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Può apparire paradossale definire la coscienza dissociata una “stupida macchinetta”.

- Solo se si tiene conto delle enormi e ancora sconosciute potenzialità del cervello umano che in una qualche sua parte , non sappiamo quanto estesa, la gestisce.

- Solo se si tiene conto che possiamo pensare SOLO grazie a quella coscienza.

- Solo si tiene conto che se essa è la causa della storia psichiatrica della specie umana ma è anche la fonte delle grandi e salvifiche scoperte ed invenzioni che notevoli individui di quella stessa specie hanno realizzato nel tempo.

Un sistema che debba funzionare gestendo una infinità di evenienze  bloccato in un numero limitato ed immutabile di regole rigide ed anelastiche non può che funzionare male ed essere costantemente inadeguato a gestire quella pluralità  di evenienze.

Manifestando in ogni sua azione la sua limitatezza e la sua “stupidità”.

Non sto, come parrebbe , parlando dei sistemi burocratici rigidi che affliggono in tanti modi diversi la vita sociale dell’individuo.

Sto quì parlando della “stupida macchinetta” la quale quando è dissociata da sé si è imposta e gli sono state imposte sistemi di regole stringenti ed asfittiche non essendo l’individuo dissociato da sé capace di vivere libero proprio a causa di quella condizione dissociativa.

Faccio un esempio.

Un animale selvatico la cui coscienza  fosse disconnessa dalla sua istintività non sopravviverebbe un solo giorno nel suo ambiente naturale.

L’essere umano sopravvive , bene o male , nel suo ambiente sociale solo grazie  a quel sistema limitante di regole * costruito da un adattamento secondario che ha cercato di compensare come poteva la disconnessione dagli istinti e la condizione dissociativa.

Adattamento secondario che svela , esso sì, nella sua pressoché infinita varietà di situazioni adattative della   grande potenza elaborativa del cervello umano nel trovare in una situazione psichica così compromessa la via della possibile sopravvivenza dell’individuo.

Quale che sia la qualità risultante della vita dell’individuo nella situazione psichica data.

Nella situazione psichica di partenza così come imposta dall’ambito familiare al bambino/a.

E le cronache psichiatriche della realtà sociale ci dicono quanto efficiente (sic)  è risultato quell’adattamento possibile.

E se esistesse una cronaca della infelicità umana (della quale la coscienza dissociata è una inesauribile fabbrica) essa sarebbe una  lettura che non potrebbe essere  umanamente sopportabile.

(*) Questo sistema di regole asfittiche è quello che viene definito l’insieme delle “protesi del falso sé” che hanno appunto la funzione di surrogare , sempre malamente , la mancanza di coscienza di sé della coscienza stessa.

 

 

 

 


 

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