9/09/09
Un tempo era l'uomo delle caverne.
Grossi nuclei familiari vivevano in grandi caverne .Gli uomini procuravano il cibo cacciando e le donne provvedevano a cucinarlo, conciare le pelli, cucire pellicce.
I maschi e le femmine, raggiunta l’età dello sviluppo si accoppiavano tra di loro.Non esistevano rapporti parentali e le madri quando si liberavano dei figli erano pronti ad un nuovo accoppiamento così come i maschi giunti all’età riproduttiva.
Ogni grande nucleo familiare era autonomo dagli altri ed anzi in lotta con gli altri gruppi familiari della zona.
In lotta per il cibo, per la cacciagione, per l’acqua.
Ma ben presto il sistema , raggiunto un certo livello di sviluppo, cominciò a non funzionare più.
Sia perché le esigenze della sopravvivenza ponevano alla specie nuovi complessi problemi sia perché gli accoppiamenti tra consanguinei cominciavano ad impoverire e debilitare rapidamente la specie stessa.
E l’evoluzione si trovò dinnanzi un dilemma.
O le cose restavano così com’erano e la specie umana era allora destinata alla estinzione o si trovava una soluzione al problema.
Era infatti necessario per la sopravvivenza della specie che i vari nuclei familiari si aprissero l’uno all’altro e trovassero modalità di collaborazione.
E l’evoluzione trovò la soluzione: Introdusse nel sistema il “Peccato” e di conseguenza inventò per evitarlo il divieto.
Nacque così il divieto d’incesto.
Da quel momento i membri di ciascun nucleo familiare cominciarono ad estrovertire verso l’esterno, verso i membri degli altri nuclei familiari, il desiderio sessuale.
E così cominciò a nascere la società degli esseri umani.
Ancora oggi in alcune religioni i bambini appena nati vengono sottoposti a riti purificatori per emendarli da quell’originario peccato dal quale l’organizzazione sociale della specie umana ha iniziato il suo percorso evolutivo.
Ma come al solito nello sviluppo della psiche ontogenesi e filogenesi si rispecchiano l’una nell’altra.
Ancora oggi il bambino comincia a manifestare nel proprio inconscio il desiderio verso la figura femminile che gli è più prossima cioè di solito la madre .
E la bambina coltiva inconsciamente lo stesso desiderio verso la figura paterna.
Ma ad un certo momento questo desiderio, che è il primissimo necessario gradino dello sviluppo sessuale, viene abbandonato ed il desiderio con gli anni comincia ad estrovertirsi verso figure femminili (o maschili nel caso delle femmine) estranee al nucleo familiare.
Quel primitivo e primo gradino dello sviluppo sessuale in psicoanalisi si definisce l’Edipo (con evidente richiamo all’omonimo mito greco) .
Ove però l’estroversione del desiderio non avvenga e l’inconscio rimanga perciò fissato a quell’originario desiderio incestuoso nasce il cosiddetto complesso di Edipo.
La cui esistenza testimonia che nell’individuo lo sviluppo psichico si è bloccato nella sua fase iniziale e nella psiche non è perciò avvenuta differenziazione tra coscienza ed inconscio.