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La
Torlonga faceva parte di un antico castello occupato da un feroce
dittatore il quale destinò i sotterranei della torre ad una atroce
prigione ed a sala di tortura per i suoi nemici politici.
Caduto
quel dittatore
successivamente la Repubblica della Serenissima destinò la torre ad
osservatorio astronomico della locale università.
Fu
sopraelevata e dotata di adeguati strumenti di osservazione.
Non
molto tempo fa fu scoperta all’ultimo piano della torre una sala
affrescata denominata “sala delle figure”, della quale non era nota
l’esistenza ed il cui accesso era stato da tempo accuratamente murato.
Sulle
sue pareti erano riprodotte le
immagini di eminenti astronomi dell’epoca. .
Questa
torre osservatorio denominato Specola fungeva in effetti da Speculum
della volta stellata così come la coscienza percettiva funge , per l’ego
, da specchio sensoriale riflettente della realtà sensibile.
Nel suo “piano inferiore” la coscienza cognitiva che dovrebbe fungere
invece da specchio per i contenuti istintuali dell’inconscio.
Queste
“stanze” della psiche sono talora popolate da “figure” le quali tengono
prigionieri in un umido sotterraneo coloro che considerano loro nemici.
Rappresentano esse la figura materna o paterna che hanno spinto alla
dissociazione da sé oppure le stesse figure o altre
più o meno diversamente castranti.
Oppure
ancora figure che rappresentano esperienze vissute che hanno fatto danni
alla psiche ed all’individuo.
In
quella stanza , ogni notte, entrano
speranzosi altre ben diverse
figure che invocano riconoscimento e comprensione.
Sono le
figure portate dai sogni, figure mute rispetto alla capacità di
comprensione della coscienza ma urlanti invece significati potenti
capaci di mutare quella coscienza chiusa in sé stessa.
Talora
il danno e gli effetti di quelle “figure” residenti sono tali che si
rende necessaria una ricon-figura-zione
di quella coscienza.
Occorrerà cioè sostituire quelle figure che hanno fatto danni nella
psiche dell’individuo con una figura che rappresenti
il suo Sé, l’immagine della
sua reale natura, così pervicacemente negata ed odiata dalle
altre figure che prima occupavano, veri occupanti abusivi,
quella coscienza stessa.