Nei primi anni ‘40 il matematico Alan Turing inventò una macchina teorica virtuale che viene considerato una specie di primo computer moderno.
La macchina era composto da un nastro di memoria esterna che poteva contenere in una infinità di caselle una infinità di simboli o una infinita sequenza di 0 e di 1.
Un testina di lettura e scrittura puntava ad una casella, ne copiava un simbolo, lo trascriveva e puntava al simbolo seguente.
Computava i simboli acquisiti , trascriveva il risultato e la macchina cambiava stato.
L’essere umano , qualsiasi cosa inventa e perfino qualsiasi cosa scopra , non fa e non può fare altro che descrivere più o meno simbolicamente parti di sé.
Esattamente quelle parti di sé cui è inconscio.
La macchina di Turing non fa eccezione a ciò.
Essa ci descrive infatti simbolicamente un processo psichico fondamentale.
La testina legge dal nastro un piccolo software che fornisce le istruzioni su quali simboli prelevare dal nastro, su come elaborare tali simboli e poi su come trascrivere il risultato.
Alla fine di ogni singolo processo la macchina cambia stato.
Nella psiche succede che l’inconscio nel corso del sonno “illumina” alcuni simboli della coscienza e la coscienza percepisce ciò definendolo “un sogno”.
Al risveglio la coscienza interpreta il sogno, ne registra i significati e muta il suo stato.
La macchina di Turing , all’insaputa dello stesso Turing ovviamente, descrive esattamente questo processo.
Qual è il problema ?.
Se alla coscienza non è stato insegnato su come assumere dall’inconscio, e quindi a sviluppare, la propria funzione intuizione essa “vedrà” il sogno ma non sarà poi capace di interpretarlo.
E di conseguenza lo status quo iniziale della coscienza, così come si è costituito nel corso dell’infanzia rimarrà immutato.
Problema questo assolutamente comune alla maggior parte delle persone cosiddette normali, ai nevrotici, ai psicotici, ai malati mentali di qualsiasi genere, ecc. , ecc..
Pur in presenza di una condizione di assoluta normalità biologica del cervello.