Il dolore è la cifra.

Nel corso dell’infanzia il mancato riconoscimento del Sé del bambino da parte dell’ambiente parentale infantile prima e dalla coscienza del soggetto che su quello schema parentale si struttura , introiettandolo è una fonte continua e ripetuta di dolore e frustrazioni.

Sentimenti intensi dalla quale la coscienza si difende costantemente rimuovendoli.

Anzi la presenza di quel dolore costante ed inconscio rende la coscienza stessa, già a questo predisposta , ancora più rigida e schermata nei confronti dei contenuti dell’inconscio.

Può accadere che nell’età adulto a fronte di un evento reale doloroso e luttuoso quel dolore inconscio venga da questo evento costellato veicolandolo perciò verso la coscienza con effetti emotivi che possono essere disastrosi.

La coscienza diventa incapace di difendersi (e di difendere l’ego) da un dolore tanto intenso e così tanto a lungo represso e perciò perdere il suo equilibrio e la sua stabilità.

Talora avviene inconsapevolmente una conversione di quel dolore in rabbia repressa la cui espressione improvvisa e virulenta può avere per l’equilibrio dell’individuo e per la sua vita conseguenze disastrose.

 

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