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Dice il mito, la leggenda, la credenza o la fede (ciascuno può scegliere a suo gradimento) che San Cristoforo, traghettatore di un fiume della Licia, trovò un giorno sulla sua sponda un bimbo che gli chiese di essere traghettato all'altra riva.

Cristoforo, un uomo grande dall'aspetto truce, caricò il bimbo sulla sua spalla ed iniziò la traversata .

E procedendo sentiva sempre di più il peso di quel bimbo, tanto che giunto alla metà del percorso, ebbe il timore di non farcela tanto pesante era diventato quel pur lieve fardello.

Strinse i denti, si fece forza e portò a compimento la sua missione.

Deposto il bimbo al suolo questi gli rivelò che aveva traghettato sulle sue spalle il Cristo.

Ciascun uomo, ciascuna donna, ciascun bambino o bambina porta in sè il proprio Cristo, il proprio Buddha, ed ha il compito genetico di traghettarlo dal proprio inconscio alla sua coscienza.

Compito genetico che ove non assolto vede fallire lo scopo GENETICO, per quanto riguarda la psiche, di quella vita.

E quella psiche rimane perciò, fino alla morte,malata ed infantile.

E quella vita vissuta invano.

Apro qui una parentesi.

Sia C. G. Jung sia Dante Alighieri (“nel mezzo del cammin di nostra vita”) parrebbero credere erroneamente che quel compito andrebbe assolto nella età adulta.

Erroneamente in quanto quel compito è NATURALMENTE (come per ogni essere vivente) compito dell'infanzia e della adolescenza, impedito brutalmente in essa, subito dopo la nascita, dal patologico e patogenico imprinting infantile.

Compito naturale e spontaneo dell’infanzia e dell’adolescenza tant’è che non a  caso il processo di crescita psichica avviato, per forza di cose, nella età adulta dura circa 20 anni.

Ma che significa che a metà del guado il pur lieve peso del bimbo, il Cristo, diventa tanto pesante da fare temere a Cristoforo, pur grande e grosso, di non potercela fare?

Significa che nel corso della vita il peso del Cristo castrato, negato, non riconosciuto diventa un pò alla volta quasi insopportabile.

Perchè quel Cristo negato urla la sua disperazione dal profondo dell'essere e si manifesta come può nelle tante forme, spesso dolorose e drammatiche, che il percorso di ogni vita incontra.

                                        (scritto il 24/12/23)

 

 

 

 

 

 


 

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