osservava stupito e da quel giorno non sono più andato a pesca.
E nemmeno allora capivo nulla di nulla.
Se non che non avevo nessun diritto, ma proprio nessuno, anche se fino allora me l’ero incoscientemente ed inconsciamente arrogato, di togliere la vita e far soffrire altri esseri viventi a partire dagli innocui vermetti usati come esca.
Facciamo un salto quantico e arriviamo al simbolo del pescatore.
Se fossi un junghiano osservante direi che tale simbolo, a partire fin dalla mitologia biblica, si potrebbe considerare un simbolo archetipico.
Ma così non è.
Esso rappresenta un potentissimo contenuto istintuale il quale quando il suo significato viene integrato nella coscienza là comincia il suo operoso lavoro che è quello di “tradurre” alla coscienza stessa il significato dei vari contenuti istintuali in essa integrati.
Nella prima fase di questo lavoro ho individuato questa fondamentale funzione psichica con il simbolo di “Anima” e solo dopo qualche tempo ho capito che essa era e rappresentava in realtà la “funzione intuizione”.
Cioè una delle quattro fondamentali funzioni della coscienza del Sè.
Funzione che, come tutte le funzioni della coscienza, tende a svilupparsi con l’uso esattamente come accade per la funzione razionale e la funzione percezione fin da dopo la nascita e durante tutta l’infanzia e l’adolescenza.
Esattamente come accade per la funzione sentimento quando essa sia stata integrata nella coscienza.
Al simbolo del pescatore è connesso ovviamente il simbolo del pesce.
Che a suo tempo Gesù (potente simbolo del Sé) moltiplicava a josa.
Esattamente come fa oggi il Sé inconscio quando trova spazio e terreno fertile nell’inconscio grazie alla ritrovata disponibilità della coscienza.
Il simbolo del grande pesce rappresenta nei sogni il Sé inconscio e, volta a volta, ciascun pesce, grande o piccolo, ciascun contenuto istintuale che il sogno rappresenta e la coscienza porta in sé, comprendendone il significato, grazie alla funzione intuizione.
(scritto il 23/10/23)