Queste due definizioni, la prima di un “oggetto” dell’inconscio e la seconda di un “oggetto” della coscienza , sono definizioni simboliche .
Dicono di sé ma metadicono esse pure di altro.
Esse rappresentano simbolicamente due mediatori i quali uno dalla parte dell’inconscio uno dalla parte della coscienza rendono possibile la connessione e poi il transito, nel corso del processo di crescita spontanea (quindi non nel corso della terapia , non nel corso dell’autoanalisi) dei contenuti istintuali dell’inconscio alla coscienza.
Questi due mediatori che dalla parte della coscienza può essere una informazione altamente significativa, un attivatore, una qualche significato relativo al Sé ed ai suoi componenti, il quale attiva, appunto, dalla parte dell’inconscio un qualche componente biochimico o neuronale che rende possibile quel collegamento e quel transito.
Quest’ultimo mediatore sarebbe perciò una specie di “portinaio” , secondo la metafora usata per i virus, o una specie di “quinta colonna” secondo la metafora usata nella guerra di Spagna (vedi “convergenza evolutiva”).
In informatica questo meccanismo di connessione è esattamente il meccanismo di comunicazione, di inizio connessione e comunicazione, tra server remoto e client.
Il client invia una comunicazione codificata al server chiedendo l’accesso ed il server remoto, verificatala , consente la transazione ed autorizza la connessione .
A questo punto il client invia i propri dati o file al server che li inscrive in sé.
Esattamente come dovrebbe accadere tra inconscio e coscienza, tra contenuti dell’inconscio e coscienza.